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il cortocircuito

Il sondaggio poco lusinghiero sulla Cgil voluto dalla Cgil (e ora secretato)

Luciano Capone

Landini ha commissionato uno studio da cui emerge che lui è popolare, il sindacato di cui è segretario sempre meno. Però, dopo averlo diffuso a centinaia di delgati, ha preferito tenerlo al riparo dal pubblico

Tutti sanno che esiste, ne conoscono anche il contenuto, ma nessuno l’ha visto. E’ un documento riservatissimo, inaccessibile anche alla segreteria. Ce l’ha solo lui, il segretario generale della Cgil, probabilmente chiuso in una cassaforte o in una cassetta di sicurezza, al riparo da occhi indiscreti. Il dossier secretato non è nient’altro che un sondaggio, commissionato dalla Cgil attraverso Futura, la struttura comunicativa del sindacato, che Maurizio Landini ha presentato il 20 luglio scorso all’Assemblea generale della Cgil, quella che ha dato mandato alla segreteria di organizzare le mobilitazioni fino allo sciopero generale “a prescindere” contro la legge di Bilancio. 

 

Durante la sua relazione davanti a centinaia di delegati, Landini ha illustrato con dovizia di particolari una rilevazione demoscopica sulla sua organizzazione. I dati principali, raccolti da chi era presente, parlano di un giudizio sulla Cgil che è negativo al 70 per cento circa e positivo al 10 per cento (con un 20 per cento che non si esprime). Le motivazioni principali per cui vengono espresse giudizi così largamente negativo sono che la Cgil non risolve i problemi (oltre un terzo degli intervistati) e non ascolta (oltre il 20 per cento). Pertanto, il campione composto in larghissima maggioranza di lavoratori e pensionati per il 60 per cento non si iscriverebbe alla Cgil, mentre solo un 25 per cento circa lo farebbe. Di segno diametralmente opposto, invece, è l’opinione che lo stesso campione di intervistati esprime su Landini: oltre l’80 per cento dice di conoscere il segretario generale della Cgil e a lui associa aggettivi come “credibile” (quasi il 40 per cento), “sincero” e persino “pragmatico”.

Dopo la presentazione dei dati, senza slide, il sondaggio è stato però secretato. Nessuno nell’organizzazione, eccetto il leader e pochi fedelissimi, ha potuto vederlo. Certo, una ragione comprensibile è quella di non diffondere un giudizio poco lusinghiero degli italiani sul sindacato. Ma se fosse questa la motivazione, perché non cestinarlo immediatamente? Perché, cioè, prima di farlo diventare materiale top secret Landini ne ha divulgato il contenuto a centinaia di persone?

 

E questa è la questione che agita molti dirigenti del sindacato di Corso Italia. Evidentemente il messaggio che ha voluto lanciare Landini è che la Cgil deve cambiare e che la direzione del cambiamento per riacquisire popolarità e riconoscimento nella società è il landinismo: un sindacato movimentista, che fa opposizione sociale e rappresentanza politica extraparlamentare. Io sono la via, insomma. Mentre da parte di molti dirigenti, il sondaggio è stato recepito in un senso opposto: se dopo oltre quattro anni di landinismo l’immagine della Cgil è così negativa e quella di Landini così positiva allora è anche un problema della leadership. Perché la sovraesposizione mediatica e le grandi doti comunicative di Landini dovrebbero servire a valorizzare l’organizzazione come soggetto collettivo più che se stesso. Nella sua lunga storia la Cgil ha avuto tanti leader carismatici e popolari, da Di Vittorio a Lama fino a Cofferati, ma erano completamente identificati con il sindacato e mai si è vista una così ampia discrepanza tra leader e organizzazione, come in questo caso. 

La contrapposizione implicitamente veicolata da Landini all’Assemblea tra “organizzazione non amata” e “segretario conosciuto e popolare” non è piaciuta a molti dirigenti. “L’autocelebrazione di Landini ha fatto storcere il naso a molti”, è il commento a mezza bocca che si può strappare da qualcuno dei presenti. Niente di più. Tutta la macchina della Cgil è già impegnata a portare almeno 100 mila persone in piazza San Giovanni, a Roma, per la manifestazione del 7 ottobre  annunciata da Landini. Si vedrà con il prossimo sondaggio, dopo la mobilitazione e il successivo sciopero generale, se la popolarità di Landini sarà ulteriormente aumentata e quella della Cgil diminuita. Sempre che non verrà secretato.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali