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Le ragioni di Lagarde

“È l’inflazione che distrugge i risparmi, non la Bce”. Parla Tabellini

Stefano Cingolani

“Non c’erano alternative al rialzo, l’attacco al risparmio viene dall’inflazione”. Il professore di politica economica alla Bocconi è convinto che non ci siano alternative alla stretta monetaria

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La Bce sta facendo il proprio lavoro, le critiche nei suoi confronti sono ingiustificate. Le aspettative dei mercati finanziari, i quali puntavano su un ammorbidimento della politica monetaria, erano irrealistiche. E’ vero che l’inflazione sta scendendo e si ridurrà ancora molto nel prossimo anno, ma non andrà facilmente sotto il 4 per cento”. Guido Tabellini non s’accoda alla pioggia di critiche che, soprattutto in Italia, cadono sulla Banca centrale europea e sulla presidente Christine Lagarde. Professore di politica economica alla Bocconi (è stato rettore e ora è vicepresidente dell’università milanese), è convinto che non ci siano alternative alla stretta monetaria, nonostante i segnali di rallentamento della dinamica dei prezzi.

    
E’ vero, stanno scendendo perché la spinta dal lato dell’offerta (soprattutto i costi dell’energia) si affievolisce, ma adesso entra in gioco quello che gli economisti chiamano il secondo round, soprattutto l’aumento dei salari che negli Stati Uniti è una delle principali cause della fiammata inflazionistica. I governi, d’altra parte, anche in Europa mettono in campo politiche fiscali per sostenere la domanda. Dunque, conclude Tabellini, “sarà davvero difficile comprimere il nocciolo duro dell’inflazione”. 
    

Bisogna stringere, non ci sono alternative? “Accettare un aumento dei prezzi al 4 per cento sarebbe incompatibile con il mandato della Bce, cioè il 2 per cento annuo, e metterebbe in discussione la sua credibilità”. Non è un limite troppo basso ora che s’indebolisce anche l’effetto anti-inflazionistico della globalizzazione? Per Tabellini potrebbe essere desiderabile alzare il target, per esempio al 3 per cento, il dibattito è aperto e non solo tra gli esperti, “però è difficile farlo mentre l’inflazione è così alta. I mercati si erano illusi che l’aumento dei tassi si sarebbe fermato; non è così, dovranno salire ancora”. Allora dov’è la sorpresa? “Non nell’aumento dello 0,5 per cento, questo se lo aspettavano tutti, ma semmai nel rialzo delle stime per il prossimo anno”. I mercati l’hanno presa come una doccia fredda. “Eppure la Bce doveva farlo, semmai avrebbe dovuto annunciarlo prima. Se una critica va fatta è questa, ha atteso troppo prima di rivedere al rialzo le sue previsioni d’inflazione”.

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Così si distrugge il risparmio, ha detto il vicepremier Matteo Salvini. “Ma l’attacco al risparmio viene dall’inflazione, non dalla politica monetaria della Bce. Salvini dovrebbe completare il suo ragionamento e dire che preferisce che l’inflazione rimanga al 4 per cento, piuttosto che far salire il tasso di interesse. Ma credo che pochi in Europa sarebbero d’accordo”. Tuttavia la stretta favorisce la recessione, è una scelta e non solo un effetto automatico. “Non c’è una medicina che non faccia male. La politica anti-inflazionistica passa attraverso il rallentamento dell’economia;  quanto profondo è difficile dirlo. Speriamo che la Banca centrale non esageri e proceda con prudenza, ma è l’unico strumento che ha in mano”.  
    

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Si apre un conflitto con la politica fiscale. La Banca centrale va in un senso, i governi sulla strada opposta. “Le politiche fiscali dovranno essere ben calibrate – spiega Tabellini –. I paesi che se lo possono permettere faranno in modo di sostenere l’economia, ma l’Italia ha molto meno spazio fiscale”. Che cosa può e deve fare, allora, il governo Meloni? “Sarà importante che le misure siano mirate sulle fasce di reddito che ne hanno più bisogno e abbassino il costo del lavoro per le imprese”. Dunque, la flat tax non serve, oltre a creare nuove disparità tra categorie sociali e contribuenti? “E’ controproducente, è un sussidio alla parte meno produttiva dell’economia”.
    

Falchi e colombe: nel consiglio della Bce, secondo i giornali, si ripropone l’antica querelle. “Ci sono sensibilità diverse che rispecchiano anche le situazioni dei singoli paesi – riconosce Tabellini –. Non so che cosa si siano detti a Francoforte, però tutti sono convinti che la lotta all’inflazione è prioritaria e l’aumento dei tassi non ha alternative”. Perché proprio adesso, in fondo Christine Lagarde aveva detto che la Bce si muoveva passo dopo passo, riunione dopo riunione, ,on poteva aspettare? “No, anzi, la Bce è in ritardo, ma meglio tardi che mai”. 
 

Le critiche da parte del governo rispecchiano la consapevolezza che in Italia sarà tutto più difficile. “L’economia rallenterà e il costo del debito salirà”, sottolinea Tabellini. E torna il rischio spread, quello italiano è già superiore a quello greco. “Tutti sapevano che sarebbe stato difficile gestire questa nuova congiuntura economica, se lo attendevano anche gli esponenti del nuovo governo. Sarà fondamentale riuscire a trovare gli interventi giusti per ridurre l’impatto della frenata e gettare le basi per una crescita duratura”. Insomma, anziché far battute sui “regali di Natale”, meglio rimboccarsi subito le maniche.

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