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crisi del gas

Il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia avverte: "Il prossimo inverno sarà più duro"

Alberto Cantoni

Il numero uno dell'organizzazione Fatih Birol: "Le nostre stime ci dicono che a febbraio 2023 gli stoccaggi saranno passati dal 90 al 25-20 per cento. Come agirà l’Europa per riempirli nuovamente per l’inverno 2023-2024?". E sul paragone con lo shock petrolifero del 1973: "La crisi attuale molto più vasta e complessa"

L'allarme legato alla crisi energetica e alla disponibilità di stoccaggi di gas riguarderà la stagione invernale. Non quella imminente, però, bensì quella 2023-2024. Ne è convinto il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia Fatih Birol, che in un'intervista su Repubblica parla della situazione europea: "Le nostre stime ci dicono che a febbraio 2023 gli stoccaggi saranno passati dal 90 al 25-20 per cento. E allora la domanda è: come agirà l’Europa nel 2023 per riempirli nuovamente fino all’80-90 per cento in modo da poter affrontare l’inverno 2023-2024? Quest’anno agli stoccaggi ha contribuito anche il gas che ancora arrivava dalla Russia. Inoltre la Cina, che è il principale importatore di gas liquefatto, nel 2022 ne ha acquistato meno del previsto perché la sua economia ha avuto una flessione. Ma l’anno prossimo potrebbe esserci una ripresa economica e Pechino potrebbe tornare a fare il pieno di gas, con una domanda che farebbe crescere il prezzo per gli europei".

 

I paesi dell'Unione affronteranno l'inverno che sta per arrivare senza particolari timori: niente interruzioni di rifornimenti e niente blackout. Questo perché gli stoccaggi di gas hanno raggiunto circa il 90 per cento. Quindi, in assenza di una significativa (e al momento inattesa) interruzione delle forniture, si dovrebbe arrivare a febbraio o marzo usando le scorte. L'allarme è però rimandato solo di un anno. E il punto è chiaro: bisogna agire subito per pianificare una strategia sul lungo periodo. Proprio oggi Birol parlerà ai ministri dell’energia europei, riuniti a Bruxelles per l’ennesimo vertice sulla crisi del gas innescata dall’invasione russa in Ucraina. "Solidità" e "lungimiranza": saranno probabilmente queste le due parole chiave del suo intervento. Riguardo al price cap, invece, spiega: "Adottarlo richiede grande attenzione alla dinamica dei prezzi. Da un lato li si vuole tenere bassi per proteggere consumatori e aziende. Dall’altro però non possono essere troppo bassi, altrimenti l’Europa rischia di non essere più competitiva come acquirente di gas naturale liquefatto sui mercati internazionali. Trovare un equilibrio tra queste due necessità è molto delicato e spiega lo stallo europeo".

 

Infine, un'osservazione su un paragone che è stato riproposto più volte in queste ultime settimane: quello con lo shock petrolifero del 1973, che portò peraltro alla nascita dell’Agenzia che oggi Birol dirige: "Ci sono somiglianze. Ma quella attuale è molto più vasta e complessa. In ballo non c’è solo il petrolio, ma anche il gas e la produzione di elettricità. Inoltre energia e geopolitica non sono mai state così connesse. Questa è la prima crisi energetica davvero globale".

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