Foto di Andrea Merola, via Ansa  

il progetto tedesco

Non solo Piombino. Anche Berlino vuole i rigassificatori

Maria Carla Sicilia

Per dire addio a Mosca la Germania ha pianificato nuovi terminali che consentiranno di ricevere il Gnl da diversi fornitori (tra cui gli Stati Uniti) 

A sei mesi dall’invasione dell’Ucraina e dal conseguente tentativo europeo di fare a meno del gas russo, la Germania tenta di camminare in equilibrio sulla via molto stretta dell’emancipazione da Mosca. Parte del successo di questo tentativo passa dalla realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione che consentiranno al paese di ricevere il gas naturale liquefatto (Gnl) acquistato da fornitori diversi, a partire dagli Stati Uniti. Un riposizionamento politico prima ancora che economico, dopo circa mezzo secolo di strategia energetica alle dipendenze russe. 

 

Il piano è stato annunciato dal cancelliere Olaf Scholz qualche settimana dopo l’invasione di Kyiv e prevede la costruzione di almeno un terminal di importazione nazionale a Brunsbüttel e il noleggio di quattro navi galleggianti (Fsru) da collocare sulla costa nord del paese. Un piano necessario per “governare l’approvvigionamento energetico nel nostro territorio statale e garantire la sovranità”, secondo il ministro dell’Economia e del clima Robert Habeck. Anche per questo, il governo tedesco si è impegnato a partecipare agli investimenti con circa tre miliardi di euro e a rendere più semplice l’iter di approvazione e messa in funzione degli impianti grazie a una legge che consente di rilasciare le licenze rinunciando temporaneamente ad alcuni requisiti procedurali nelle valutazione dell’impatto ambientale.

 

Le quattro navi, strategiche per il prossimo inverno più degli impianti onshore che hanno tempi più lunghi di messa in funzione, saranno invece collocate nei porti di Wilhelmshaven e Brunsbüttel, Stade e Lubmin. La prima, quella che ormeggerà a Wilhelmshaven, dovrebbe essere operativa entro la fine dell’anno o al massimo nei primi mesi del 2023: Uniper ha già iniziato a luglio i lavori di costruzione dell’infrastruttura portuale a terra e punta con questo impianto a garantire l’8,5 per cento della domanda di gas del paese, pari a circa 7,5 miliardi di metri cubi l’anno. Le altre tre navi dovrebbero entrare in funzione entro la fine del 2023. A queste si affianca un quinto terminal a Lubmin, dove già arriva l’estremità occidentale del Nord Stream 2, su iniziativa di un consorzio privato. Si tratta di unità galleggianti simili a quelle che il governo italiano ha chiesto a Snam di acquistare per i porti di Piombino e Ravenna.

 

Nel complesso questi rigassificatori dovrebbero garantire una capacità di circa 25 miliardi di metri cubi l’anno di gas, più della metà di quanto Berlino ha acquistato da Mosca nel 2020 (42,6 miliardi, dati Aie). Nel 2021, la Russia ha garantito il 55 per cento delle importazioni di gas della Germania, un livello che alla fine dello scorso giugno è sceso al 26 per cento a causa della significativa riduzione dei flussi attraverso il gasdotto Nord Stream 1, che oggi opera solo al 20 per cento della capacità. Per anni è sembrato che non ci fossero ragioni economiche per le importazioni dirette di Gnl in Germania, tanto che il paese ha lasciato finora nel cassetto il progetto del terminale onshore a Brunsbüttel.

 

Il Gnl che arriva a Berlino passa da Belgio e Paesi Bassi, tra i pochi paesi in Europa a dotarsi di rigassificatori (fa eccezione la Spagna, poco interconnessa e con ben sei terminali). Tuttavia, la necessità di ridurre la dipendenza dalla Russia e il timore che Putin intensifichi l’uso politico del gas ha rilanciato il mercato del Gnl. Lo testimonia la competizione internazionale intorno alle navi Fsru che sono solo una cinquantina in tutto il mondo. 

 

Il dubbio che resta, una volta sviluppati i progetti dal lato delle infrastrutture, è se ci sarà una produzione sufficiente di Gnl per soddisfare la domanda che è in forte crescita in tutto il mondo. Gli Stati Uniti si sono impegnati a rifornire il mercato europeo con almeno 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto entro la fine dell’anno, ma per quella data potrebbe entrare in funzione solo una delle navi del piano tedesco.

 

La Germania è poi in trattativa con Qatar e Canada, tra gli altri, per aumentare le importazioni medio termine, mentre le sue utility hanno accordi di fornitura esistenti con Qatar, Australia e Stati Uniti. L’incognita che resta è quella del prezzo: svincolato dai gasdotti, il Gnl viene venduto al miglior acquirente e nel 2021 la Cina è stato il più grande paese importatore seguito dal Giappone. Ora che le quotazioni del gas sono fuori controllo, per il mercato europeo il Gnl vale tanto quanto quello via tubo. Con un price cap il quadro potrebbe completamente cambiare.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.