PUBBLICITÁ

Perché l’economia di Mosca è destinata ad assomigliare a quella sovietica

Giorgio Arfaras

Se si osservano le dinamiche senza cercare una misura immediata, si vede che la Russia è messa molto peggio di come sembra. E per i prossimi anni il suo sistema produttivo sarà sempre più votato all'autarchia

PUBBLICITÁ

Quelli che credono che la Russia sanzionata sia messa meno peggio dei suoi sanzionatori osservano due andamenti. Il primo andamento è una stima, il secondo è l’effetto di un mercato che non funziona liberamente. Appena dopo l’invasione dell’Ucraina, la stima intorno al pil della Russia era di una caduta per l’anno in corso maggiore del 10 per cento. Negli ultimi tempi la stima è stata rivista e si ha una caduta inferiore al 10 per cento. Dopo un crollo iniziale seguito all’invasione, il rublo è tornato al livello iniziale, perché i residenti russi non possono più diversificare il proprio portafoglio: gli esportatori che dispongono di valute pregiate devono comprare i rubli, e chi vuol vendere i rubli per avere le valute pregiate non può farlo.  La diffusione mediatica di questi due andamenti è secondo alcuni sufficiente per affermare che le sanzioni sono servite a poco. Ma, se si osservano le cose senza cercare una misura immediata, si vede che la Russia è messa molto peggio. Dopo appena tre mesi alcuni degli effetti delle sanzioni sono misurabili, altri, più importanti, non lo sono, ma diventeranno evidenti con il tempo.

 

Il bilancio delle stato russo dipende in buona parte delle entrate fiscali legate alle materie prime. La bilancia commerciale russa dipende in buona parte dalla vendita di materie prime all’estero, in particolare all’Europa. Se si bloccassero gli acquisti di materie prime, o se si riuscisse a pagarle molto meno attraverso un cartello dei compratori, la Russia si troverebbe a dover finanziare una parte della spesa pubblica, che a quel punto sarebbe in deficit, perché privata di una parte consistente delle entrate fiscali, con l’emissione di obbligazioni, che difficilmente potrebbero  essere comprate mancando in Russia un mercato finanziario sviluppato, oppure attraverso l’offerta di moneta che creerebbe inflazione. A questi effetti macroeconomici negativi che potrebbero manifestarsi con il tempo, se ne aggiungono altri di diversa natura e non meno importanti. Molte tecnologie sono importate, come i ricambi per gli aerei, e come la produzione di cinture di sicurezza per le automobili.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Con il passare del tempo diventerà necessaria la manutenzione degli aerei, così come si esauriranno i magazzini di cinture. Se i russi non fossero in grado di produrre in proprio o di importare dai paesi alleati o neutrali questi prodotti, allora la loro economia tornerebbe indietro nel campo dei trasporti. Fenomeni analoghi si hanno in campo farmaceutico e alimentare. A questi esempi si deve aggiungere la chiusura decisa dalle imprese europee statunitensi delle attività legate al “sogno occidentale”, come i mobili prefabbricati e il fast food, con il conseguente aumento della disoccupazione. Insomma, con il passare del tempo l’economia russa non può che arretrare e quindi assomigliare a quella sovietica. A quel punto l’arretramento della Russia si manifesterà anche attraverso un pil che crescerà molto meno di quando altrimenti sarebbe accaduto senza l’aggressione all’Ucraina.

Va distinta la propaganda che afferma che “tutto va bene, e che l’Europa è messa peggio”, da quel che afferma chi ha la responsabilità della conduzione del paese. Elvira Nabiullina, la governatrice della banca centrale, ha appena lanciato un grido d’allarme dichiarando che “le condizioni esterne sono cambiate per un lungo tempo, se non per sempre”, e ha invitato gli imprenditori a privilegiare il mercato interno. Il che, decriptato,  vuol dire che si sta andando verso una Russia autarchica e per un tempo non breve. L’autarchia economica proprio perché non rende prospera l’economia e libertaria la società civile ha bisogno di un certo consenso. Dove sarà trovato dall’attuale dirigenza russa? 

Vi sono quattro Russie. La prima è costituita da cittadini delle grandi città, che lavorano nell’economia postindustriale e sono culturalmente legati all’occidente. In molti sono già espatriati e altri continueranno a farlo. Un pezzo di classe dirigente intellettuale se ne è andato o se ne andrà. Essi sono stati e sono la fonte maggiore dell’opposizione a Putin. Le altre tre Russie sono a) i residenti delle città industriali più povere, b) quelli che vivono in centri rurali in declino, e c) i multietnici non russi nel Caucaso e nella Siberia. Gli abitanti di queste tre Russie sostengono Putin, perché dipendono dai sussidi statali e perché aderiscono ai valori tradizionali che Putin ha ultimamente abbracciato. Il consenso delle fasce meno moderne della popolazione non è mai stata in nessun paese la leva di una crescita economica significativa.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ