(foto di Ansa)

ottimisti con riserve

Stoccaggi al 90 per cento entro l'autunno e aiuti a chi compra gas. La ricetta Cingolani

Redazione

L'Italia ha già scorte per oltre metà della sua capacità totale. Per arrivare all’inverno senza rischi adesso il governo sostiene le aziende che importano il metano, con un sistema di prestiti e crediti

L’Italia non è ancora fuori pericolo, ma è sulla buona strada. Le alternative in caso di stop al gas russo sono il tema fondamentale di cui da mesi si discute al ministero di Roberto Cingolani. “Sono molto fiducioso del lavoro che sta facendo Mario Draghi”, ha detto il ministro riferendosi alla battaglia sul tetto del gas che il premier porta avanti ai tavoli europei. Cingolani è convinto che “prima o poi a qualcosa del genere bisognerà arrivare”.

 

Intanto però il primo obiettivo è fare scorte. Come anticipato dall’ad di Eni Descalzi, Cingolani ha spiegato alla Stampa che l’Italia ha riempito gli stoccaggi al 55 per cento e punta al 90 per cento entro fine anno, prima che arrivi l’inverno (ieri Descalzi indicava infatti come deadline il mese di ottobre). Per farlo adesso il governo vuole aiutare le aziende che importano metano: “Bisogna considerare che l’anno scorso acquistavano gas a 20 centesimi a metro cubo, adesso a un euro”. Come? Con un sistema di prestiti e crediti, che aiuti gli importatori nel breve termine, in modo tale che quando il gas sarà venduto possano sdebitarsi con lo stato.

   

Intanto si tampona con rinnovabili e carbone. Il ministro ha spiegato che piuttosto che rimettere in funzione vecchie centrali a carbone ha preferito spingere al massimo la produzione di quelle già attive. Ma è una scelta temporanea, “un regime transitorio che può durare fino al 2024”. Accanto ai nuovi fornitori di gas, Cingolani vuole portare la produzione di energia pulita a quattro gigawatt entro due anni. Sono già stati fatti dei passi importanti in questo senso: “Abbiamo 5,3 gigawatt di nuove rinnovabili nei primi sei mesi del 2022. Per capire la differenza, nel 2021 eravamo a 1,3 gigawatt. Nel 2020 a uno”.

 

Insomma, bisogna stringere i denti. “Ci possono fare ancora male se chiudono all’improvviso”, ma l’anno prossimo sono in arrivo 18 miliardi di metri cubi di gas, che possono sostituire una quota sostanziosa del metano che oggi l’Italia acquista dalla Russia. Ma Cingolani spiega che bisogna anche puntare oltre il metano, spostando lo sguardo oltre il 2030. Le soluzioni proposte dal ministro sono lo sviluppo dei sistemi di carbon capture – la cattura delle emissioni delle fonti energetiche inquinanti – e il nucleare di nuova di nuova generazione - una battaglia che Cingolani porta avanti sin dall'insediamento.

  

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