Il gas russo oggi in Italia è sempre di meno. La sfida è riempire gli stoccaggi

Maria Carla Sicilia

Il sistema regge alla riduzione del metano che arriva a Tarvisio, che ormai si attesta sui 35 milioni di metri cubi al giorno contro i 70 di marzo. Ma a giugno diminuiscono i flussi di riempimento delle scorte: rispetto a un anno fa siamo indietro di 2 miliardi

A guardare la tabella dei flussi che illustra le importazioni di gas in Italia per canale d'ingresso, l'inaffidabilità della Russia si vede a colpo d'occhio. Per anni Gazprom è stato il principale e più stabile fornitore di metano per l'Italia. Nell'ultima settimana però le cose sono cambiate e le scelte politiche del presidente Vladimir Putin hanno portato la compagnia a ridurre le sue esportazioni: su 200 milioni di metri cubi che l'Italia riceve ogni giorno, Gazprom ha contribuito con poco meno del 18 per cento, consegnando in media solo 35 milioni di metri cubi di gas al giorno.

  

  

Il crollo è iniziato da aprile ed è proseguito anche a maggio: in questi due mesi le consegne quotidiane che arrivano al valico di Tarvisio non hanno superato i 60 milioni di metri cubi, con minimi anche di 30 milioni. Per fare un confronto, basta pensare che a marzo 60 milioni di metri cubi era il minimo che Gazprom consegnava ogni giorno a Eni, con picchi fino a 75 milioni. Rispetto all'anno scorso, la quota di gas russo è passato da circa il 40 per cento nei primi cinque mesi dell'anno a meno del 24 per cento, come ha evidenziato anche l'Enea in un suo recente report.

    

Per il momento il sistema resta sotto controllo. Il grafico suggerisce che sono in particolare tre i canali su cui le importazioni poggiano con solidità, se escludiamo Passo Gries da cui arrivano flussi di gas norvegese e olandese particolarmente variabili, soprattutto nell'ultima settimana. Il primo, marginale ma stabile, è la produzione nazionale, da cui il governo conta di ottenere qualche milione in più di metano nei prossimi anni ma è ritardo con i provvedimenti che ne consentono l'avvio. Il secondo è il gas che arriva in Puglia dall'Azerbaijan via Tap, da cui stiamo ricevendo 31 milioni di metri cubi al giorno, quattro in più rispetto a inizio aprile. Infine, ci sono i volumi che arrivano dal nord Africa attraverso Mazara del Vallo e in piccola parte Gela, circa 70 milioni di metri cubi al giorno: nel complesso questa rotta sostiene quasi la metà dei consumi che ci sono stati in primavera, con l'Algeria che è diventato il primo paese fornitore di gas in Italia (volumi pari al 31 per cento delle importazioni nei primi cinque mesi dell'anno).

    

Ai tubi si aggiunge poi il gas naturale liquefatto che arriva nei tre rigassificatori di Cavarzere, Panigaglia e Livorno: si tratta nel complesso di 52 milioni di metri cubi al giorno, un quarto del totale importato e un terzo della domanda da soddisfare, che in questo periodo dell'anno è come sempre in calo.

   

La riduzione dei flussi da Mosca è avvenuta ad aprile, quando i consumi tendono a diminuire per via del clima più mite. In linea con gli ultimi tre anni, la domanda è scesa a 150 milioni di metri cubi e anche oltre tra maggio e giugno. Così, da quando il 7 aprile i consumi sono calati rispetto alle importazioni, è iniziato il riempimento degli stoccaggi. L'obiettivo è arrivare al 90 per cento prima dell'inverno, ma il prezzo del gas rende l'operazione molto complicata e il flusso di riempimento quotidiano è calato nell'ultimo mese, passando da 80 milioni di metri cubi di maggio a 50 di giugno, con punte minime di 30 milioni al giorno. Rispetto all'anno scorso, alla data del 20 giugno, negli stoccaggi italiani ci sono 2 miliardi di metri cubi in meno (senza includere la riserva strategica di 4,6 miliardi di metri cubi): 5,2 miliardi invece di 7,2, su una capacità totale di 13,7. La situazione potrebbe diventare più critica a luglio, quando secondo le tendenze consolidate la domanda torna a crescere spinta dal clima più caldo. Ma molto dipenderà appunto dai volumi dei flussi russi.

   

“In questo momento la sfida principale sono gli stoccaggi del gas”, ha detto oggi il ministro Roberto Cingolani all'assemblea pubblica di Elettricità Futura, l'associazione di Confindustria che rappresenta le rinnovabili. L'idea su cui si lavora è quella di garantire linee di credito pubbliche per sostenere gli operatori che oggi si trovano a comprare il gas a 120 euro a Mwh, contro i 30 di un anno fa. Di questo ne risente il livello di riempimento delle scorte, da cui dipende la nostra sicurezza energetica in vista dell'inverno: gli accordi siglati con gli altri paesi per sostituire il gas di Mosca avranno effetto dal prossimo anno, così come la capacità aggiuntiva di rigassificazione che si otterrà con le navi galleggianti di Piombino e Livorno.

    

L'unico modo immediato per risparmiare gas e dirottarlo negli stoccaggi è usare più carbone oppure agire sulla domanda razionando i consumi. Il governo deciderà come procedere nelle prossime ore, tenendo in considerazione anche l'altro fronte che rischia di accendere un nuovo faro sull'energia: la siccità che deprime la produzione idroelettrica e mette in difficoltà quella termoelettrica, che si serve di acqua per raffreddare gli impianti.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.