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L'opinione

Svolte mancanti di fronte all’emergenza. Ci scrive il presidente di Cna

Dario Costantini

Secondo Dario Costantini è tempo di sfruttare i grandi numeri della platea di piccole imprese per migliorare il mix energetico e mettere un tassello importante per la sicurezza energetica dell’Italia

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L’acuirsi della crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina ha spazzato via un orientamento che stava prendendo corpo nei mesi scorsi: i rincari delle materie prime energetiche consigliano di rallentare se non deviare il percorso della transizione energetica e della decarbonizzazione.

L’emergenza che stiamo vivendo, le incertezze sulla regolarità dei flussi di petrolio, gas e prodotti raffinati, la tensione senza precedenti sui prezzi e la impellente esigenza geopolitica di diversificare le fonti di approvvigionamento stanno determinando una accelerazione del processo di riduzione della dipendenza dal gas e più in generale dalle fonti fossili. Individuare alternative al gas russo che copre oltre il 30% del fabbisogno europeo (e quasi il 40% della domanda in Italia) riguarda il presente, nella consapevolezza che un ridisegno geografico delle forniture non farà scendere i prezzi che sono destinati a restare sotto pressione toccando picchi senza precedenti.

A breve termine per evitare di compromettere l’operatività di migliaia di imprese va presa in seria considerazione l’ipotesi di introdurre un tetto temporaneo ai prezzi energetici, circoscritto alla fase più acuta dell’emergenza. Una decisione a livello europeo sarebbe più efficace oltre a rendere più omogenee le condizioni dei mercati energetici nel vecchio continente. Le istituzioni comunitarie dovrebbero abbandonare inoltre la visione dogmatica sui meccanismi per la formazione dei prezzi dell’energia elettrica. Nei paesi membri da oltre 20 anni vige la regola del system marginal price (Smp) che ha generato rilevanti benefici ma nella fase emergenziale che stiamo vivendo una riflessione sarebbe quanto meno opportuna, nella prospettiva di creare le condizioni per un mercato più equilibrato evitando una clamorosa rottura del legame tra prezzi dell’energia e costi di generazione. Qualche mese fa la Spagna l’ha proposta alla Commissione Europea ricevendo un secco no a conferma che l’Europa ha ancora molta strada per migliorare le capacità di flessibilità e agilità decisionale.

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L’Italia sembra aver compreso che la rilevanza economica e di sicurezza energetica nazionale vanno di pari passo con il processo di riconversione ecologica, attraverso un percorso il più possibile condiviso e inclusivo, nel segno dell’equità, una transizione giusta come ha scolpito la Commissione Europea nel Next Generation Eu. Il Paese è chiamato a prendere oggi decisioni e scegliere traiettorie coerenti con gli obiettivi ambiziosi che abbiamo sottoscritto e al tempo stesso fronteggiare l’emergenza con misure adeguate alla realtà del sistema produttivo che si fonda sulla piccola impresa.

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Per Cna è necessario, ad esempio, estendere alcune misure come i contributi straordinari attraverso il credito d’imposta a favore delle grandi imprese energivore e gasivore che oggi ignorano completamente le piccole che operano nelle filiere maggiormente colpite dal caro-energia. Nella prospettiva del riequilibrio degli oneri energetici sulla base di una necessaria ed equa progressività (più consumi e inquini e più paghi) la fiscalizzazione degli oneri generali di sistema introdotta dal Governo deve diventare strutturale, così da ridurre i costi a carico delle Pmi che oggi ne sopportano il peso maggiore.

Oltre l’emergenza occorre disegnare la road-map per mettere in sicurezza il sistema nazionale in termini di flussi energetici. Le criticità delle ultime settimane negli approvvigionamenti ed i prezzi energetici fuori controllo devono rafforzare il convincimento di potenziare la produzione da fonti rinnovabili. L’esecutivo ha mosso i primi passi individuando nella complessità delle procedure autorizzative il principale ostacolo. Non è un caso che i nuovi impianti abbiano subito una drastica decelerazione negli ultimi anni, con una potenza installata scesa da 6,5 a 0,8 MWh l’anno, contro un potenziale fabbisogno di 7-8 MWh.

L’Italia ha sempre bisogno di semplificazioni ma per dare nuovo impulso sono necessari strumenti più mirati per sostenere gli investimenti delle piccole imprese in autoproduzione dalle rinnovabili. Oggi il sistema degli incentivi è previsto solo per i grandi impianti, tra l’altro con il meccanismo delle aste che nel tempo ha dimostrato tutta la sua fragilità.
Cna stima che in poco tempo i piccoli impianti per l’auto-produzione possono far risparmiare oltre 2 miliardi di mc di gas l’anno, pari a quasi il 10% di quanto importiamo dalla Russia. E’ quindi auspicabile il ripristino del Fondo per l’autoconsumo, che è stato inspiegabilmente cancellato dal DL Energia, oppure in alternativa introdurre una detrazione fiscale a favore delle PMI che realizzano impianti per la produzione da fonti rinnovabili o che investono per la riqualificazione energetici dei propri siti produttivi.

Altro strumento innovativo per l’auto-produzione è rappresentato dalle Comunità energetiche (CER), che tuttavia presentano elevati livelli di complessità tecnica e normativa. Le piccole imprese hanno bisogno di strumenti e meccanismi semplici, chiari e stabili nel tempo.

Insomma è tempo di sfruttare i grandi numeri della platea di piccole imprese per migliorare il mix energetico e mettere un tassello importante per la sicurezza energetica dell’Italia.

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Dario Costantini
presidente Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola impresa

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