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Stretta della Bce, Lagarde più falco del previsto delude i mercati

Mariarosaria Marchesano

Il board dell'Eurotower conferma l'interruzione del programma di acquisto titoli lanciato durante la pandemia. E lascia intuire che con un'inflazione elevata stopperà il quantitative easing. Le borse reagiscono male

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La guerra in Ucraina ha cambiato tutto, ma la Bce guidata da Christine Lagarde accelera verso la stretta monetaria provocando un nuovo scossone sui mercati già in preda all’incertezza. Oggi il board dell’Eurotower non solo ha confermato l’interruzione del Pepp (il programma di acquisto titoli pandemico) per il 31 marzo, ma ha lasciato intendere che se l’inflazione continuerà su livelli elevati terminerà il piano di quantitative easing e si preparerà a un rialzo dei tassi d’interesse probabilmente già nel mese di settembre. Di fronte a una Lagarde apparsa più falco del previsto, la reazione delle borse è stata immediata: i listini hanno amplificato le perdite della mattina con vistosi cali. Piazza Affari ha chiuso a – 4,2 per cento e lo spread è salito a 165 punti base, con il rendimento dei Btp decennali balzato all’1,9 per cento. E anche Wall Street non l’ha presa bene amplificando il  malumore per lo stallo dei negoziati di pace e per il dato sull’inflazione americana che ha raggiunto il record degli ultimi 40 anni. 

Ciò che agli investitori appare una contraddizione non è tanto che la Bce si mostri sempre più consapevole degli effetti duraturi che i rincari energetici e le strozzature delle catene di approvvigionamento possono avere sull’inflazione (prevista per quest’anno in rialzo al 5,1 per cento rispetto alle stime di dicembre del 3,2 per cento), e per questo si dice pronta a perseguire la stabilità dei prezzi, ma che preveda un rallentamento della crescita nel 2022 a causa della guerra (dal 4,2 per cento al 3,7 per cento) senza fare nulla di concreto per contrastare questa tendenza. Secondo alcuni analisti, questa volta è emersa più chiaramente di altre la contrapposizione tra falchi e colombe nella Bce, e Lagarde, nel tentativo di mantenere un equilibrio è apparsa “mediamente più hawkish”, come ha sintetizzato una nota di Intermonte. Un effetto voluto o un errore di comunicazione? 

Non sarebbe, del resto, il primo scivolone della presidente della Bce, che nell’ultima riunione di febbraio aveva spaventato i mercati con un brusco mutamento di tono rispetto a quello accomodante di dicembre 2021. Da allora qualcosa è cambiato nelle discussioni del board  e oggi Lagarde, pur ammettendo che la guerra in Ucraina rappresenta un “momento spartiacque per l’Europa” e che la Bce è pronta a fare tutto il necessario per sostenere l’economia, lancia un messaggio che risulta poco accomodante. “Gli investitori si aspettavano che la Bce desse più peso alla riduzione delle prospettive di crescita che all’aumento delle spinte inflazionistiche”, dice Roberto Rossignoli di Moneyfarm.  Secondo una ricerca di Intesa Sanpaolo, gli annunci della Bce sono coerenti con un rialzo del costo del denaro già nel prossimo autunno, una prospettiva che sembrava essersi allontanata dopo che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia aveva nettamente modificato questa percezione.

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