Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Orlando, da ministro del Lavoro a ministro dei sussidi

Annarita Digiorgio

Così ha modificato lo scopo del suo ministero. Il grande ritorno della sinistra dell'assistenzialismo

Andrea Orlando anziché il Ministro del Lavoro rischia di passare alla storia come il Ministro universale della cassa integrazione. Del resto è dal primo giorno dell’insediamento che si è messo in testa di fare la riforma degli ammortizzatori sociali e ormai anziché di occupazione e ricollocazioni, parla solo di redditi. Anche se avendola promessa entro il 31 luglio, è già stato costretto a rimandarla a settembre, se non alla legge di bilancio. Il progetto è ambizioso, o per meglio dire costoso, e lunedì scorso ha incontrato i sindacati per mostrare loro le linee guide, prive di copertura.

 

L’idea di Orlando è quella estendere gli ammortizzatori sociali aumentandone importo, durata e beneficiari. La riforma punta alla universalizzazione estendendo la durata della cassa integrazione sino a 30 settimane, ampliando le causali con la reintroduzione della cessazione d’attività e la liquidazione giudiziale, insieme all’inserimento di nuove fattispecie quali crisi locali, settoriali, riorganizzazione o rinnovo di attività per esigenze di transizione. Tutto questo per imprese anche al di sotto dei 5 dipendenti. In sostanza la copertura universale sostituisce la flessibilità della Cig in deroga, rendendo strutturale una politica nata in un periodo di emergenza pandemica. In questo modo finirebbero per avere gratis per alcuni anni la cigs aziende con un solo dipendente. Gratis perché per farla servono 8 miliardi, e certamente non potranno essere le imprese a metterli.

Orlando aveva previsto che la misura andasse a carico dello Stato per i primi due anni di rodaggio, ma il segretario della Cisl Luigi Sbarra ha già chiesto l’accompagnamento a carico della fiscalità generale almeno per un quadriennio. Poi sappiamo che, come ad esempio in questi giorni per Embraco e Ilva messi in cassa Covid dal governo fino a dicembre, basta un decreto ad hoc e la cassa viene prolungata a carico dello stato sine die. Il risultato dell’universalismo differenziato di Orlando è quello di aumentare gli oneri di sistema ritardando la reimmissione al lavoro dei dipendenti e l’agonia di aziende decotte e trasformando la cassa integrazione che è, appunto, una cassa, cioè un meccanismo di prelievo su lavoratori e imprese per sostenere quelli in difficoltà, in assistenza universalistica con costi pesanti per lo Stato. Una sorta di reddito di cittadinanza per le imprese.

 

Tutto mentre l’Associazione dei costruttori (Ance) lancia l’allarme sulla realizzabilità di Pnrr e bonus 110 perché mancano 265 mila addetti all’edilizia cioè il 60 per cento della manodopera richiesta, o 17 mila autisti per la logistica. Di pari passo il sottosegretario Todde sta lavorando alla riforma delle delocalizzazioni che prevede sanzioni fino al 2 per cento del fatturato, la restituzione con gli interessi degli incentivi, e l’obbligo per l’azienda di cercare un compratore con procedure mirate alla salvaguardia dell’occupazione e del valore del sito. Proprio come aveva fatto Whirlpool con Venture. E non è andata benissimo.

Con un tweet la settimana scorsa il Ministro Orlando ha annunciato che ha prorogato la cassa integrazione straordinaria alla Venture per cessazione attività dal 23 luglio fino al 31 dicembre. Attività che da quando è arrivata 3 anni fa (su indicazione della stessa Whirlpool) non è mai partita. Infatti siamo all’ennesima proroga per decreto di una cassa integrazione straordinaria per legge scaduta da tempo. Cigs con causale per cessazione attività che già di per se in questo caso era una forzatura poiché in assenza di un acquirente. E ora la situazione è persino peggiore. Poiché due settimane fa il ministro Giorgetti ha completamente stracciato l’unica possibilità fin qui costruita. Il rilancio industriale annunciato nel 2020 dal sottosegretario Todde che metteva insieme due aziende decotte, la cessata ex Embraco e la Acc di Belluno in amministrazione straordinaria, da unire con un investimento di 50 milioni (il 70 per cento messo da invitalia)  in una newco Italcomp. “L’Italia torna a fare politica industriale costruendo un polo del compressore che diventi un campione europeo e che salverà 700 lavoratori” aveva twittato Todde il 24 novembre 2020. “il Piano Italcomp non esiste. Non faccio campagne elettorali sulla pelle dei lavoratori, il Mise è al lavoro per riconversione industriale possibile” le ha risposto Giorgetti il 27 luglio scorso, smontando anche questa unica speranza di reindustrializzazione e ritorno al lavoro.

 

Chissà se riusciranno a trovarne un’altra nei prossimi sei mesi concessi da Orlando a spese dei contribuenti. Dopo che non sono riusciti a trovarla in un anno. Anzi in quattro anni, da quando è andata via Whirpool e gli operai sono tutti in cassaintegrazione, con assegni di ricollocazione Anpal inutilizzati. Ma ora avremo la riforma degli ammortizzatori sociali universale, infinita e a carico dello stato. E il Ministro della cassa integrazione. E nessuna prospettiva di lavoro.

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