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Unicredit ci prova con Mps. La nuova stagione delle aggregazioni bancarie spiegata da Padoan al Foglio

Redazione

Avviata l'interlocuzione con il Mef per valutare la possibile fusione. "Il tema delle aggregazioni è cruciale non solo per l'Italia ma per tutta Europa", ci disse l'ex ministro

Unicredit ci prova con Monte dei Paschi di Siena. L'istituto di credito ha approvato con il ministero delle Finanze – che è azionista della banca senese – "i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di Mps, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio". Significa che le parti "avvieranno interlocuzioni in esclusiva per verificare la fattibilità dell'operazione". Una prospettiva, quella dell'aggregazione tra i due gruppi, che era stata messa sul campo dal presidente di Unicredit ed ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che in un'intervista al Foglio aveva detto: "Sulle banche quello che sta accadendo in Italia e non solo, è un passaggio epocale. Le banche, rispetto a qualche anno fa, sono uscite rafforzate nella gestione delle sofferenze e il tema delle aggregazioni è cruciale non solo per l’Italia ma per l’intera Europa. Io credo che, in prospettiva, sia corretto porsi l’obiettivo di rafforzare il sistema bancario perché ne beneficerebbe tutta l’economia in una fase in cui gli istituti creditizi saranno chiamati a una importante funzione allocativa. Le autorità europee stanno a più riprese sollecitando un irrobustimento dello stesso sistema bancario e le opzioni sono molteplici: dalle aggregazioni alla gestione dei prestiti deteriorati. Come per molti altri settori, credo che un’azione sinergica tra privato e pubblico possa definire soluzioni che contribuiranno a creare le condizioni per un settore bancario più competitivo e più resiliente". 

La fusione di Mps con Unicredit rafforzerebbe quello scenario di "risiko bancario" che ci si aspettava sarebbe stato innescato dall'acquisizione di Ubi da parte di Intesa-SanPaolo. "Ai tempi del Draghi di Bankitalia, il tentativo di far nascere un terzo polo bancario venne sollecitato, stimolato e agevolato dalle istituzioni e dalla politica (e non fu un successo). Ai tempi del Draghi di Palazzo Chigi, il tentativo di far nascere un terzo polo bancario (e contestualmente di rafforzare un polo alternativo a quello di Intesa Sanpaolo) passa anche dalla capacità dello stato (e delle istituzioni) di disinteressarsi della grande partita in corso evitando di usare il proprio potere di interdizione per spingere la disastrata Mps (controllata al il 68,2 per cento dallo stato, attraverso il Mef) nelle braccia di alcuni protagonisti del risiko bancario. E passa anche dalla capacità dei partiti di fare quello che non sappiamo se avranno il coraggio di fare: far sì che il risiko bancario venga guidato un po’ più dal mercato e un po’ meno dai veti della politica", scrisse a tal proposito il direttore Cerasa.