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Editoriali

La prima sfida della nuova Lega

Redazione

Perché il caso Ilva è un test chiave per  le ambizioni della Lega giorgettiana

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Sarà Giancarlo Giorgetti a dover cercare una via d’uscita per la situazione dell’Ilva, la cui stessa esistenza, persino fisica, è messa in forse dall’ordinanza del Tar di Lecce che impone la chiusura dell’area a caldo degli stabilimenti di Taranto entro due mesi. L’azienda nella sua opposizione scrive che questo provvedimento, oltre a imporre la cessazione definitiva delle attività produttive, rischia addirittura di far crollare gli altiforni, con gravi rischi per la sicurezza. La sentenza del Tar è conseguente alla richiesta del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e si inserisce nella campagna antiproduttiva condotta dalla regione Puglia. Se anche, come è possibile e sperabile, il Consiglio di stato dovesse annullare o riformare sostanzialmente la sentenza del Tar, resterebbero comunque aperte le questioni che riguardano la prospettiva dell’acciaieria, la tutela della salute, il contrasto tra le esigenze di tutela del lavoro e quelle della salute.

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Sarà Giancarlo Giorgetti a dover cercare una via d’uscita per la situazione dell’Ilva, la cui stessa esistenza, persino fisica, è messa in forse dall’ordinanza del Tar di Lecce che impone la chiusura dell’area a caldo degli stabilimenti di Taranto entro due mesi. L’azienda nella sua opposizione scrive che questo provvedimento, oltre a imporre la cessazione definitiva delle attività produttive, rischia addirittura di far crollare gli altiforni, con gravi rischi per la sicurezza. La sentenza del Tar è conseguente alla richiesta del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e si inserisce nella campagna antiproduttiva condotta dalla regione Puglia. Se anche, come è possibile e sperabile, il Consiglio di stato dovesse annullare o riformare sostanzialmente la sentenza del Tar, resterebbero comunque aperte le questioni che riguardano la prospettiva dell’acciaieria, la tutela della salute, il contrasto tra le esigenze di tutela del lavoro e quelle della salute.

 

Si tratta di un groviglio pressoché inestricabile, reso ancora più complesso dal comportamento demagogico delle autorità locali e giudiziarie che sventolano la bandiera ecologista trascurando di tener conto delle conseguenze su ventimila famiglie e sull’assetto produttivo nazionale. Il governo deve scegliere se arrendersi alle potenti spinte antiproduttive che rendono ancora più difficile trovare un accordo con la multinazionale anglo-indiana proprietaria degli stabilimenti, o se individuare un percorso che riesca ad abbinare il risanamento con la difesa delle funzioni produttive. Non sarà facile trovare una soluzione, ma anche da come si interverrà su questa annosa crisi aziendale oramai arrivata a un punto critico che può essere definitivo, si capirà quale sia la capacità di intervento e l’autorevolezza del nuovo governo. Su questo Mario Draghi e Giorgetti sono messi subito alla prova.

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