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Donne a lavoro

Valeria Manieri

Oltre 300 mila posti persi in un anno. Il Recovery punti sull’occupazione femminile

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Gli ultimi dati Istat, che segnalano una perdita di 444 mila posti di lavoro, di cui 312 mila ricoperti da donne, certificano ufficialmente la “Shecession” italiana. Per rendere l’idea della disparità basta guardare al dato di fine 2020: nel solo mese di dicembre sono stati persi 101 mila posti di lavoro, 99 mila di donne. Pesano come un macigno sulle donne la tipologia contrattuale, il settore economico, la congiuntura, ma anche le difficoltà di conciliazione e condivisione in un momento in cui tutti facciamo gli straordinari fuori e dentro casa.

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Gli ultimi dati Istat, che segnalano una perdita di 444 mila posti di lavoro, di cui 312 mila ricoperti da donne, certificano ufficialmente la “Shecession” italiana. Per rendere l’idea della disparità basta guardare al dato di fine 2020: nel solo mese di dicembre sono stati persi 101 mila posti di lavoro, 99 mila di donne. Pesano come un macigno sulle donne la tipologia contrattuale, il settore economico, la congiuntura, ma anche le difficoltà di conciliazione e condivisione in un momento in cui tutti facciamo gli straordinari fuori e dentro casa.

 
In queste ore vengono ascoltate esperte, come Linda Laura Sabbadini, Veronica De Romanis, Azzurra Rinaldi e l’eurodeputata tedesca Alexandra Geese alle commissioni esteri e lavoro della Camera dei deputati. Si parla delle cifre drammatiche appena certificate, del Recovery fund e anche del manifesto Donne per la salvezza nato dalla campagna “Half of it” che sta mobilitando istituzioni, associazioni, sindacati, accademia. E’ un momento difficilissimo per le donne che sono state dimenticate durante la pandemia e che ora pagano un prezzo altissimo, ma anche di grande mobilitazione. Linda Laura Sabbadini ricorda anche al Foglio: “E’ una vera emergenza. Non è più possibile aspettare. Il prossimo governo deve dotarsi di un piano straordinario per l’occupazione femminile. La Commissione europea deve garantire che il vincolo del 57 per cento su Ict e proposte green non penalizzi le donne. Proposte e misure come quelle contenute nel nostro manifesto e apprezzate anche da Vittorio Colao. Basta parole”. Un’interlocuzione pubblica nelle scorse ore vi è stata, in assenza di un governo certo, con il commissario europeo Paolo Gentiloni e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, sensibili al tema dell’occupazione femminile. In particolare proprio domenica il Commissario Gentiloni ha specificato “I fondi del Recovery sono una grandissima opportunità per l’Italia. C’è l’intenzione molto chiara da parte della Commissione di fare una valutazione d’impatto di genere trasversale, che deve riguardare i grandi investimenti, dal digitale al green. Nei confronti dei paesi maggiormente destinatari delle risorse del Next Generation Ee, Spagna e Italia, la parità di genere è tra le priorità nei piani dell’Europa. C’è tutto l’impegno dell’Europa nella valutazione dell’impatto di genere ex ante ed ex post nei confronti dei singoli paesi”.

 
E tra le economiste ascoltate in Parlamento in queste ore anche Veronica De Romanis, che abbiamo raggiunto, ci tiene a sottolineare che “partivamo già da una situazione allarmante prima della pandemia. Il 48,5 per cento di occupazione femminile era di per sé un dato drammatico, rispetto alla media europea ma ancor di più per gli squilibri tra donne e uomini nel nostro paese. I dati Istat certificano quanto la pandemia sia uno spietato cecchino: lì dove erano presenti disuguaglianze importanti, lo squilibrio si amplia ancora di più. Le donne erano segmento del mercato del lavoro debole, per scelte sbagliate od omissioni di soccorso. Nessun governo ne ha adeguatamente tenuto conto e quindi questi dati sono tanto drammatici quanto attesi. E’ bene ricordare un aspetto difficile da digerire adesso, quando la situazione mostra la propria crudezza: la politica ha fatto orecchie da mercante, nonostante da anni la Commissione indichi una attenzione all’occupazione femminile nelle proprie raccomandazioni, perfino nella in quella del 2019 che dovrà essere tenuta in conti per il Next Generetion Eu”. E aggiunge: “Se non faremo uno sforzo eccezionale con il Recovery plan e Pnrr italiano proprio su questo, possiamo mettere una pietra tombale sull’occupazione in Italia in generale e su quella femminile in particolare”.Di tutta evidenza il paese deve salvare le donne per salvare se stesso. E’ ora o mai più. 
 

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