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editoriali

Il vero debito che spaventa i mercati

Redazione

Perché la guerra dei vaccini spaventa le Borse più delle crisi politiche

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Secondo il Fondo monetario internazionale, il debito pubblico dell’Italia volerà verso il 159,7 per cento del pil a fine 2021 ma resta comunque “sostenibile” in virtù dei bassi tassi d’interesse e della prevista ripresa della crescita. E secondo S&P, la crisi politica in atto non peserà sul rating del paese, almeno per ora. “Non penso che sia ancora qualcosa di particolarmente rilevante per la posizione politica in Italia. Ovviamente è una situazione che stiamo tenendo d’occhio”, ha detto all’agenzia Reuters Frank Gill, analista Emea per S&P Global. Questi due giudizi positivi espressi da istituzioni finanziarie internazionali hanno contribuito ieri a invertire la rotta della Borsa di Milano che ha chiuso in rialzo dell’1,2 per cento dopo che in mattinata era scivolata  con gli altri listini europei per i timori della guerra sui vaccini.

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Secondo il Fondo monetario internazionale, il debito pubblico dell’Italia volerà verso il 159,7 per cento del pil a fine 2021 ma resta comunque “sostenibile” in virtù dei bassi tassi d’interesse e della prevista ripresa della crescita. E secondo S&P, la crisi politica in atto non peserà sul rating del paese, almeno per ora. “Non penso che sia ancora qualcosa di particolarmente rilevante per la posizione politica in Italia. Ovviamente è una situazione che stiamo tenendo d’occhio”, ha detto all’agenzia Reuters Frank Gill, analista Emea per S&P Global. Questi due giudizi positivi espressi da istituzioni finanziarie internazionali hanno contribuito ieri a invertire la rotta della Borsa di Milano che ha chiuso in rialzo dell’1,2 per cento dopo che in mattinata era scivolata  con gli altri listini europei per i timori della guerra sui vaccini.

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E’ stato soprattutto il recupero del pil degli Stati Uniti nel quarto trimestre del 2020 (più 4 per cento) a ridare in giornata fiducia ai mercati, ma il fatto che la crisi politica italiana non venga avvertita come un rischio, perché vista incanalata verso una soluzione non ostile all’Europa, finisce per dare una mano. Anzi, il paradosso è che rassicurare sulla solvibilità del paese più indebitato dell’Eurozona e ridimensionare il rischio di elezioni anticipate diventa un modo per controbilanciare le preoccupazioni degli investitori per lo scontro diplomatico senza precedenti tra Unione europea e AstraZeneca Regno Unito sui ritardi nella consegna delle dosi. La sola prospettiva che fuori dall’Ue diventi più facile vaccinarsi allontana le prospettive di ripresa economica dell’Eurozona e questo Bruxelles non intende permetterlo. Insomma, la guerra dei vaccini spaventa le Borse più delle crisi politiche del Vecchio continente di cui quella italiana è la più evidente ma che, grazie allo scudo della Bce, è sotto controllo come dimostrano le oscillazioni dello spread finora abbastanza contenute. Consultazioni e prove di maggioranza, dunque, possono continuare indisturbate, a patto che il nuovo governo abbia come priorità la crescita economica per ripagare il debito pubblico che rispetto al 2019 è aumentato di oltre 20 punti.

 

 

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