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Viva i capitali coraggiosi

redazione

Da Ferrero a Ovs. Le fusioni dell’anno pandemico come lezione per il futuro

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Le aziende si preparano al momento in cui potranno (e simbolicamente dovranno) levarsi la mascherina. E si capisce, tra due poli fatti di prudenza conservativa e fermento innovativo, che lo scenario produttivo non sarà lo stesso. Chi ha a cuore la stabilità generale e vede i rischi per il sistema bancario e finanziario, lo ha fatto nel modo più chiaro Mario Draghi, segnala la questione delle aziende dai cui conti si vede che, in un contesto aggravato dalla pandemia, ci sono poche prospettive di sopravvivenza. Sono molte e la gestione delle loro prossime difficoltà è una prova difficile per politica, sindacati, banche, investitori. Ma parallelamente si sta vedendo anche un fenomeno che sembra l’opposto della stasi senza prospettive in cui si trovano le aziende zombie. Anche guardando alla sola Italia si percepisce, da parte dei più forti attori del mercato, un lavoro continuo per prendere posizioni, acquisire, si direbbe, avamposti commerciali e produttivi, mettersi nella migliore condizione per sfruttare il momento della ripresa della crescita mondiale, dal quale emergeranno i protagonisti dei prossimi decenni. E non è solo una questione dimensionale, non sono solo i grandi gruppi, con forti dotazioni di capitale, a esercitarsi in questa specie di shopping mondiale o domestico. Sono anche le piccole e le medie a guardarsi intorno e a cogliere buone occasioni. Partendo dai grandi nell’anno della pandemia c’è stata la importante acquisizione di Fox’s da parte di Ferrero, con un piede, un piedone, nella produzione dolciaria da forno nel Regno Unito prossimo a lasciare le comode relazioni commerciali paritarie sancite dall’appartenenza all’Ue per passare a chissà quali regole. E poi c’è la conferma, senza ritardi, della fusione tra Fca e Psa che dà vita a Stellantis. Operazione avviata prima della pandemia ma poi non frenata e anzi ulteriormente assestata durante la crisi sanitaria, con anche la possibilità di cogliere, attraverso la crescita dimensionale e tecnologica, le opportunità che l’Europa aprirà con i nuovi obiettivi ambientali e con la spinta verso nuove motorizzazioni. Va invece a fare shopping negli Usa il gruppo veneto Pedrollo con l’acquisizione di Superior Pump che ne conferma la posizione di leader mondiale delle elettropompe. 

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Le aziende si preparano al momento in cui potranno (e simbolicamente dovranno) levarsi la mascherina. E si capisce, tra due poli fatti di prudenza conservativa e fermento innovativo, che lo scenario produttivo non sarà lo stesso. Chi ha a cuore la stabilità generale e vede i rischi per il sistema bancario e finanziario, lo ha fatto nel modo più chiaro Mario Draghi, segnala la questione delle aziende dai cui conti si vede che, in un contesto aggravato dalla pandemia, ci sono poche prospettive di sopravvivenza. Sono molte e la gestione delle loro prossime difficoltà è una prova difficile per politica, sindacati, banche, investitori. Ma parallelamente si sta vedendo anche un fenomeno che sembra l’opposto della stasi senza prospettive in cui si trovano le aziende zombie. Anche guardando alla sola Italia si percepisce, da parte dei più forti attori del mercato, un lavoro continuo per prendere posizioni, acquisire, si direbbe, avamposti commerciali e produttivi, mettersi nella migliore condizione per sfruttare il momento della ripresa della crescita mondiale, dal quale emergeranno i protagonisti dei prossimi decenni. E non è solo una questione dimensionale, non sono solo i grandi gruppi, con forti dotazioni di capitale, a esercitarsi in questa specie di shopping mondiale o domestico. Sono anche le piccole e le medie a guardarsi intorno e a cogliere buone occasioni. Partendo dai grandi nell’anno della pandemia c’è stata la importante acquisizione di Fox’s da parte di Ferrero, con un piede, un piedone, nella produzione dolciaria da forno nel Regno Unito prossimo a lasciare le comode relazioni commerciali paritarie sancite dall’appartenenza all’Ue per passare a chissà quali regole. E poi c’è la conferma, senza ritardi, della fusione tra Fca e Psa che dà vita a Stellantis. Operazione avviata prima della pandemia ma poi non frenata e anzi ulteriormente assestata durante la crisi sanitaria, con anche la possibilità di cogliere, attraverso la crescita dimensionale e tecnologica, le opportunità che l’Europa aprirà con i nuovi obiettivi ambientali e con la spinta verso nuove motorizzazioni. Va invece a fare shopping negli Usa il gruppo veneto Pedrollo con l’acquisizione di Superior Pump che ne conferma la posizione di leader mondiale delle elettropompe. 

 

Al Sole 24 Ore Giulio Pedrollo ha raccontato come i consulenti li avessero avvicinati per rappresentare chi si presentava dal gruppo veneto per rilevarlo e come la risposta era stata negativa ma accompagnata dalla richiesta di trovare invece qualcuno da acquisire. E così è nata l’operazione di espansione verso gli Stati Uniti. Posizionamenti, appunto, perché chi è forte delle conoscenze tecniche e dell’esperienza del mercato ora sa che, resistendo alla crisi sanitaria, può prepararsi a una nuova competizione internazionale con il vantaggio di economie e consumi in crescita. Guarda agli Stati Uniti, anche se non ha ancora svelato le sue carte, la Ima della famiglia Vacchi, da cui arriva la conferma di una grossa operazione nel mirino. Poi ci sono acquisizioni di marchi, come succede, in un ambito tutto domestico, con Ovs che rileva Stefanel. E decine di altri casi simili in scala minore. Mentre gli investimenti avviati vengono confermati e rafforzati nei casi in cui le prospettive da sfruttare con la ripresa sono particolarmente allettanti. Succede ad esempio che Duisburger Hafen, un altro investitore tedesco, venga a portare capitali freschi nell’Interporto di Trieste dopo la prima mossa fatta dalla società che controlla lo scalo commerciale di Amburgo (decisa in velocità anche per contrastare simili interessi cinesi). L’obiettivo è sempre lo stesso: farsi trovare pronti e ben piazzati quando l’economia ricomincerà a trottare. Si potrebbe pensare che il settore finanziario mostri invece tutte le debolezze e le incertezze delle fusioni e acquisizioni strategiche in Italia o da parte di aziende italiane. Ma sarebbe forse un errore di percezione, spiegabile con le storie certamente molto negative del Monte dei Paschi e della Popolare di Bari. Vero, ma la pandemia è stata anche il momento della nostra maggiore operazione, blitz si direbbe, nazionale di consolidamento e rafforzamento bancario, con l’Opa lampo di Intesa Sanpaolo su Ubi. Un altro caso in cui, con la durezza del calcolo economico e con la decisione di una mossa strategica, si è mostrato come questa fase di passaggio lascerà sul campo vincitori e vinti. Con i primi più forti di prima.

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