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Cosa farà l’Europa per evitare una nuova pandemia di crediti deteriorati

Mariarosaria Marchesano

Le linee guida della Commissione europea su come andranno gestiti questi crediti deteriorati senza, però, ricalcare i principi solidaristici del Recovery Fund. Un rapporto da studiare

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L’Europa è pronta a un’ondata di insolvenze una volta che i programmi nazionali di sostegno alle imprese scadranno il prossimo anno. Alcuni funzionari di Bruxelles hanno dichiarato al Financial Times che la Commissione europea vorrebbe evitare gli errori commessi nella crisi finanziaria del 2008 quando proprio il ritardo nell’affrontare il tema degli npl ha poi compromesso la capacità delle banche di erogare sufficiente credito alle imprese quando c’è stata la ripresa. E anche l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, in un colloquio con alcuni giornali europei tra cui il Corriere della Sera, oltre ad auspicare che i soldi del Recovery Fund vengano spesi per finanziare progetti con un alto rendimento, ha ricordato quanto sia importante che le banche continuino a sostenere l’economia precisando che se il loro capitale viene assorbito dai crediti deteriorati quel sostegno mancherà.

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L’Europa è pronta a un’ondata di insolvenze una volta che i programmi nazionali di sostegno alle imprese scadranno il prossimo anno. Alcuni funzionari di Bruxelles hanno dichiarato al Financial Times che la Commissione europea vorrebbe evitare gli errori commessi nella crisi finanziaria del 2008 quando proprio il ritardo nell’affrontare il tema degli npl ha poi compromesso la capacità delle banche di erogare sufficiente credito alle imprese quando c’è stata la ripresa. E anche l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, in un colloquio con alcuni giornali europei tra cui il Corriere della Sera, oltre ad auspicare che i soldi del Recovery Fund vengano spesi per finanziare progetti con un alto rendimento, ha ricordato quanto sia importante che le banche continuino a sostenere l’economia precisando che se il loro capitale viene assorbito dai crediti deteriorati quel sostegno mancherà.

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Ecco perché è importante il documento che la Commissione europea sta per emanare dopo mesi di lavoro in cui i paesi così detti “frugali” hanno fatto in modo da escludere qualsiasi forma di mutualizzazione delle perdite legate all’aumento delle sofferenze bancarie. Un’ondata che, secondo le previsioni del capo della vigilanza europea, Andrea Enria, potrebbe arrivare a superare 1.400 miliardi di euro “in uno scenario grave ma plausibile”. Quello che sta per essere pubblicato è un paper che detta linee guida comuni su come andranno gestiti questi crediti deteriorati senza, però, ricalcare i principi solidaristici del Recovery Fund. Si tratta di un primo passo che ha le caratteristiche di un compromesso ma allo stesso tempo fa emergere un importante ruolo dell’Italia, che per paradosso è tra i paesi con il rapporto impieghi-sofferenze più elevato d’Europa. A prevalere è stata la proposta di creare una rete di bad bank nazionali dopo che l’ipotesi di una piattaforma centralizzata a livello europeo in cui i vari paesi potessero riversare gli npl, che era stata avanzata lo scorso marzo da Enria, non ha avuto successo. Il merito di Enria, però, è quello di aver posto per primo il problema e poi aver pazientemente lavorato a una soluzione che potesse essere condivisa e che avesse comunque una regia europea. Inoltre, come osserva un’analisi di Mediobanca, la Gacs italiana, e cioè l’assicurazione concessa dallo stato sulla vendita delle sofferenze, diventerà il punto di riferimento europeo proprio per consentire il lavoro delle varie bad bank domestiche.

 

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Questo strumento è stato varato dal Mef nel 2016 quando il ministro era Pier Carlo Padoan e a capo della divisione dei servizi bancari e finanziari c’era Alessandro Rivera. In quattro anni la Gacs ha consentito alle banche italiane di smaltire decine di miliardi di crediti inesigibili – l’ultima operazione di 1,6 miliardi è di ieri ed è stata promossa da Unicredit – contribuendo anche a vivacizzare il mercato privato in cui si scambiano questi asset. Uno schema che è stato esaminato dal collegio dei commissari europei e dovrebbe ora essere adottato su una scala più ampia proprio per la sua capacità di creare mercati nazionali di npl basati, però, su modelli standardizzati. Insomma, la Gacs, come spiega Mediobanca, “rappresenta una misura unificata di sostegno all’Unione bancaria”. E, si potrebbe aggiungere, che questa assicurazione dello stato è uno dei due strumenti che quattro anni fa la Commissione Ue ha approvato insieme con il modello operativo della ex Sga, oggi Amco, intervenuta in diversi casi di salvataggi bancari senza incappare nei divieti sugli aiuti di stato. Oggi il rapporto tra sofferenze e prestiti in Italia è di alcuni punti superiore alla media delle 121 più grandi banche della zona euro, che è del 3,2 per cento, ma le banche greche hanno ancora rapporti di crediti deteriorati superiori al 30 per cento. Una distanza che non ha aiutato nella ricerca di una soluzione che fosse davvero comune.

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