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Perché è il caso di pensare a un “bonus vaccinazione”

Luciano Capone

La vaccinazione di massa contro il Covid è la più importante riforma strutturale, sanitaria ed economica, che il paese dovrà affrontare. Pagare chi si vaccina per raggiungere presto l'immunità di gregge è il migliore investimento che si possa fare. Altro che cashback e monopattini

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All’avvio del cashback di Natale, il sistema premiale per chi effettua pagamenti digitali, sono state registrate 2,5 milioni di carte sulla app “Io” e sui mezzi attraverso cui si può ottenere il rimborso del 10%. Ma è un dato che sconta l’inefficienza digitale statale, visto che il sistema è ancora in tilt e la maggioranza delle persone non è riuscita a registrarsi (basta considerare che la app “Io” ha fatto registrare 8 milioni di download). Il caso del cashback indica una cosa semplice: gli italiani rispondono molto agli incentivi monetari. Allora perché non sfruttare questa attitudine per il vaccino? Perché non pagare chi si vaccina contro il Covid?

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All’avvio del cashback di Natale, il sistema premiale per chi effettua pagamenti digitali, sono state registrate 2,5 milioni di carte sulla app “Io” e sui mezzi attraverso cui si può ottenere il rimborso del 10%. Ma è un dato che sconta l’inefficienza digitale statale, visto che il sistema è ancora in tilt e la maggioranza delle persone non è riuscita a registrarsi (basta considerare che la app “Io” ha fatto registrare 8 milioni di download). Il caso del cashback indica una cosa semplice: gli italiani rispondono molto agli incentivi monetari. Allora perché non sfruttare questa attitudine per il vaccino? Perché non pagare chi si vaccina contro il Covid?

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Come scrivevamo sul Foglio un paio di mesi fa, l’idea è stata esposta in termini semplici sul New York Times dall’economista di Harvard Greg Mankiw: “Qual è il modo migliore per riportare l’economia sulla buona strada dopo la recessione del Covid-19? Semplice: ottenere l’immunità di gregge. E qual è il modo migliore per ottenere l’immunità di gregge? Di nuovo, semplice: una volta approvato un vaccino, pagare le persone per farselo”. E prima di Mankiw da Robert Litan, economista della Brookings Institution: “Un’idea simile potrebbe salvare l’economia degli Stati Uniti quando uno o più vaccini contro il Covid saranno approvati dalla Fda e ampiamente disponibili per vaccinazioni di massa”.

 

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Non ci sono precedenti simili, perché generalmente le persone si vaccinano spontaneamente, perché la gran parte delle vaccinazioni avviene da bambini quando sono i genitori a decidere, infine perché spesso, come in Italia, per incentivare le vaccinazioni si usano obblighi e sanzioni. In questo caso la situazione è molto diversa. In primo luogo c’è molto più scetticismo del solito rispetto a un vaccino che, nonostante sia sicuro ed efficace (solo se si rispettano questi requisiti viene autorizzato), è stato realizzato e approvato “troppo in fretta”; poi c’è la necessità di vaccinare tutta la popolazione e in tempi rapidi (non generazione per generazione come avviene per i bambini) se si vuole arrestare l’epidemia; infine è molto più complicato – e forse controproducente – imporre un obbligo soprattutto in una fase in cui le dosi non saranno disponibili per tutti. Sicuramente per superare queste criticità sarà necessario da un lato pianificare una imponente campagna di informazione per fugare le paure delle persone e dall’altro organizzare un piano di distribuzione del vaccino efficiente e preciso come un orologio svizzero per non perdere molto tempo. Ma tutto questo potrebbe non essere sufficiente a persuadere tutti gli italiani.

  

La vaccinazione di massa per raggiungere una copertura vaccinale amplissima (dal 70 all’80%) al fine di ottenere una “immunità di gregge” è, senza ombra di dubbio, la riforma strutturale fondamentale che il paese dovrà affrontare il prossimo anno. Più importante della digitalizzazione, della transizione energetica e della riforma della giustizia. Dovrebbe essere il vero Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sia dal punto di vista sanitario, perché ovviamente salverebbe la vita a decine di migliaia di persone ed eviterebbe che altre decine di migliaia finiscano in terapia intensiva o ricoverate, sia dal punto di vista economico, perché sono proprio il Covid e la paura di nuove ondate a bloccare l’attività economica: la produzione, i consumi e gli investimenti. Un paese vaccinato pone le basi per una robusta ripresa economica e un paese vaccinato prima acquisisce anche un vantaggio competitivo rispetto agli altri. Come si è notato in questo anno di pandemia, non c’è un vero trade off tra salute ed economia: vanno a braccetto. Allora perché non accelerare questo processo attraverso un bonus per chi si vaccina?

 

Una prima obiezione può essere di tipo “etico”: i pagamenti per ricevere una prestazione sanitaria non vengono visti di buon occhio. Ma in generale quando si parla di “transazioni ripugnanti”, come fa il premio Nobel per l’Economia Alvin Roth, ci si riferisce a transazioni che creano dilemmi morali perché c’è una parte che subisce un danno spesso elevato o deve fare un sacrificio (ad esempio donazioni/compravendita di organi o di plasma/sangue). Questo invece è il caso esattamente opposto: chi si vaccina non subisce alcun danno, ma solo benefici. E, da un punto di vista economico, ciò che in questo caso verrebbe remunerato non è il sacrificio ma l’esternalità (ovvero il beneficio per il resto della collettività). Mentre ad esempio l’inquinamento produce esternalità negative che la politica cerca di limitare tassando le emissioni per incorporarne così i costi, la vaccinazione, al contrario, produce un’esternalità positiva: ha conseguenze positive non solo per chi si vaccina, ma anche per tutta la comunità che viene protetta dall’immunità di gregge. Per questo motivo, al posto di una tassa, serve un sussidio per incentivare un comportamento che produce benefici non internalizzati. Per rendere evidente questo nesso, sia il beneficio individuale sia quello collettivo, si può anche pensare a un meccanismo che prevede il pagamento di metà bonus al termine della vaccinazione e la restante metà solo se e quando si sarà raggiunta l’immunità di gregge (ovvero l’obiettivo di copertura vaccinale predeterminato dalle istituzioni scientifiche).

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Un’altra obiezione riguarda i costi, che potrebbero essere notevoli. Ma in realtà un bonus da 100 euro, per 60 milioni di italiani, ha un impatto sul bilancio pubblico massimo di 6 miliardi di euro (4,2 se si arriva a una copertura del 70%). Il cashback, per fare un confronto, costerà quasi 5 miliardi. Non solo da un punto di vista etico nella fase attuale e in generale sarebbe più giustificato un incentivo per chi si vaccina rispetto a un bonus per chi paga con la carta di credito, ma dal punto di vista economico avrebbe un ritorno nettamente superiore. Sarebbe la madre di tutti i moltiplicatori fiscali. Più che uno dei tanti bonus approvati dal governo – ecobonus, vacanze, monopattini, cashback – il bonus vaccinazione anti Covid sarebbe l’unico che vale davvero la pena di pagare. Perché più che un bonus è un investimento.

 

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