PUBBLICITÁ

Dopo Di Maio, ora anche Tridico certifica i flop del reddito di cittadinanza

Luciano Capone

“Il Rdc è uno strumento di lotta alla povertà piuttosto che di politiche attive. I navigator sono marginali”. Così il presidente dell'Inps, autore di quella che definiva una "riforma strutturale del mercato del lavoro", si rimangia le sue teorie fantasiose: i milioni di nuovi attivi e occupati, l'aumento della produttività e la storia dell'output gap. Parole al vento.

PUBBLICITÁ

“Possiamo dire che il figliolo non esiste più”, ha scritto sul Corriere Dario Di Vico riferendosi alla radicale autocritica sul Reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio pubblicata sul Foglio in cui il ministro degli Esteri ha scritto che bisogna "separare nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”. Ovvero smantellare la filosofia alla base della misura rivoluzionaria del M5s. A ripudiare il Rdc non c’è solo il Genitore 1, Luigi Di Maio, ma anche il Genitore 2: Pasquale Tridico.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Possiamo dire che il figliolo non esiste più”, ha scritto sul Corriere Dario Di Vico riferendosi alla radicale autocritica sul Reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio pubblicata sul Foglio in cui il ministro degli Esteri ha scritto che bisogna "separare nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”. Ovvero smantellare la filosofia alla base della misura rivoluzionaria del M5s. A ripudiare il Rdc non c’è solo il Genitore 1, Luigi Di Maio, ma anche il Genitore 2: Pasquale Tridico.

PUBBLICITÁ

 

Il presidente dell’Inps, che da consigliere dell’allora ministro del Lavoro ha realizzato il Rdc, ha smentito tutto ciò che ha affermato e propagandato per anni: “Io vedo il reddito di cittadinanza come uno strumento di sostegno al reddito, di lotta alla povertà, piuttosto che di politiche attive sinceramente”, ha affermato nei giorni scorsi a Radio 24, rispondendo a domanda esplicita di Simone Spetia che il ruolo dei navigator in questa misura “è marginale”. L’autocritica è passata inosservata, anche se è clamorosa. Perché Tridico è l’economista che ha teorizzato la logica dei “due obiettivi e uno strumento” e che con entusiasmo e fantasia ha propagandato gli effetti miracolosi del Rdc non solo nel contrasto alla povertà, ma proprio sull’occupazione. Basterebbe rivedere la convention di presentazione del Rdc, quella con Lino Banfi, dove Tridico – citando Amartya Sen, Martin Luther King e Papa Francesco – diceva che il Rdc avrebbe “spinto le persone nel mercato del lavoro”: “Attraverso il reddito di cittadinanza gli inattivi diventeranno attivi”. Non solo, lungi dal disincentivare il lavoro, il Rdc “agisce come una leva verso l’alto dei salari”. Non basta. Perché secondo Tridico il Rdc avrebbe favorito “l’emersione del lavoro nero” e pure un “aumento della produttività del lavoro”. In pratica, sempre nelle parole del presidente dell’Inps, il Rdc era “una vera e propria riforma strutturale del mercato del lavoro, nella misura in cui può aiutare a reimpiegare parte di quegli oltre tre milioni di scoraggiati”.

 

PUBBLICITÁ

Era questa la rivoluzione promessa. Nel disegno di legge si parlava non più di “due obiettivi” – che oggi Di Maio e Tridico dicono essere troppi – ma addirittura di una “tripla funzione”: “Garantire un livello minimo di sussistenza e incentivare la crescita personale e sociale dell’individuo attraverso la libera scelta del lavoro, nonché favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura”. Insomma, si trattava di una misura polifunzionale, come un coltellino svizzero: lotta alla povertà, attivazione nel mercato del lavoro, creazione di posti di lavoro, contrasto al lavoro nero, aumento della produttività, crescita personale, diritto all’informazione e alla cultura.

 

In aggiunta a tutto questo, si parlava di effetti macroeconomici sbalorditivi che addirittura avrebbero fatto piovere dal cielo decine di miliardi: più precisamente 12 miliardi. Secondo quello che è passato alla storia come “teorema di Tridico”, la spesa in deficit di 6 miliardi per il Rdc avrebbe regalato al governo 12 miliardi (il doppio) da spendere sempre in deficit. E il meccanismo sarebbe stato proprio quello che ora il Genitore 2 del Rdc nega, o definisce marginale: le politiche attive e i navigator dell'incompatibile Mimmo Parisi (a proposito, che fine ha fatto?). Tridico spiegava, e la sua teoria è stata persino inserita nella relazione illustrativa del decreto istitutivo del Rdc, che la misura avrebbe “attivato” almeno 1 milione di persone nel mercato del lavoro, facendo così salire il tasso di partecipazione, che a sua volta avrebbe fatto aumentare il pil potenziale. In questo modo si sarebbe ampliato il cosiddetto “output gap” – ovvero la differenza tra pil potenziale e pil reale – e questo avrebbe consentito di fare politiche di bilancio espansive per altri 12 miliardi di euro: “Si aumenta la produttività complessiva del paese grazie alla ricostruzione delle competenze del capitale umano di milioni di persone”.

 

In questo senso il coltellino svizzero di cittadinanza sarebbe stata la “riforma strutturale del mercato del lavoro”: meno inattivi, più occupati, maggiore produttività. Nulla di tutto ciò è accaduto, come peraltro in tanti avevano previsto, né prima né dopo la pandemia. Ora lo ammettono anche il Genitore 1 e il Genitore 2 del Rdc.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ
PUBBLICITÁ