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Trasporto pubblico e riqualificazione energetica. Ecco come spendere i fondi Ue

Chicco Testa

Perché il Recovery fund è un'occasione unica per ammodernare e avvicinare le città italiane

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Tutti attendiamo con ansia e con un po’ di scetticismo gli obbiettivi e i programmi che l’Italia indicherà per l’utilizzo degli ingenti fondi che arriveranno dall’Europa. Il timore di sprecarli, di usarli per aumentare la spesa ordinaria, di trasformarli in inutili prebende e incentivi, sempre che ci venga permesso, è forte. Il maggiore debito che comunque ci siamo già caricati può essere ridotto solo se gli investimenti futuri saranno in grado di innestare una crescita stabile superiore allo zero virgola qualcosa. Una delle direzioni esplicitamente previste dalle indicazioni europee per ben indirizzare l’utilizzo dei fondi è quella del Green deal. Ci sono molti modi per declinarlo. Premesso che l’Italia in alcuni campi ha già fatto molto e si trova in buone condizioni di partenza, soprattutto per quanto riguarda il settore energetico anche grazie agli enormi incentivi distribuiti negli anni passati e per quelli futuri, parliamo di una cifra che a consuntivo supererà i 250 miliardi a cui si aggiungono i vari bonus per quanto riguarda l’efficienza energetica, forse sarebbe il caso di volgere lo sguardo anche da altre parti. Per esempio a un piano straordinario di investimenti che ammoderni in maniera sostanziale il trasporto pubblico, così da spostare quote importanti di passeggeri dalla gomma al ferro, dai combustibili fossili all’elettricità.

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Tutti attendiamo con ansia e con un po’ di scetticismo gli obbiettivi e i programmi che l’Italia indicherà per l’utilizzo degli ingenti fondi che arriveranno dall’Europa. Il timore di sprecarli, di usarli per aumentare la spesa ordinaria, di trasformarli in inutili prebende e incentivi, sempre che ci venga permesso, è forte. Il maggiore debito che comunque ci siamo già caricati può essere ridotto solo se gli investimenti futuri saranno in grado di innestare una crescita stabile superiore allo zero virgola qualcosa. Una delle direzioni esplicitamente previste dalle indicazioni europee per ben indirizzare l’utilizzo dei fondi è quella del Green deal. Ci sono molti modi per declinarlo. Premesso che l’Italia in alcuni campi ha già fatto molto e si trova in buone condizioni di partenza, soprattutto per quanto riguarda il settore energetico anche grazie agli enormi incentivi distribuiti negli anni passati e per quelli futuri, parliamo di una cifra che a consuntivo supererà i 250 miliardi a cui si aggiungono i vari bonus per quanto riguarda l’efficienza energetica, forse sarebbe il caso di volgere lo sguardo anche da altre parti. Per esempio a un piano straordinario di investimenti che ammoderni in maniera sostanziale il trasporto pubblico, così da spostare quote importanti di passeggeri dalla gomma al ferro, dai combustibili fossili all’elettricità.

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Un piano che riguardi sia le aziende nazionali sia quelle locali. Cominciando con la Rete ferroviaria italiana. Accelerazioni dei programmi di Alta velocità. E, dove non è possibile, prevedere linee dedicate e realizzare un forte upgrading tecnologico di tutti i sistemi di segnalamento, vale a dire le tecnologie di conduzione e smistamento dei treni, in grado da soli di ridurre consistentemente i tempi di percorrenza. Per esempio sugli assi trasversali est-ovest, sulle dorsali tirrenica e adriatica, sulle tante linee di treni locali utilizzati da pendolari e commuter. Fare diventare l’Italia più piccola, riavvicinare le città, replicare il successo della linea Milano-Salerno. Accompagnare tutto questo con un forte rinnovo del parco circolante, rendendo i treni, tutti i treni, comodi e accoglienti. Programmi di questo genere sono già pronti e sempre rinviati per mancanza di fondi.

 

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Poi ci sono le città, grandi medie e piccole. Ulteriori linee metropolitane e conclusione di quelle in costruzione per Milano, Roma, Napoli. Soprattutto estensione del modello Firenze, tranvie ad alta capacità di trasporto, per le città medie, raccordando centri e periferie. Utilizzo di ogni sistema di people mover per tutte le altre. Funicolari, tapis roulant, filobus elettrici , mezzi elettrici su gomma… e anche qui ammodernamento dei mezzi circolanti. Si tratterebbe di un programma colossale di portata pluriennale, capace di fare far un salto di qualità a tutto il trasporto pubblico italiano, rivitalizzando centinaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro, migliorando enormemente la qualità dell’aria urbana ed extraurbana. Sarebbe ora di tirare fuori dai cassetti i tanti progetti che giacciono dimenticati per assenza di fondi mai arrivati. Infine estendere e rafforzare il sistema di ricarica dei veicoli elettrici.

 

Una seconda linea di investimento può essere rappresentata dall’estensione della filosofia del bonus del 110 per cento alle imprese grandi e piccole, incluse quelle immobiliari, producendo un deciso miglioramento dell’efficienza energetica del tessuto produttivo italiano. Usando magari strumenti diversi dal bonus, per esempio il superammortamento che ha già dato buona prova di sé in altri contesti.

 

Poi c’è tutto il resto. Per esempio i tanti investimenti già previsti e pronti a essere cantierati da tante aziende energetiche, che non chiedono bonus o nuovi incentivi, ma solo la possibilità di realizzarli. E purtroppo si scontrano con il comitatismo nullista, la mancanza di coraggio di tanti amministratori, lo strapotere senza controllo delle sovrintendenze, la follia di una normativa italiana che complica le cose semplici. Per quello però non serve il Recovery. Ma buoni attributi che, come direbbe don Abbondio, se non ce li hai nessuno te li può dare.

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