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Editoriali

Un recovery Pil è ancora possibile

Redazione

Pil a -12,8% nel secondo trimestre, ma un buon rimbalzo non è tabù

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L’Istat completa conti e analisi e dà il valore assestato del crollo dell’economia italiana nel momento di maggiore impatto del lockdown (italiano e mondiale, ricordiamoci sempre che a fermarsi è stata la grandissima parte dei paesi industrializzati, con effetti sul commercio internazionale). La batosta corrisponde a un calo del 12,8 per cento rispetto al trimestre precedente (Germania -9,7 per cento, Francia -13,8 per cento, Spagna -18,5 per cento, Regno Unito -20,4 per cento) e del 17,7 per cento se il confronto si fa col secondo trimestre del 2019.

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L’Istat completa conti e analisi e dà il valore assestato del crollo dell’economia italiana nel momento di maggiore impatto del lockdown (italiano e mondiale, ricordiamoci sempre che a fermarsi è stata la grandissima parte dei paesi industrializzati, con effetti sul commercio internazionale). La batosta corrisponde a un calo del 12,8 per cento rispetto al trimestre precedente (Germania -9,7 per cento, Francia -13,8 per cento, Spagna -18,5 per cento, Regno Unito -20,4 per cento) e del 17,7 per cento se il confronto si fa col secondo trimestre del 2019.

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E’ ancora l’Istat ad aggiungere che simili cali non si vedevano dal 1995. E questo un po’ ci consola. Intanto perché dopo il 1995 l’Italia è risultata ancora esistente, senza scene da grande depressione né smembramento del paese. Allora governava Lamberto Dini e poco dopo vinse le elezioni la prima coalizione a guida Romano Prodi e nel paese si trovarono comunque forze economiche e finanziarie per cogliere l’aggancio all’euro. Insomma si resiste ai colpi duri della recessione, purché (ricordate la lettera di Mario Draghi?) il sistema produttivo resti in piedi. E, pur in circostanze diverse, anche ora si legge nei dati successivi al secondo trimestre una apprezzabile capacità di reazione.

   

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Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, già giorni fa aveva parlato di forte rimbalzo del pil in vista e oggi ha contrappuntato i dati Istat con quelli provenienti dall’Agenzia delle entrate con cui si attesta che il gettito fiscale sta tenendo, sia nella componente Iva sia in quella delle ritenute sul lavoro dipendente, e che in agosto le entrate da pagamenti con modulo F24 sono aumentate del 9% rispetto ad agosto 2019 (al netto di sospensioni e rinvii). Insieme, questi incassi dell’erario danno il quadro della resistenza dell’economia e di una situazione che a volte è migliore di quella in cui si trovano altri paesi europei. Il temuto autunno caldo forse non ci sarà, restando invece limitato a un contrasto, fisiologico, tra sindacati e Confindustria su rinnovi e modifiche alla contrattazione. Il governo non creda però di far propri i risultati senza dare segnali e prendere iniziative. L’ora della svolta è oggi. E aspettare le regionali per impostare il recovery fund potrebbe essere un’idea drammatica.

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