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Lavorare smart, regole e non dogmi

Redazione

Finita l’emergenza, sta ad aziende e sindacati non sprecare una buona rivoluzione

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Non tutti i cambiamenti che il nostro stile di vita ha subito in questi mesi sono destinati a restare, ma alcuni sì, almeno in parte. Il problema sta nel distinguere il grano della produttività dal loglio dell’emergenza. Il diritto allo smart working per i lavoratori che possono svolgere da casa le loro mansioni cesserà con l’inizio della scuola. I sindacati vedono in questo passaggio ora l’emancipazione dallo sfruttamento (come se il lavoro agile fosse una forma di schiavismo, senza diritti e senza orari), ora la privazione di una forma di flessibilità dei genitori con figli (anche al costo di giustificare qualche furbetto che se ne è approfittato). In questi termini, la discussione è però priva di senso: lavorare da casa è “smart” non perché aiuta a conciliare gli obblighi di lavoro con la genitorialità (che, per carità, è una cosa importante), ma perché consente di aumentare la produttività del lavoro e ridurre i costi (inclusi i tempi di spostamento dei lavoratori).

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Non tutti i cambiamenti che il nostro stile di vita ha subito in questi mesi sono destinati a restare, ma alcuni sì, almeno in parte. Il problema sta nel distinguere il grano della produttività dal loglio dell’emergenza. Il diritto allo smart working per i lavoratori che possono svolgere da casa le loro mansioni cesserà con l’inizio della scuola. I sindacati vedono in questo passaggio ora l’emancipazione dallo sfruttamento (come se il lavoro agile fosse una forma di schiavismo, senza diritti e senza orari), ora la privazione di una forma di flessibilità dei genitori con figli (anche al costo di giustificare qualche furbetto che se ne è approfittato). In questi termini, la discussione è però priva di senso: lavorare da casa è “smart” non perché aiuta a conciliare gli obblighi di lavoro con la genitorialità (che, per carità, è una cosa importante), ma perché consente di aumentare la produttività del lavoro e ridurre i costi (inclusi i tempi di spostamento dei lavoratori).

 

Non tutte le mansioni possono essere svolte a distanza, e probabilmente anche quelle per cui è possibile richiedono forme di interazione personale con colleghi e clienti. Ma proprio questa varietà di circostanze è impossibile da raccogliere sotto un cappello generale: dipende non solo dai settori e dalle funzioni di ciascun dipendente, ma anche dall’organizzazione del lavoro in azienda e dall’efficacia dei controlli. Di conseguenza, se vogliamo preservare quello che c’è di buono, dobbiamo valorizzare sempre di più la contrattazione decentrata, senza pretendere di trovare un’impossibile regola valida per tutti. Spetta alle imprese e ai sindacati trovare accordi caso per caso, per fare buon uso della flessibilità evitando lo “sfruttamento” e i “furbetti”. Ma questo richiede anche, da entrambe le parti, un importante esercizio di responsabilità. Cerchiamo di non sprecare questa piccola, grande opportunità di modernizzare il paese, affogandola in un dibattito politico sui massimi princìpi quando invece si tratta di trovare soluzioni concrete a problemi pratici.

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