PUBBLICITÁ

L’avanzata di Mediaset sul modello Ursula

Ora che anche il Tar del Lazio ha respinto le richieste di Vivendi contro Agcom, il Biscione è più vicino a diventare il primo produttore europeo di tv generalista

PUBBLICITÁ

Dopo l’Agcom, anche il Tar del Lazio ha dato ragione a Mediaset nella vertenza che la contrappone a Vivendi, secondo azionista con il 28,8 per cento dietro la Fininvest. L’azienda francese potrà far valere i suoi diritti di voto solo per il 10 per cento, o in alternativa sterilizzare la partecipazione in Tim, il 23,9. Dunque la famiglia Berlusconi procede nel progetto MediaForEurope, holding di diritto olandese che unirà le maggiori tv commerciali italiane, la controllata spagnola e la tedesca ProsiebenSat1, dal quale dovrebbe nascere il primo produttore europeo di tv generalista. Sul tragitto c’è ancora la Corte di giustizia europea, ma non è detto che ci si arrivi con le parti in conflitto. Due dei principali protagonisti sono infatti anche azionisti di Tim: oltre a Vivendi, il fondo americano Kkr che ha acquisito il 40 per cento della rete secondaria dell’ex monopolista italiano della telefonia, rafforzandolo nella partita per la rete unica che il governo vorrebbe pubblica. Kkr è inoltre tra i soci del gruppo editoriale tedesco Axel Springer, a sua volta interessato ad asset di ProsiebenSat.1 che non entrerebbero i MfE.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Dopo l’Agcom, anche il Tar del Lazio ha dato ragione a Mediaset nella vertenza che la contrappone a Vivendi, secondo azionista con il 28,8 per cento dietro la Fininvest. L’azienda francese potrà far valere i suoi diritti di voto solo per il 10 per cento, o in alternativa sterilizzare la partecipazione in Tim, il 23,9. Dunque la famiglia Berlusconi procede nel progetto MediaForEurope, holding di diritto olandese che unirà le maggiori tv commerciali italiane, la controllata spagnola e la tedesca ProsiebenSat1, dal quale dovrebbe nascere il primo produttore europeo di tv generalista. Sul tragitto c’è ancora la Corte di giustizia europea, ma non è detto che ci si arrivi con le parti in conflitto. Due dei principali protagonisti sono infatti anche azionisti di Tim: oltre a Vivendi, il fondo americano Kkr che ha acquisito il 40 per cento della rete secondaria dell’ex monopolista italiano della telefonia, rafforzandolo nella partita per la rete unica che il governo vorrebbe pubblica. Kkr è inoltre tra i soci del gruppo editoriale tedesco Axel Springer, a sua volta interessato ad asset di ProsiebenSat.1 che non entrerebbero i MfE.

    

L’interesse del Biscione a globalizzarsi ad essere non solo una piattaforma televisiva ma multimediale, dunque integrandosi con la fibra ottica, è evidente. Nessun produttore può fare a meno dello streaming come nessuna casa automobilistica può più escludere dai progetti i motori elettrici e ibridi. Da questo punto di vista il Cav. sta programmando il futuro del proprio impero in modo non provinciale (a differenza della Rai), guardando all’Europa e soprattutto a Germania, Francia, Spagna, Olanda. I suoi affari si sono intrecciati spesso con quelli politici italiani, certo con conflitti d’interesse ma con una indubbia visione imprenditoriale-politica (basta guardare appunto al lancio della tv commerciale, osteggiato da tutti tranne Bettino Craxi). Oggi siamo a un altro di questi snodi. MfE non è molto diverso da Mes, e le forze politiche al governo nei paesi interessati sono le stesse della “maggioranza Ursula” che ha eletto la von der Leyen, e che è stata decisiva nel Recovery fund: popolari, liberali, socialdemocratici. Ci sarebbero anche i 5 stelle, in Italia. Ma per ora la faccenda è fuori dai loro radar, ed è più Giuseppe Conte ad aver bisogno del Cav. che il contrario.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ