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Modello alta velocità

La concorrenza che manca nei trasporti può rendere l'Italia più competitiva 

Andrea Giuricin

Seguire la strada della regolazione indipendente e fermare l'ingerenza dello stato nella gestione delle aziende. Spunti dal rapporto annuale dell’Autorità 

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Il settimo rapporto annuale dell’Autorità di regolazione dei Trasporti (Art), presentato al parlamento questa mattina dal presidente Andrea Camanzi, è molto interessante perché permette di fare luce sui punti di forza e di debolezza del mercato dei trasporti nel nostro paese. Un settore essenziale in generale, ancora più importante in questo momento di ripartenza economica. L’Autorità, nata ormai 7 anni fa, è diventata un punto di riferimento per la regolazione economica, nonostante i cambiamenti sui mercati del settore, nonché attore essenziale affinché si possa avere una buona concorrenzialità a favore dei cittadini e di tutti gli operatori del sistema. 

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Il settimo rapporto annuale dell’Autorità di regolazione dei Trasporti (Art), presentato al parlamento questa mattina dal presidente Andrea Camanzi, è molto interessante perché permette di fare luce sui punti di forza e di debolezza del mercato dei trasporti nel nostro paese. Un settore essenziale in generale, ancora più importante in questo momento di ripartenza economica. L’Autorità, nata ormai 7 anni fa, è diventata un punto di riferimento per la regolazione economica, nonostante i cambiamenti sui mercati del settore, nonché attore essenziale affinché si possa avere una buona concorrenzialità a favore dei cittadini e di tutti gli operatori del sistema. 

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In alcuni ambiti dei trasporti, l’Italia si è configurata come esempio a livello globale ed europeo. È questo il caso dell’alta velocità, dove grazie alla concorrenza si è avuto un forte incremento della domanda e dell’offerta ed una contestuale diminuzione dei prezzi. Un esempio preso come modello a livello europeo tanto che alla fine di questo anno, grazie al quarto pacchetto di liberalizzazione del settore ferroviario, la concorrenza verrà introdotta in tutta Europa.

L’open access ferroviario è stato certo complesso da implementare, ma è indubbio che l’Autorità sia stata in grado di aiutare lo sviluppo di questo mercato. Gli attori privati, come Italo, in un settore ben regolato, hanno potuto portare benefici non solo ai consumatori, ma anche indirettamente all’incumbent come Ferrovie dello Stato Italiane, che ha migliorato la sua efficienza.

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La concorrenza manca tuttavia in diversi altri ambiti dei trasporti, quali ad esempio quello dei taxi e del trasporto pubblico locale. Ci sono ancora monopoli pubblici gestiti da enti locali che non sono efficienti e che hanno deciso di non metterli a gara. La mancanza di concorrenza ha dei seri effetti sia sulla qualità del servizio (come succede ad esempio a Roma con Atac, che non raggiunge gli obiettivi del contratto di servizio stesso) che sui costi per i contribuenti: è evidente che non avere gare trasparenti porta ad avere dei sovracosti che sono poi pagati dai contribuenti. Nel settore dei taxi, invece, la mancanza di licenze ha portato a una posizione di monopolio e di chiusura che non porta benefici al consumatore.

   

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È chiaro che per cambiare direzione e favorire la concorrenzialità non basta il solo intervento dell'Autorità, serve la volontà politica. E invece ultimamente abbiamo visto troppo spesso un intervento diretto dello stato nei trasporti e nelle infrastrutture, con l'intento di gestire direttamente aziende e società senza averne le capacità. Gli esempi di Alitalia o Atac mostrano chiaramente quale sia il punto e quanto costino ogni anno al contribuente le decisioni del governo centrale o degli enti locali, orientate a gestire direttamente le aziende con obiettivi non di efficienza ma di consenso elettorale.

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Lo Stato dovrebbe saper regolare bene, in maniera leggera e veloce, cercando di fare esprimere al meglio gli operatori sul mercato al fine di avere servizi efficienti ed eliminare sprechi di risorse del contribuente. E in tutto questo l’Autorità ha un ruolo essenziale: grazie alla sua indipendenza dalla politica e dal Governo è in grado di fissare le regole del gioco affinché questo possa essere il più concorrenziale possibile. E’ bene continuare nella direzione dell’indipendenza della regolazione economica anche per i prossimi sette anni, dato che il mandato del presidente Camanzi è al termine, proprio per cercare di rendere l’Italia un paese più competitivo.

   

A questo è da aggiungere la necessità da parte della politica di comprendere che la parola liberalizzazione nel settore dei trasporti non è un concetto astruso e negativo, bensì la chiave di volta affinché la trasparenza e l’efficienza possano portare i benefici a tutti i cittadini, sia come consumatori che come contribuenti. Se al contrario la politica deciderà di andare verso una sempre maggiore voglia di gestire direttamente il settore dei trasporti e delle infrastrutture, come successo negli ultimi anni, il rischio sarà quello di avere un'Italia sempre meno produttiva e meno competitiva a livello globale. E dopo una grande crisi come quella legata alla pandemia Covid-19 questo è ancora più impensabile e inaccettabile. 

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