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Accademica, cda di Enel, consulente di Conte. Quanti cappelli ha la Mazzucato?

Carlo Stagnaro

Vanno bene i consigli, ma meglio senza conflitti di interessi

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Chi è Mariana Mazzucato? L’autrice de “Lo Stato innovatore”, che giovedì ha firmato un denso editoriale sul Sole 24 Ore, è almeno tre cose contemporaneamente: una studiosa influente e controversa; una ascoltata consigliera economica di Giuseppe Conte; una consigliera di amministrazione dell’Enel. Quale cappello indossa quando si esprime? Il quotidiano di Confindustria non ha riportato alcun dettaglio biografico: è normale ma, in questo caso sarebbe stato opportuno agire altrimenti. Il commento, infatti, troneggiava in prima pagina di fianco a una sorta di pezzo autocelebrativodi Domenico Arcuri. Non ci sarebbe nulla di male, se, appunto, non fosse per l’opacità sul ruolo e gli obiettivi di Mazzucato, i quali incrociano i temi trattati suscitando numerosi interrogativi. La docente dello University College di Londra nota che “le imprese partecipate dallo Stato costituiscono, nei rispettivi ambiti, delle punte di eccellenza industriale. Il problema è che spesso agiscono in isolamento, senza un orientamento coordinato. Questo ne riduce il potenziale sistemico complessivo, che l’attribuzione concordata di missioni con uno Stato innovatore potrebbe attivare”. Sono parole davvero singolari, se pronunciate dal membro del cda proprio di una tra le partecipate più dinamiche e importanti (Enel), della quale – ironicamente – è anche componente del Comitato parti correlate. L’invito al governo a stimolare forme di collaborazione suona pericolosamente vicino all’elogio della collusione. Sarebbe meglio fugare questa impressione, visto che molte delle imprese interessate sono i soggetti dominanti in mercati contigui, e diverse (inclusa la stessa Enel) sono “affezionati clienti” dell’Antitrust. A maggior ragione, servirebbe cautela in un momento in cui la rete delle partecipate si allarga a dismisura, estendendosi da quelle “storiche” (Enel, Eni, Terna, Snam, Poste, Ferrovie, Leonardo…) a molte altre (Mps, Popolare Bari, Alitalia, l’ex Ilva, Aspi…). 

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Chi è Mariana Mazzucato? L’autrice de “Lo Stato innovatore”, che giovedì ha firmato un denso editoriale sul Sole 24 Ore, è almeno tre cose contemporaneamente: una studiosa influente e controversa; una ascoltata consigliera economica di Giuseppe Conte; una consigliera di amministrazione dell’Enel. Quale cappello indossa quando si esprime? Il quotidiano di Confindustria non ha riportato alcun dettaglio biografico: è normale ma, in questo caso sarebbe stato opportuno agire altrimenti. Il commento, infatti, troneggiava in prima pagina di fianco a una sorta di pezzo autocelebrativodi Domenico Arcuri. Non ci sarebbe nulla di male, se, appunto, non fosse per l’opacità sul ruolo e gli obiettivi di Mazzucato, i quali incrociano i temi trattati suscitando numerosi interrogativi. La docente dello University College di Londra nota che “le imprese partecipate dallo Stato costituiscono, nei rispettivi ambiti, delle punte di eccellenza industriale. Il problema è che spesso agiscono in isolamento, senza un orientamento coordinato. Questo ne riduce il potenziale sistemico complessivo, che l’attribuzione concordata di missioni con uno Stato innovatore potrebbe attivare”. Sono parole davvero singolari, se pronunciate dal membro del cda proprio di una tra le partecipate più dinamiche e importanti (Enel), della quale – ironicamente – è anche componente del Comitato parti correlate. L’invito al governo a stimolare forme di collaborazione suona pericolosamente vicino all’elogio della collusione. Sarebbe meglio fugare questa impressione, visto che molte delle imprese interessate sono i soggetti dominanti in mercati contigui, e diverse (inclusa la stessa Enel) sono “affezionati clienti” dell’Antitrust. A maggior ragione, servirebbe cautela in un momento in cui la rete delle partecipate si allarga a dismisura, estendendosi da quelle “storiche” (Enel, Eni, Terna, Snam, Poste, Ferrovie, Leonardo…) a molte altre (Mps, Popolare Bari, Alitalia, l’ex Ilva, Aspi…). 

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L’altro passaggio è, per certi versi, ancora più curioso: “con il governo italiano stiamo cercando di implementare un’applicazione di questo approccio sui temi della trasformazione digitale e della transizione ecologica”. Sono entrambi ambiti nei quali Enel ha rilevanti e legittimi interessi. Cosa significa, allora, “stiamo lavorando”? Chi è il “noi” soggetto implicito della frase? E’ l’azienda guidata da Francesco Starace? Oppure si riferisce al ruolo consulenziale della stessa Mazzucato presso Palazzo Chigi? La confusione tra opinioni personali, indirizzi politici e strategie industriali non fa bene a nessuno, e certo non all’Enel. Poi, si apre un secondo mistero: sul sito del governo non c’è alcuna menzione di Mazzucato, tranne che per il suo coinvolgimento nella Task Force di Vittorio Colao (il cui rapporto finale, però, non ha firmato). 

 

 

Il premier ha diritto di farsi consigliare da chi gli pare, ma – in presenza di potenziali conflitti di interesse – sarebbe opportuna la massima trasparenza, come continua a sollecitare l’Anac. Specialmente quando i consiglieri partecipano al dibattito pubblico, inducendo i lettori a pensare che le loro opinioni siano terze e neutrali, quando invece – con tutta evidenza – è vero il contrario.

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