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I “sei pilastri” per arrivare a un compromesso sul Recovery Fund

David Carretta

Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, si presenterà al Vertice del 17 e 18 luglio con un documento negoziale con diverse concessioni fatte ai paesi frugali

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Bruxelles. Imporre una condizionalità rafforzata sulle riforme, lasciare la decisione sull'esborso degli aiuti saldamente nelle mani dei governi, mantenere sconti al Bilancio comunitario per i paesi frugali, e istituire un fondo di riserva da 5 miliardi per fronteggiare le conseguenze impreviste della Brexit: sono questi gli ingredienti scelti dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per cercare di arrivare a un accordo sul Recovery Fund e il Bilancio 2021-27 dell'Ue al Vertice del 17 e 18 luglio. Le “tre parole” chiave sono “convergenza, resilienza e trasformazione” per “riparare i danni causati dal Covid-19, riformare le nostre economie e rimodellare le nostre società”, ha spiegato Michel durante una conferenza stampa per presentare la sua “NegoBox”, la scatola negoziale con cifre e misure su cui si concentreranno le trattative dei leader la prossima settimana. Dopo i colloqui bilaterali con i 27 delle scorse settimane, Michel ha individuato “sei pilastri” per arrivare a un compromesso. Rispetto alla proposta della Commissione su Recovery Fund e Bilancio 2021-27, i livelli di ambizione sulle cifre rimangono sostanzialmente gli stessi, ma ci sono diverse concessioni ai paesi frugali. E non sono tutte buone notizie per il governo di Giuseppe Conte. Secondo la proposta di Michel, i piani nazionali di riforma e resilienza e la decisione di procedere all'esborso degli aiuti saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, e non dalla Commissione. Inoltre, i paesi beneficiari dovranno rispettare le raccomandazioni specifiche dell'Ue “degli ultimi anni” e non solo del 2020, ha spiegato Michel. Per l'Italia significa le riforme su lavoro, pensioni, fisco, pubblica amministrazione, giustizia e liberalizzazione raccomandate nel 2018 e 2019, e non solo l'invito a spendere per reagire alla crisi del Covid-19 contenuta in quella del 2020. "Il nostro obiettivo non è bruciare soldi. E' investire e riformare", ha avvertito Michel.

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Bruxelles. Imporre una condizionalità rafforzata sulle riforme, lasciare la decisione sull'esborso degli aiuti saldamente nelle mani dei governi, mantenere sconti al Bilancio comunitario per i paesi frugali, e istituire un fondo di riserva da 5 miliardi per fronteggiare le conseguenze impreviste della Brexit: sono questi gli ingredienti scelti dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per cercare di arrivare a un accordo sul Recovery Fund e il Bilancio 2021-27 dell'Ue al Vertice del 17 e 18 luglio. Le “tre parole” chiave sono “convergenza, resilienza e trasformazione” per “riparare i danni causati dal Covid-19, riformare le nostre economie e rimodellare le nostre società”, ha spiegato Michel durante una conferenza stampa per presentare la sua “NegoBox”, la scatola negoziale con cifre e misure su cui si concentreranno le trattative dei leader la prossima settimana. Dopo i colloqui bilaterali con i 27 delle scorse settimane, Michel ha individuato “sei pilastri” per arrivare a un compromesso. Rispetto alla proposta della Commissione su Recovery Fund e Bilancio 2021-27, i livelli di ambizione sulle cifre rimangono sostanzialmente gli stessi, ma ci sono diverse concessioni ai paesi frugali. E non sono tutte buone notizie per il governo di Giuseppe Conte. Secondo la proposta di Michel, i piani nazionali di riforma e resilienza e la decisione di procedere all'esborso degli aiuti saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, e non dalla Commissione. Inoltre, i paesi beneficiari dovranno rispettare le raccomandazioni specifiche dell'Ue “degli ultimi anni” e non solo del 2020, ha spiegato Michel. Per l'Italia significa le riforme su lavoro, pensioni, fisco, pubblica amministrazione, giustizia e liberalizzazione raccomandate nel 2018 e 2019, e non solo l'invito a spendere per reagire alla crisi del Covid-19 contenuta in quella del 2020. "Il nostro obiettivo non è bruciare soldi. E' investire e riformare", ha avvertito Michel.

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La proposta Michel – come anticipato dal Foglio – prevede innanzitutto un bilancio 2021-27 dell'Ue di 1.074 miliardi, una trentina di miliardi in meno in sette anni rispetto al livello indicato dalla Commissione di Ursula von der Leyen. Secondo, Michel vuole mantenere gli sconti (rebates) al bilancio Ue per Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia e Germania in termini reali sulla base del 2020 e con una somma forfettaria. Terzo, l'ammontare complessivo del Recovery Fund è mantenuto a 750 miliardi di euro, raccolti dalla Commissione sui mercati attraverso debito comune. Quarto, Michel propone di preservare la ratio tra stanziamenti a fondo perduto (500 miliardi) e prestiti (250 miliardi). Quinto, l'allocazione dei fondi avverrà in due fasi per tenere conto dell'effettivo impatto del Covid-19 sulle economie: il 70 per cento del Recovery Fund sarà stanziato nel 2021-22 sulla base della chiave di ripartizione proposta della Commissione (basata su pil, popolazione e disoccupazione degli ultimi 5 anni); il restante 30 per cento sarà allocato nel 2023 tenendo conto della caduta del pil del 2020-21. Il sesto pilastro - la governance e la condizionalità - rischia di trasformare il Recovery Fund in un Mes: i piani nazionali di riforme e resilienza dovranno essere in linea con il semestre europeo e le raccomandazioni specifiche; i piani e gli esborsi di aiuti dal Consiglio saranno approvati a maggioranza qualificata; i paesi beneficiari dovranno rispettare condizioni e obiettivi prefissati prima di ottenere i fondi del Recovery Fund.

  

 

La “NegoBox” sarà oggetto di negoziati serrati, anche perché contiene altri elementi controversi. Michel ha mantenuto la proposta della Commissione di introdurre nuove risorse proprie – tasse su plastica non riciclabile, carbonio alle frontiere, digitale, emissioni e transazioni finanziarie – che non piacciono ai paesi del nord. Il presidente dell'Ue ha tuttavia abbandonato l'idea di una tassa sul mercato interno per le grandi multinazionali. La condizionalità sullo stato di diritto – Michel insiste sulla possibilità di sospendere i fondi con una decisione del Consiglio a maggioranza qualificata – non piace ai 4 del gruppo di Visegrad. Sullo Stato di diritto “non abbiamo intenzione di abbassare la testa o chiudere gli occhi”, ha detto Michel. Il presidente del Consiglio europeo ha inoltre proposto di anticipare il rimborso del debito accumulato con il Recovery Fund al 2026, invece che al 2028. Gli stati membri sono divisi sulla condizionalità sulle riforme. “E' una questione difficile e sensibile. Attorno al tavolo ci sono opinioni diverse”, ha ammesso Michel: “Cerco di proporre un ponte tra le diverse opinioni attorno al tavolo”. Anche la ratio stanziamenti-prestiti è controversa, ma Michel ha sottolineato che “l'alto livello di debito per alcuni stati membri è un problema non solo per loro, ma anche per il mercato interno. Nessuno ha interesse a più disparità nel mercato interno”.

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La sorpresa della “NegoBox” di Michel è costituita dalla creazione di un fondo di “riserva Brexit di 5 miliardi” per rispondere alle conseguenze impreviste nei paesi e settori più colpiti. Questa l'esca a cui il presidente del Consiglio europeo spera il premier olandese, Mark Rutte, abbocchi. I Paesi Bassi – insieme a Belgio, Francia, Olanda, ma anche gli altri due frugali Danimarca e Svezia – sono i più esposti a un “no-deal” sulle relazioni future con il Regno Unito. Anche il rafforzamento di condizionalità e governance va nella direzione auspicata da Rutte, che a oggi è considerato il principale ostacolo a un compromesso.

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