PUBBLICITÁ

Aziende e governi. Ora di grandi coalizioni

Claudio Cerasa

Le aziende su cui vale la pena investire e i governi su cui vale la pena scommettere hanno una caratteristica comune: ce la farà chi avrà la forza di tenere insieme il meglio del liberalismo e il meglio della socialdemocrazia. Guida a una rivoluzione possibile

PUBBLICITÁ

James Chanos è un famoso gestore di fondi di investimento americani e qualche giorno fa ha annunciato ai mercati una decisione importante che ha ispirato un discusso editoriale pubblicato ieri sul Financial Times. Chanos ha comunicato di non volere più investire neppure un dollaro su società costituite sul modello dei “gig workers” e al contrario di quello che si potrebbe credere la sua decisione non è stata dettata da un pregiudizio etico negativo contro le società eccessivamente flessibili ma è stata dettata da una scelta squisitamente di mercato, frutto di un ragionamento maturato in questa stagione di pandemia.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


James Chanos è un famoso gestore di fondi di investimento americani e qualche giorno fa ha annunciato ai mercati una decisione importante che ha ispirato un discusso editoriale pubblicato ieri sul Financial Times. Chanos ha comunicato di non volere più investire neppure un dollaro su società costituite sul modello dei “gig workers” e al contrario di quello che si potrebbe credere la sua decisione non è stata dettata da un pregiudizio etico negativo contro le società eccessivamente flessibili ma è stata dettata da una scelta squisitamente di mercato, frutto di un ragionamento maturato in questa stagione di pandemia.

PUBBLICITÁ

 

Il ragionamento di Chanos è questo: la crisi che stiamo vivendo non sarà una crisi passeggera e cambierà oltre alle nostre abitudini anche i criteri con cui ogni investitore dovrà valutare la capacità di proiettarsi verso il futuro delle singole imprese. In questo quadro, dice Chanos, le imprese e le aziende che potranno avere un futuro sono quelle che hanno scelto di non indebitarsi troppo, sono quelle che hanno deciso di affrontare i periodi di difficoltà facendo investimenti e non tagliando il personale, sono quelle che hanno costruito un modello di business non basato sul ricatto ai fornitori, sono quelle che hanno scelto di creare strutture aziendali caratterizzate da una flessibilità ponderata e sono quelle in definitiva che hanno compreso che la crescita di un’azienda può avvenire solo se si accetta la globalizzazione e non se la si evita.

 

PUBBLICITÁ

La mossa di Chanos – che non è una mossa da filantropo ma è una mossa da investitore puro, quasi da speculatore, e Chanos arriva non a caso a teorizzare la necessità che le imprese del futuro debbano essere solide anche per poter prosperare nel caos e trasformare il disordine in un’occasione per fare affari – non ha fatto notizia solo perché è la mossa di un investitore importante. Ma perché ha intercettato quello che probabilmente è una sorta di Zeitgeist, un nuovo spirito del tempo, generato dalla diffusione della pandemia. E l’insieme di questi spunti ha portato il Financial Times a inquadrare con queste parole le coordinate dell’impresa del futuro. “L’impresa lungimirante deve saper rassicurare e rafforzare l’intera rete di persone che è alla base del suo successo. E proprio come le imprese costruite sulle fragili basi della gig economy rischiano di collassare, quelle che hanno mantenuto una rete di sicurezza fatta di lavoratori a tempo pieno fedeli e adattabili hanno più probabilità di farcela. E saranno più pronte a fronteggiare futuri disastri”. La conclusione del Financial Times è suggestiva e offre un modello di gestione dell’impresa che non può che suscitare anche una qualche riflessione a livello politico: le aziende, suggerisce il giornale della City, devono approfittare della fase in corso per trasformare le loro catene di approvvigionamento da modelli “just in time”, settati cioè sulla gestione del breve periodo, a modelli “just in case”, settati cioè per sopravvivere anche in stagioni di vacche magre. E la direzione che si indovina leggendo le righe del Financial Times offre qualche spunto anche per ragionare sul futuro della politica.

 

Gianluigi Recuperati, scrittore e nostro collaboratore, in un forum online chiamato “Cultura Italiae” ha sintetizzato come meglio non si potrebbe il succo del discorso: la tragedia del coronavirus potrebbe contribuire a imporre, nelle aziende e non solo, un nuovo modello economico capace di tenere insieme il meglio del liberalismo economico senza i suoi tratti più estremisti e il meglio della socialdemocrazia senza i suoi tratti più estremisti. Così come, nel mondo dell’impresa, in una fase difficile come quella che stiamo vivendo, le imprese che avranno la forza di affermarsi saranno quelle più globalizzate, più patrimonializzate e più rispettose nei confronti dei propri dipendenti e dei propri fornitori, allo stesso modo si potrebbe dire che questo principio è destinato a valere anche nel mondo della politica. E così come nel 2011 i paesi europei che sono riusciti a non farsi inghiottire dalla crisi dei debiti sovrani sono stati quelli che hanno messo insieme forze politiche di cultura diversa, disposte a far fare alle proprie ideologie un passo indietro per farne fare uno in avanti al paese (chiedere al Portogallo), allo stesso modo si potrebbe pensare che la crisi generata dalla gestione del coronavirus potrà essere affrontata con forza solo da quei paesi disposti a tenere insieme il meglio del liberalismo economico senza i suoi tratti più estremisti e il meglio della socialdemocrazia senza i suoi tratti più estremisti.

 

La formula della grande coalizione tra forze politiche di natura diversa (Ppe e Pse) è in fondo quella che traina da molti anni le legislature europee (compresa questa) ed è una formula che guida da molti anni anche un paese come la Germania che forse non a caso ha saputo affrontare finora la pandemia meglio degli altri. L’Europa potrà aiutare molto l’Italia e i paesi e le aziende più colpiti dalla crisi ma così come le aziende del futuro saranno quelle che riusciranno a miscelare in modo virtuoso globalizzazione e welfare allo stesso modo i paesi che usciranno meglio dalla crisi saranno forse quelli capaci di avere una classe politica capace di far fare un passo indietro alle proprie ideologie per farne fare uno in avanti al proprio paese. Chissà che non possa capitare anche in Italia.

PUBBLICITÁ
PUBBLICITÁ