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Deficit e infrastrutture

Redazione

Il governo raddoppia e stanzia 7,5 miliardi per l’emergenza. L’Ue accetterà

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Accusato di minimalismo per quanto fatto finora, il governo ha annunciato di aver portato da 3,6 a 7,5 i miliardi stanziati per gli aiuti a famiglie e imprese colpite dal coronavirus, compresi da ultimi voucher per chi dovrà badare ai bambini con le scuole chiuse. Dal punto di vista dei parametri europei si tratta di quasi quattro decimali di pil rispetto a quanto previsto dalla legge di Bilancio e ai poco più di due previsti inizialmente. Nella nuova cifra sono compresi gli stanziamenti urgenti per i comuni delle zone rosse (sgravi fiscali e contributivi, sospensioni e rinvio di mutui e utenze, cassa integrazione per le pmi, garanzie per l’export). L’annuncio del governo è arrivato subito dopo che da Bruxelles il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni aveva assicurato all’Italia “il massimo di flessibilità possibile”. Sette miliardi e mezzo sono una cifra ragguardevole ma ancora in una dimensione di tamponamento di danni. Insomma non si tratta della terapia choc tanto invocata in Italia. Anche perché, con il debito che abbiamo, il vero rischio è che lo choc sia sulla sostenibilità del debito.

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Accusato di minimalismo per quanto fatto finora, il governo ha annunciato di aver portato da 3,6 a 7,5 i miliardi stanziati per gli aiuti a famiglie e imprese colpite dal coronavirus, compresi da ultimi voucher per chi dovrà badare ai bambini con le scuole chiuse. Dal punto di vista dei parametri europei si tratta di quasi quattro decimali di pil rispetto a quanto previsto dalla legge di Bilancio e ai poco più di due previsti inizialmente. Nella nuova cifra sono compresi gli stanziamenti urgenti per i comuni delle zone rosse (sgravi fiscali e contributivi, sospensioni e rinvio di mutui e utenze, cassa integrazione per le pmi, garanzie per l’export). L’annuncio del governo è arrivato subito dopo che da Bruxelles il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni aveva assicurato all’Italia “il massimo di flessibilità possibile”. Sette miliardi e mezzo sono una cifra ragguardevole ma ancora in una dimensione di tamponamento di danni. Insomma non si tratta della terapia choc tanto invocata in Italia. Anche perché, con il debito che abbiamo, il vero rischio è che lo choc sia sulla sostenibilità del debito.

 

Oltre che sul famoso sblocco dei cantieri, questo maxi-intervento dovrebbe basarsi anche su una riforma del fisco e della burocrazia. Una settimana fa un altro documento era stato sottoscritto dalle categorie imprenditoriali e dai maggiori sindacati; il “partito del pil” che riprende forma. E’ meglio però guardare all’esistente e a quanto si può ragionevolmente fare. Oggi i grandi cantieri attivi sono due: la Tav e il ponte Morandi. Per entrambi è in carica una gestione commissariale, e per il Morandi è di fatto stato bypassato il codice degli appalti. Il commissariamento generalizzato dei cantieri sul modello Genova è in discussione nella maggioranza e il nodo politico da superare è l’ostilità del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che però i 5 stelle vorrebbero mandare verso le regionali in Campania. Un altro grillino più pragmatico, il titolare del ministero dello Sviluppo Stefano Patuanelli, ha messo a punto un elenco di 21 grandi opere prioritarie (7 ferroviarie, 6 autostradali, il resto di messa in sicurezza del territorio). Secondo l’Ance, l’Associazione dei costruttori, ne servono dieci volte tanto.

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