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Paul Singer, l’“avvoltoio” che taglia le teste, da Twitter al Milan

Ugo Bertone

In poche ore Jack Dorsey e l'accoppiata Boban-Maldini sono finiti nel mirino del re dei fondi speculativi che, da sempre, chiude le sue avventure con un guadagno. Unica eccezione: Telecom

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Milano. Un mito della new economy messo alla porta senza troppi complimenti a New York. E, quasi in contemporanea, l’ennesima rivoluzione in casa Milan, ovvero una leggenda vivente del club (se non due) accompagnata verso l’uscita del Meazza senza troppi complimenti. Colpisce senza pietà in questi giorni di epidemie e pentimento, la spada di Paul Singer, re dei fondi speculativi ma anche rinomato tagliatore di teste che non esita, se del caso, a sfidare giganti dell’industria, come Samsung o eBay, piuttosto che interi governi, come hanno imparato a loro spese Argentina e Perù.

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Milano. Un mito della new economy messo alla porta senza troppi complimenti a New York. E, quasi in contemporanea, l’ennesima rivoluzione in casa Milan, ovvero una leggenda vivente del club (se non due) accompagnata verso l’uscita del Meazza senza troppi complimenti. Colpisce senza pietà in questi giorni di epidemie e pentimento, la spada di Paul Singer, re dei fondi speculativi ma anche rinomato tagliatore di teste che non esita, se del caso, a sfidare giganti dell’industria, come Samsung o eBay, piuttosto che interi governi, come hanno imparato a loro spese Argentina e Perù.

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Senza guardare in faccia a nessuno, dall’alto dei 38 miliardi dollari amministrati, che si tratti di Jack Dorsey, l’ex modello che ha creato Twitter, l’impero dei microblog che occupa gran parte del tempo di Donald Trump. Oppure dei monumenti della Milano rossonera, Zvonimir Boban e lo stesso Paolo Maldini, destinati a subire il diktat di Ivan Gazidis, il manager in arrivo dalla Premier League che gode della fiducia assoluta di Gordon, il figlio prediletto di Singer, a sua volta grande tifoso dell’Arsenal. Sia Dorsey che l’accoppiata Boban-Maldini sono finiti negli ultimi giorni nel mirino del re dei fondi avvoltoio, uno che, da sempre, chiude le sue avventure con un guadagno. Con un’eccezione: in Telecom Italia, di cui è l’azionista numero uno dopo aver estromesso Vivendi, i conti per ora non tornano. Ma Singer, che nel frattempo ha fatto pace con Vincent Bolloré e ha dato fiducia a Luigi Gubitosi, non dispera: dopo tante traversie, l’ex incumbent delle tlc nostrane sembra finalmente disporre di alcuni jolly (la cessione di una parte della rete fissa a Kkr, l’Ipo dei datacenter e altri ancora) che potrebbero far quadrare i conti. Senza fretta, ma con pazienza. La stessa che ha permesso al fondo Elliott di uscir vincente dalla battaglia ingaggiata contro Hitachi (e Leonardo) per alzare il prezzo della quota di minoranza in Ansaldo Sts: dopo un lungo braccio di ferro, i giapponesi si sono piegati a cedere alle condizioni del “fondo avvoltoio” versando un assegno di 800 milioni di euro, più del doppio di quanto Elliott ha speso per garantirsi la quasi totalità del Milan, pagato 303 milioni.

 

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Solo un affare o finanziario o l’inizio di una passione? Buona la prima, a giudicare dalla freddezza del boss, che non si è mai recato a vedere le gesta rossonere. Ma con i Singer, sia Gordon che il patriarca Paul (multato durante i Mondiali nel 2006 in Germania per essersi tuffato, brillo, in una fontana) non si può mai dire. Ivan Gazidis, manager sudafricano di scuola Arsenal, si è comportato finora come Attila, snobbando le gerarchie interne, a partire dal ruolo di Zlatan Ibrahimovic fino a quello di Stefano Pioli, ottimo allenatore al più sopportato che lascerà il posto a Ralf Rangnick, sconosciuto al pubblico ma noto in Germania come “The Professor”, sia per i risultati in Bundesliga (Hoffenheim, Schalke 04 e Red Bull Lipsia) che per i metodi. Un uomo che vive di calcio, buon talent scout ma che difficilmente potrà importare alcune sue idee. Tipo le punizioni da infliggere a chi non esegue i compiti affidati sul campo: pulire e gonfiare i palloni per una settimana, ad esempio, oppure andare a fare l’assistente durante gli allenamenti della Primavera nel giorno libero, accompagnare un’ora al giorno per una settimana i tifosi per il tour dello stadio, servire drink al bar. Piuttosto che la punizione più temuta: la “principessa”, passare una settimana ad allenarsi in tutù.

 

Andrà senz’altro meglio a Dorsey, nel mirino di Singer per il doppio lavoro. Già, non pago di aver creato il sistema dei micromessaggi, Dorsey ha voluto fare il bis con Square, una piattaforma fintech per i micropagamenti che sta andando molto bene, forse troppo. Secondo Singer, che ha rilevato il 4 per cento di Twitter, il fondatore trascura l’impero dei tweet per dedicarsi alla sua seconda creatura. E quando Dorsey ha annunciato di voler passare i prossimi sette mesi in Africa per sviluppare un nuovo, affascinante progetto basato sulle criptovalute, Singer ha perso la pazienza: né doppio lavoro né anno sabbatico. Con i soldi dei nostri azionisti non scherza nessuno, né a Wall Street né al Meazza.

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