Perché l’agricoltura europea è il prossimo obiettivo dei dazi di Trump
Giansanti (Confagricoltura): “Un rallentamento delle esportazioni avrebbe gravi conseguenze. Per questo il governo deve seguire con la massima attenzione il negoziato tra Ue e Stati Uniti”
Milano. L’annuncio di Donald Trump sull’accordo raggiunto per vendere più carne bovina senza ormoni all’Europa – cosa che garantirà agli allevatori americani un incremento di fatturato di 270 milioni di dollari all’anno per i prossimi sette anni – è avvenuto nello stesso giorno (venerdì 2 agosto) in cui il presidente ha twittato rincari di tariffe su 300 miliardi di merci provenienti dalla Cina, scatenando un putiferio sui mercati finanziari e valutari.
“La Casa Bianca ha stilato una lista di prodotti importati dall’Unione, per un controvalore di 24 miliardi di dollari, da sottoporre a dazi aggiuntivi fino al cento per cento del valore e al momento non ci sono segnali che questa strada non venga intrapresa”, dice al Foglio Giansanti. L’elenco include produzioni di punta del made in Italy per un valore di oltre 2 miliardi di dollari e più della metà delle esportazioni italiane del settore rischia di essere sottoposta a tariffe doganali aggiuntive: vini, formaggio, olio d’oliva e pasta sono i prodotti più a rischio.
Con 4 miliardi di euro di esportazioni all’anno, gli Stati Uniti sono il terzo mercato di sbocco per l’Italia, dopo Francia e Germania. “Un rallentamento delle esportazioni avrebbe gravi conseguenze sul sistema produttivo, ma anche su bilancia commerciale e pil. Per questo, con le altre associazioni abbiamo chiesto al governo che venga seguito con la massima attenzione il negoziato tra Ue e Stati Uniti”, prosegue Giansanti, che ha ricevuto rassicurazioni dalla commissaria per il Commercio Cecilia Malmström dopo l’appello lanciato lanciato nei giorni scorsi alle istituzioni di Bruxelles. La Commissione ha detto di essere “fermamente determinata” a trovare una soluzione per mettere fine alla disputa sui sussidi al settore aeronautico ed evitare così l’imposizione di tariffe aggiuntive sulle esportazioni agroalimentari dall’Ue. L’accordo sulle bistecche può essere interpretato come una mano tesa dell’Europa a Trump insieme con il notevole incremento delle importazioni di soia (più 120 per cento in un anno) dagli Stati Uniti, che sono diventati nel giro di un anno il primo fornitore degli stati membri, a scapito dell’Argentina. “Ben vengano tutte le iniziative finalizzate a rassicurare gli Stati Uniti. Ma per ora non mi pare ci siano segnali concreti di distensione”, conclude il presidente di Confagricoltura.