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Utopici, folli, concreti. Tutti i piani B in caso di default greco

Ugo Bertone
A mano a mano che prende corpo la minaccia del default di Atene, s’ingrossa anche il fiume degli acquisti della moneta virtuale, moderno bene rifugio per i capitali in fuga dal Pireo e dintorni.
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Milano. Piano B, come Bitcoin. A mano a mano che prende corpo la minaccia del default di Atene, s’ingrossa anche il fiume degli acquisti della moneta virtuale, moderno bene rifugio per i capitali in fuga dal Pireo e dintorni. In una sola settimana, secondo il broker elettronico londinese vaultoro.com, le transazioni in arrivo dai server greci sono salite del 124 per cento, facendo schizzare i prezzi a quota 225 dollari. Ancora poca cosa, se si pensa ai 700 dollari toccati dalla valuta elettronica al culmine della crisi di Cipro o ai picchi delle richieste in arrivo da Buenos Aires, sotto la pressione dei creditori. Ma stavolta i risparmiatori greci che hanno scelto i Bitcoin come sbocco per i capitali in fuga da Atene hanno dato retta a un consigliere d’eccellenza: il ministro Yanis Varoufakis che, poco più di un anno fa, quand’era un semplice docente all’Università di Austin (Texas), aveva teorizzato la creazione degli Ft-Coin che sta per “Future taxes Coin”, una nuova moneta garantita dalle entrate fiscali future. Purtroppo per lui, un conto sono i sogni, altra la dura realtà che, tempo un paio di settimane, la Grecia potrebbe fronteggiare. “Il fallimento delle trattative segnerebbe l’inizio di un percorso doloroso: prima il default, poi l’uscita dall’euro. Infine, probabilmente, l’uscita dall’Unione europea”.

 

Così, senza concessioni alla speranza, il governatore della Banca centrale greca, Yannis Stournaras, già ministro delle Finanze di Samaras, liquida l’illusione di poter fare a meno dell’Europa. Certo, non è detto che il default di Atene segni senz’altro il ritorno alla dracma, con una svalutazione immediata almeno del 40 per cento. Più facile che si possa comunque arrivare a un fallimento pilotato, con la collaborazione di Bruxelles. L’Ue potrebbe garantire, oltre alla ristrutturazione del debito, un cordone sanitario che consenta il commercio estero mentre la Bce avrebbe il compito di tenere in vita le banche. L’euro, in questo caso, continuerà a essere la valuta ufficiale verso l’estero ma stipendi e pensioni sarebbero pagati in Iou (acronimo di “I owe you”, sono in debito con te), ovvero una valuta di carta che i commercianti dovrebbero accettare per buona. Le conseguenze? I più ottimisti sostengono che una terapia del genere potrebbe funzionare: Atene avrebbe tempo per rimettere in ordine l’economia senza subire i sacrifici chiesti dai creditori e così raddrizzare la bilancia commerciale prima di rientrare a pieno titolo nell’Eurozona. Un’utopia sballata, replicano i più. Non c’è ragione per sperare che il governo Tsipras o di chi verrà abbia forza e volontà di fare riforme che facciano ripartire il paese. E’ più facile che, com’è avvenuto a Buenos Aires nella crisi d’inizio millennio, la Grecia precipiti nel caos. E’ probabile che la pensino così nel Regno Unito, primo paese che ha ammesso in via ufficiale l’esistenza di un “piano B” per sterilizzare gli effetti del contagio greco. A partire dall’assistenza che Whitehall dovrebbe fornire ai turisti britannici a Rodi, Mikonos o nelle altre isole greche se, in caso di collasso, venissero chiusi i bancomat e i traghetti restassero al porto, in attesa di nuove tariffe (e stipendi per i marinai). Non è solo Londra a preoccuparsi. E’ allarme nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, assai preoccupati dalle conseguenze di un crac più pericoloso di quello di Lehman Brothers.

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[**Video_box_2**] A Francoforte, Mario Draghi ha messo in allarme i desk della Banca centrale europea affinché si preparino a innaffiare i mercati con nuovi acquisti di titoli rafforzando il Qe, per evitare il contagio di Italia, Spagna e Portogallo. Nella speranza che il piano B possa rientrare presto nei cassetti. Come prevede Pimco, il colosso americano dei titoli di stato ma controllato dalla tedesca Allianz che lunedì, a sorpresa, ha fatto incetta di Hellenic bond al 28,5 per cento, diventando, dietro la Bce, il secondo detentore di titoli greci. Più solidi, per quanto disgraziati dei titoli immaginati dal professor Varoufakis, teorico dei giochi messo alla prova dalla pratica politica.

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