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di cosa parlare stasera a cena

Fenomenologia del lepenismo

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Guardiamo a rovescio la situazione francese. Oggi ne parlava sul Foglio Claudio Cerasa e questo potrebbe essere un corollario, per rendere la conversazione a cena più varia. Lo sguardo a rovescio ci porta a constatare non tanto le anomalie come la sinistra populista nazionalista di Jean-Luc Mélenchon ma la persistenza della famiglia Le Pen. Ma guardateli bene, ma che roba è? La figlia e poi altri nipoti e affini di un capo politico di cui la Francia poteva solo vergognarsi, specialmente il paese che non ha fatto bene i conti con Vichy. Una posizione incrollabile, ma tenuta in vita solo da quella che si mostra come una evidente falla del peculiare sistema elettorale francese. Perché sì il doppio turno normalmente facilita l’aggregazione verso partiti, o meglio, singoli politici, che esprimono governabilità (Francois Mitterrand l’ha dovuta rapidamente imparare al suo primo mandato, correndo a coprirsi verso posizioni più moderate), ma crea anche uno spazio politico, basato proprio sull’impresentabilità, per chi va a occupare il secondo posto. Per spiegarsi meglio: il lepenismo (che perderà anche questa volta) non è una cultura politica di governo ma è una rivendicazione impolitica iperconservatrice, una specie di “fermate il mondo voglio scendere”.

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Guardiamo a rovescio la situazione francese. Oggi ne parlava sul Foglio Claudio Cerasa e questo potrebbe essere un corollario, per rendere la conversazione a cena più varia. Lo sguardo a rovescio ci porta a constatare non tanto le anomalie come la sinistra populista nazionalista di Jean-Luc Mélenchon ma la persistenza della famiglia Le Pen. Ma guardateli bene, ma che roba è? La figlia e poi altri nipoti e affini di un capo politico di cui la Francia poteva solo vergognarsi, specialmente il paese che non ha fatto bene i conti con Vichy. Una posizione incrollabile, ma tenuta in vita solo da quella che si mostra come una evidente falla del peculiare sistema elettorale francese. Perché sì il doppio turno normalmente facilita l’aggregazione verso partiti, o meglio, singoli politici, che esprimono governabilità (Francois Mitterrand l’ha dovuta rapidamente imparare al suo primo mandato, correndo a coprirsi verso posizioni più moderate), ma crea anche uno spazio politico, basato proprio sull’impresentabilità, per chi va a occupare il secondo posto. Per spiegarsi meglio: il lepenismo (che perderà anche questa volta) non è una cultura politica di governo ma è una rivendicazione impolitica iperconservatrice, una specie di “fermate il mondo voglio scendere”.

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Roba che esiste ovunque ma che non arriva alla notorietà garantita dal ruolo nientemeno che di sfidante quasi fisso per la presidenza. Allora succede che proprio per il ruolo garantito dalla seconda posizione in classifica (che politicamente vuol dire molto poco) si diventa protagonisti della scena pubblica, ma è chiaro l’effetto di sopravvalutazione che ne deriva e, purtroppo, anche l’incentivo a tenere la scena una volta che, un po’ surrettiziamente, la si è presa. Tutto questo per dire che la famiglia Le Pen e i suoi elettori hanno preso in ostaggio un pezzo di politica francese e la rendono tremendamente bloccata e noiosa, impedendo anche forme di competizione più interessanti, come furono quelle tra gaullisti e socialisti, con i liberali e i centristi a giocare nel ruolo di votanti di riserva ai ballottaggli. Le Pen, che evidentemente detesta la politica, ha stroncato tutto questo ed è diventato il migliore alleato del disincanto antipolitico, perché costringe i francesi a votare senza passione e senza discernimento, ma solo (e giustamente) contro il papà Le Pen e poi contro la figlia. Macron, intanto, sa, o è costretto a, riconoscere una frase sbagliata o almeno inopportuna e sa fare ammenda durante una campagna elettorale, cosa non facile. Se non ricordate lo disse, a muso duro, a una persona che gli gridava addosso dicendo che non trovava lavoro.

 

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Le tre "cose" principali

 

Fatto #1

La guerra durerà ancora e l’arrivo di armi a sostegno degli ucraini è sempre più importante. Anche perché ragionare con Vladimir Putin è fuori discussione. Altrettanto importante è tagliare la bolletta, non il gas, alla Russia. La cosa interessante è che si capisce sempre di più che si può fare. Ma c’è, ne parliamo da giorni, una questione tedesca grossa grossa.

 

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Fatto #2

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Boris Johnson molto rapidamente dal coraggio e l’eroismo in Ucraina al ridicolo in Uk, è arrivata la multa per la festa fatta durante il lockdown, cioè quando le feste erano vietate. Prima ha negato, poi ha ridimensionato, infine è stato identificato come certo partecipante al party e perciò sottoposto a procedura giudiziaria. Attenzione, però, perché da Londra arrivano anche notizie più serie, e l’approccio inglese all’aggressione russa in Ucraina si distingue per interventismo rispetto ai paesi europei.

 

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Fatto #3

L’attentato nella metropolitana di New York.

 

Oggi in pillole

 

  • Un’analisi della Cnn sulla propaganda Tv in Russia.
  • Critiche molto sensate all’informazione geopolitica e alle sue fissazioni e scelte, antieuropee e filorusse, un po’ nascoste.
  • I 10 milioni di laureati cinesi a caccia di buoni lavori (prendiamone qualcuno qui, no?).
  • Nelle nostre cene non abbiamo spesso parole di simpatia per Matteo Salvini, diamogli atto, quindi, di indovinarne qualcuna ogni tanto. Sullo stadio di San Siro, senza mistica conservatrice e senza sentimentalismi, ha ragione. Ecco un buon inizio per un futuro meno putiniano e più costruttivo.

 

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