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editoriali

L’Europa ospiti l’arte israeliana

Redazione

Dopo la decisione della curatrice di chiudere il padiglione alla Biennale “sino a che non sarà pattuito un cessate il fuoco e non saranno liberati gli ostaggi”, i padiglioni europei dovrebbero aprirsi agli artisti dello stato ebraico, dimostrando solidarietà di valori e intenti

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Il padiglione di Israele alla Sessantesima Biennale di Venezia, che doveva aprire oggi, resterà chiuso “sino a che non sarà pattuito un cessate il fuoco e non saranno liberati gli ostaggi” nelle mani di Hamas. È l’annuncio comparso su un cartello esposto all’esterno del padiglione israeliano. La decisione della curatrice e artista, Ruth Patir, non è quella di cancellare l’esibizione, “ma è una scelta di solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la grande comunità di Israele che chiede un cambiamento”. 

  

Che fare? Comprensibile la scelta israeliana di non fischiettare, mentre il paese combatte contro i pogromisti di Gaza e si difende dai missili che piovono da Teheran e dal Libano. Una tenaglia senza precedenti. Ma l’occidente e l’Italia, dove da settimane si è aperto il fronte dell’isolamento accademico d’Israele? I padiglioni europei dovrebbero ospitare l’arte israeliana in attesa che riapra al pubblico, spalancare i propri padiglioni alle opere degli artisti dello stato ebraico, dimostrando la necessaria solidarietà di valori e di intenti.

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Non fare niente, restare inerti e inermi di fronte al padiglione iraniano a Venezia che celebra la “razza umana” mentre quello israeliano chiude, significherebbe lasciare che la Biennale del dissenso israeliano si trasformi nella Biennale del consenso antisemita.  Da una parte, Israele, uno dei paesi più liberi del mondo per l’arte. Dall’altra, l’Iran, dove Mehdi Mousavi, il poeta reo di non aver seguito i  dettami artistici dell’ayatollah Ali Khamenei, è stato condannato a 99 frustate per aver “insultato la divinità”, oltre che per aver stretto la mano in pubblico a una donna che non fa parte della sua famiglia. La Biennale vale una scelta di campo contro la barbarie col turbante.  
 

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