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(1947-2023)

La militanza e poi il teatro, le chiacchiere, le serate parigine. Addio all'amico Giorgio Ferrara

Duccio Trombadori

Conosciuti all'età di diciassette anni, abbiamo condiviso un pezzo di strada tra Roma e la Francia. L’esperienza di “Buonincontri” resterà impareggiabile conferma della speciale pasta umana che ci univa

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Sull’Unità del 21 aprile 1963 una foto inquadra eloquente i volti di Giorgio Ferrara e Duccio Trombadori alla testa di un corteo studentesco di protesta contro l’esecuzione di Julian Grimau, dirigente comunista spagnolo, prigioniero nelle carceri di Franco, condannato a morte per strangolamento. E’ il più importante ricordo che ho di Giorgio, ora che lui non c’è più, dopo una scomparsa da tempo annunciata ma non meno dolorosa per chi gli era più vicino per intimità, amicizia e fratellanza. 

Ci siamo conosciuti così, “militanti” diciassettenni, dopo che Maurizio e Marcella di ritorno dall’Urss si erano installati sulle pendici della collina Fleming, luogo allora di pace residenziale con lo sguardo aperto tra il Tevere e Ponte Milvio;  Giorgio e Giuliano lì ripresero confidenza con il mondo romano dopo sei anni formativi vissuti nel cuore del “socialismo reale”. Eravamo ragazzi io e lui – ci piacevano i ciclomotori, il bowling, le feste del sabato sera – e figli di genitori comunisti, rinomati combattenti dell’antifascismo democratico. Fu quel protagonismo genitoriale a motivare il nostro iniziale impegno nell’associazione Nuova Resistenza e a seguire con noi fu tutta una rete di coetanei (Giorgio Manacorda, Renzo Foa, Roberto Villetti, Daniele Lombardo Radice,  Alberto Olivetti, Giovanni Lussu e altri) che avrebbero poi variamente concorso ai mutamenti culturali e politici dei decenni successivi

 

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Diversamente da me, un temperamento di esteta e un’intelligenza portata a diffidare degli ideologismi tennero lontano Giorgio dalla tentazione politica e lo avvicinarono allo spettacolo, che ha poi dominato interamente la sua vita di creatore e organizzatore di cultura.  Non elenco i meriti di Giorgio – altri lo faranno meglio di me: regista di cinema, di teatro, direttore di festival, di istituzioni culturali, ecc. – in questo congedo personale dove le immagini di un vissuto comune prevalgono e la dicono lunga su di lui e sull’impronta del suo carattere. 

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La memoria così risale alla fine degli anni Sessanta,  on le discussioni su finalità,  forma e contenuti del teatro (Shakespeare, Ronconi, Visconti…) e certe soleggiate “parties de campagne”  tra amici e amiche nella villa La Rufola, al Capo di Sorrento, grazie all’ospitalità di Donna Giuliana Benzoni, illustre figura dell’antifascismo liberale, madre della gentile e non dimenticata “Titti” (Elisabetta), che di Giorgio Ferrara fu la moglie, prima del suo determinante incontro coniugale con Adriana Asti; per passare al tempo successivo – tralascio il periodo turbolento degli  “anni di piombo” – in cui ci ritrovammo quarantenni aperti a nuove esperienze, io ormai distante spiritualmente dall’avventura ideologico-politica, e lui, generoso e lusinghiero, pronto a incoraggiarmi nel perseguire la “via della pittura” (volle un mio dipinto che regalò a Bettino Craxi); e ancora lampeggiano le serate parigine di fine anni Ottanta, passate tra bevute e musica al Palace e ai Bains Douches; e per finire, davvero intenso fu l’incontro a Parigi nel 2005 quando egli fu direttore dell’Istituto italiano di Cultura, e io curai una mostra premonitrice (“Buonincontri. Fratelli d’Italia. Viaggio nell’Italia contemporanea”) su alcune nostre eccellenze creative (Ceroli, De Dominicis, Ontani, Patella, Serafini, Scolari).

Si trattò di un momento di grazia per la comune sensibilità che ci distingueva e fece aggio sugli ostacoli opposti dalla burocrazia alle intenzioni più originali. Dopo quella collaborazione ce ne furono altre, durante la  presenza di Giorgio quale direttore del Festival di Spoleto. Ma l’esperienza di “Buonincontri” resterà impareggiabile conferma della speciale pasta umana che ci univa e che ho cercato di mettere in luce. Nel momento del cordoglio e del commiato, cui mi unisco ai familiari e a chi gli ha voluto bene: con Giorgio Ferrara è per me come perdere non solo un amico, ma un fratello. Che è qualcosa di più.


I funerali di Giorgio Ferrara si svolgeranno oggi alle 12.30, a Roma, al Teatro Argentina.

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