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Reincarnazioni

In attesa di quello che sarà il suo ultimo film, godiamoci il nuovo libro di Woody Allen

Mariarosa Mancuso

Con “Zero Gravity" racconta New York, il mondo del cinema, le ragazze, un certo numero di ebrei bizzarri

Non sono finiti. Ne avremo un altro, il numero 50. Lo ha annunciato Woody Allen a un giornale francese, e sarà un thriller romantico girato in francese – non sembra già una gag, l’intreccio di generi e un Woody Allen che parla francese? Non vi fischiano le orecchie, attori che avete recitato in “Un giorno di pioggia a New York” per poi fare atto di contrizione: “Sono cose che non si fanno, darò il cachet in beneficenza per le donne maltrattate”? Saranno francesi anche gli attori – sperando che un po’ di ribellione ancora sia rimasta, nel paese di “Vive la difference”.

 

Un altro film di Woody Allen lo aspettiamo come cosa preziosa. Dice che sarà l’ultimo, perché gli piacciono i cinema pieni, 500 persone strette strette che ridono e applaudono tutte insieme. Notare la sincerità: non è l’Arte Cinematografica che va perduta con lo streaming, è il godimento del regista (che prima di portare in tribunale Amazon per rottura di contratto aveva girato per la piattaforma il delizioso “Crisi in sei scene”). Buon momento per tornare all’antica passione: la scrittura. Il mestiere cominciato a quindici anni, e subito diventato molto redditizio – passò poi un po’ di tempo prima che il battutista mettesse piede su un palco.

 

“Zero Gravity” esce un paio d’anni dopo l’autobiografia “A proposito di niente”. Nel “niente” erano comprese le accuse infamanti della ex moglie Mia Farrow, lo sputtanamento mondiale, il contratto andato a monte con Amazon – ma Woody Allen ne parla come di bagatelle che non riusciranno a rovinargli l’esistenza. E’ dedicato a Soon-Yi, sua moglie da 24 anni: “Se Bram Stoker ti avesse conosciuto, c’era materia per un seguito di ‘Dracula”’

 

Woody Allen racconta New York, il mondo del cinema, le ragazze, un certo numero di ebrei bizzarri. Abe Moscowitz muore d’infarto e si reincarna in un’aragosta che verrà pescata al largo del Maine e finirà nell’acquario di un ristorante lussuoso. Upper Est Side, ovvio. Con altre aragoste annoiate in attesa di finire nel piatto, una lo riconosce. E’ (era) il compare di canasta Moe Silverman.

 

“Misera fine dopo una vita all’insegna della rettitudine” pensa Moscowitz (piccolo classico: per Woody l’aldilà è sempre deludente). Silverman lo informa su più penosi esiti: “Phil Pinchuc ora è un criceto”. Beato l’amico che si è reincarnato come stallone da monta, mica nel piatto del giorno. La teologica discussione viene interrotta quando al ristorante entra Madoff. Quel Madoff a cui entrambi hanno affidato i loro soldi. (Il bestiario alleniano continua con galline e un cavallo artista – “passa tutto il tempo a pasticciare con i colori a olio” – ottimo spunto, non originalissimo, per strapazzare i critici d’arte).

 

Quando gioca in casa, è più feroce: “L’autore è un esordiente, uno di quei fanatici che gridano all’infanticidio se gli chiedi di cambiare una battuta” (da segnare sul quadernino, tornerà utile per il prossimo film di “autore italiano esordiente”). E’ teatro, ma non cambia molto: “Il sipario – leggi: i titoli di testa, anche se il sipario per forza si deve aprire all’inizio, mentre i titoli di testa arrivano quando pare al regista genio – si alzava su un vero e proprio uragano di incoerenze”. 

  
“Pensaci bene e lo ricorderai” racconta le meraviglie di una bevanda energetica detta Brainiac. Ritroverai le chiavi della macchina e ricorderai tanti altri inutili dettagli che faranno di te il conversatore più noioso del mondo.

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