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I 60 anni della casa editrice Marsilio

Giuseppe Fantasia

La lezione del “professore” Cesare De Michelis, un intellettuale protagonista del suo tempo oltre che un editore moderno, per non cadere nel conformismo letterario

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“I 60 anni della casa editrice? Li sento tutti eccome, anche se non li ho vissuti dall’inizio. Le dirò di più: in realtà sono 61, avremmo dovuto festeggiare lo scorso anno, ma con il Covid abbiamo preferito rimandare”. Quando ci parla Emanuela Bassetti, vicepresidente di Marsilio e presidente di Marsilio Arte, ci fissa con i suoi occhi scuri e ogni tanto tocca quel filo d’argento che ha al collo a cui sono attaccati charms e pendenti di ogni tipo, una collana di emozioni e ricordi di ieri e di oggi a cui è legatissima. Sono tante e tanti, “di ogni tipo” dice al Foglio, quelli della sua casa editrice veneziana il cui atto formale di fondazione risale al 23 febbraio del 1961 a Padova, grazie a un gruppo di intellettuali veneti che non avevano neanche compiuto trent’anni: Giorgio Felisari, Toni Negri, Giorgio Tinazzi e Paolo Ceccarelli. “Caratteristica comune – scrive Mario Infelise nella prefazione al catalogo storico che ne ricostruisce la storia – era la giovane età, che segnava un preciso stacco dalle generazioni precedenti, non solo negli interessi culturali e politici, ma anche nei modi di porsi in relazione con la realtà”. A loro si aggiunse, poco dopo, Cesare De Michelis, “il professore” come si diverte a chiamarlo affettuosamente Emanuela (che è stata la sua compagna di vita e di lavoro), o semplicemente “Césare”, con quella prima vocale pronunciata un po’ chiusa, come solo una milanese doc come lei può fare. Da quattro anni lui non c’è più, ma nella loro bella e luminosa casa a Dorsoduro dove siamo – come alla Marsilio – tutto parla di lui, della famiglia, delle persone a loro care e del  progetto di vita fatto insieme, tra sacrifici, discese, risalite, perdite e grandi successi che meritavano di essere festeggiati.
 

Al Teatro La Fenice, ad esempio – con mille invitati e  Baruffe di Goldoni – al Salone del Libro di Torino e nella loro casa veneziana che negli anni ha ospitato a cena tante persone tra amici, conoscenti, scrittrici e scrittori italiani e stranieri, editori, gente comune e della cultura in nome di una convivialità e di una condivisione assai rare da trovare e ricevere. In quei due piani e nello studio danneggiato dall’ultima alluvione, chi ha conosciuto e frequentato De Michelis – un intellettuale protagonista del suo tempo oltre che un editore moderno che pensava il canone, ascoltava, si consultava, disegnava il progetto e forniva il senso che può collegare un libro all’altro – lo sente ovunque e in qualche modo continua a vederlo sulla sua sedia o su una delle grandi poltrone, circondato dai suoi amati libri che sono migliaia e migliaia, distribuiti in ordine alfabetico nel doppio salone e nelle diverse stanze, luoghi in cui poter dormire è un privilegio unico. Un’ombra, la sua, che si è trasformata in luce grazie alla forza, alla tenacia e all’amore di Emanuela e dei figli Luca – oggi amministratore delegato – e Giulia – anche lei nel cda. “Cesare ci ha lasciato come insegnamento la necessità di mantenere una propria identità – precisa ‘Bassetti’, come la chiama Chiara Valerio, scrittrice ed editor della fiction italiana Marsilio – il coraggio di non scendere a compromessi, l’essere curiosi, la meraviglia, la passione per le idee, la capacità critica, l’essere lontani dal conformismo e l’impegno nella cultura e nella società dal quale abbiamo imparato a difendere la nostra autonomia attraverso la condivisione dei saperi e la messa in discussione di ogni dogmatismo. Con un aforisma abbastanza straordinario ci ha esortato a vendere i libri che si pubblicano e non a pubblicare i libri che si vendono”. Che sono stati quasi 8 mila, da Il sesso in confessionale di Norberto Valentini, il loro primo grande successo editoriale, ai Fotopiani di Venezia, dagli esordi di Susanna Tamaro e Margaret Mazzantini all’introduzione in Italia del GialloSvezia con Mankell e Stieg Larsson, milioni le copie vendute. Senza dimenticare Camilla Lackberg e i gialli di Veltroni.
 

Al centro, Venezia – “sede decentrata rispetto all’industria culturale” – e anni di gioia e di crisi. Nel ’92  “con Tangentopoli, un vero disastro, quando il nostro cognome era un ostacolo – continua Emanuela – ma Cesare capì che era il momento di fare alleanze e così la vendita del 51 per cento a Rcs ci fece fare un salto enorme, ma quando Rizzoli fu acquistata da Mondadori venimmo buttati fuori dall’Antitrust”. Un nuovo inizio è sempre possibile e oggi, grazie all’accordo con Carlo Feltrinelli, presidente di Marsilio, e alla neonata Marsilio Arte con cataloghi e mostre imperdibili (Kapoor, Dumas, Vedova, Kiefer, Weiss) la casa editrice – “la Marsilio Editori, al plurale, per sottolineare la coralità del nostro lavoro” – è più forte che mai. “Nella consapevolezza – conclude lei – che per congiungere due punti non c’è solo la linea retta e che, se abbiamo imparato che non possiamo cambiare il mondo con i libri, possiamo cambiare il nostro sguardo sul mondo, perché i libri sono lo strumento più interessante e duraturo che abbiamo oggi per trasmettere le idee”.

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