“Nel relativismo multiculti, Saman Abbas è la vittima sbagliata”

Giulio Meotti

Intervista al politologo Hamed Abdel-Samad, sotto scorta in Germania per le sue critiche all’islam radicale

Su Saman Abbas, il pudore dei media e della politica si manifesta nell’oblio di parole come “islam”, “sharia” e “delitto d’onore”, e a favore di “femminicidio”, “patriarcato” e “violenza domestica”. Eppure, quelle parole proibite oggi escono dalla bocca del fratello della ragazza pachistana scomparsa: “Se lasci l’islam sei morta”. Si scava nei campi, per cercare i resti di questa terribile sentenza. 

 

    
Di questo pudore parla il nuovo libro di Hamed Abdel-Samad, Schlacht der Identitäten. La battaglia delle identità. E’ uno dei più importanti intellettuali tedeschi, politologo nato al Cairo che vive in Germania, dove si trova sotto la protezione della polizia per le sue critiche all’islam radicale: nessuna residenza permanente, spostamenti in veicoli blindati, custodi armati. “Saman Abbas è il ‘razzismo delle basse aspettative’, ovvero non mi aspetto gli stessi valori o norme dagli immigrati”, dice Abdel-Samad al Foglio. “Mi aspetto che i padri italiani diano la libertà alle figlie. Mi aspetto che le ragazze tedesche abbandonino la casa materna quando vogliono. Ma tutto questo non dagli immigrati. C’è una gerarchia delle vittime nel nuovo antirazzismo. La violenza viene sempre dai bianchi. Se gli immigrati sono vittime del razzismo bianco, i media ci saltano sopra e la rendono virale. E non importa che in Pakistan accadano ogni giorno queste cose”.

  

C’è un altro aspetto. “L’antirazzismo è antioccidentale, la narrativa è che solo l’uomo bianco può essere un violento perpetratore. Le minoranze sono solo vittime. Per questo i media sono imbarazzati con le tante Saman Abbas. La paura della sinistra è che la destra sfrutti questi casi per motivi politici, non si deve parlare di terrorismo, di islam, di delitti d’onore, di immigrazione. ‘Non parliamone così non esistono’, pensano”. Ma si ottiene l’effetto contrario. “Solo i radicali si approfittano di questa omertà. La Francia per anni ha taciuto sull’islamismo, le banlieue, e speravano che facendo questo i musulmani sarebbero stati calmi e la destra ridimensionata. Il relativismo culturale ha finito per fargli perdere il controllo”.

 

Ora in nome della tolleranza e della protezione alle minoranze si soffoca sul nascere qualsiasi discussione aperta. Abdel-Samad ne sa qualcosa. “L’Università di Mainz ha revocato lo status di gruppo universitario al think tank per l’umanesimo e l’illuminismo perché mi ha invitato a una lezione all’università. Quando ho ricevuto la medaglia Josef Neuberger, gli Antifa mi hanno lanciato candele a una lezione a Monaco. Uno ha cercato di darmi un pugno e mi ha chiamato ‘fascista’ perché avevo scritto un libro che criticava Maometto”. Ma questa omertà è funzionale a una ideologia. “L’illuminismo umanista ha subìto una controrivoluzione, il comunismo, l’islamismo e ora la politica dell’identità. Quest’ultima è come l’islamismo perché non vede l’individuo ma la comunità, sono entrambe dogmatiche, vogliono entrambe rieducare la società e per entrambe le emozioni sono più importanti della ragione. Se non canti sull’altare della chiesa antirazzista, sei fuori, sei fascista, sei xenofobo. Da qui il silenzio paralizzante sulle minoranze”.

  

  
Secondo Abdel-Samad è una religione nuova. “Una che va contro i fondamenti dell’illuminismo, che è quella che a me in Europa ha dato la libertà. Il multiculturalismo sta rimpiazzando l’umanesimo, creando la religione politicamente corretta. ‘Non puoi dire questo’. E’ tipico dei fenomeni totalitari. Mi fu chiaro quando ci sono stati gli assalti alle statue, che mi ricordarono la distruzione dei Budda da parte dei talebani. Trasformano la storia in un tribunale. E tutto questo paralizza la società, a cominciare dalla legge. C’è un odio di sé”.  

 

Il multiculturalismo si basa su questa religione del senso di colpa. “E’ il vittimismo dell’industria dell’antirazzismo. Questa ideologia si basa sul libro di Robin DiAngelo, il razzismo come peccato originale dell’uomo bianco, i bianchi sono razzisti dalla nascita che è la definizione perfetta del razzismo. Ma così facendo creano un nuovo estremismo. In Germania lo abbiamo visto con il discorso sulla colpa collettiva”.

 

Di attacchi, oltre alle fatwe, Abdel-Samad ne ha subiti tanti dal progressismo. “Mi hanno attaccato perché mi vedono come parte della tribù islamica. Avrei dovuto difendere la mia tribù, mai criticarla. Ma io non mi vedo come parte della tribù, ma come un individuo che ha criticato non solo l’islam, ma anche la società tedesca. Per la sinistra era troppo irritante. Sono diventato lo ‘Zio Tom islamico’. E questo avviene anche quando in Italia una famiglia uccide la propria figlia. Non sta bene criticare  troppo. E quando lo fai diventi un razzista. Un ‘islamofobo’. E così, in nome della tolleranza, abbiamo consentito all’intolleranza di crescere”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.