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il libro

Nelle nebbie della pianura si sogna eccome e si vive per l’orizzonte

Marco Archetti

Marco Belpoliti fa di ombelico virtù e ci regala la sua "Pianura"

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Già Ivano Fossati omaggiò la pianura attraverso le ragazze di Milano che ne hanno il passo (passo che “è bello da vedere / che è bello da ricordare”; annoso tormento: ma davvero “fin da Alessandria si sente il mare”?). Poi venne Mirko Volpi, che col bellissimo Oceano padano offrì uno dei contributi più significativi raccontandoci l’ethos della provincia Pavia-Lodi-Cremona (“il vero abitante dell’Oceano padano non ama il mare salato, non lo capisce. “Cosa me ne faccio?”, pensa davanti a quella spaventosa massa dal colore estraneo, dall’odore sospetto, che al posto di scorrere, rifluisce, ripiega lamentosamente su se stessa e fa avanti e indietro senza costrutto sulla riva.”) Ci mise un’osservazione pertinentissima anche Guido Piovene, il quale, dopo aver viaggiato per l’Italia, scrisse che i lombardi, “uomini pratici, non sempre si accorgono della speciale bellezza del loro paese, e infatti non lo decantano, preferendo trovarlo più comodo che poetico”, e aveva più ragione di tutti.

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Già Ivano Fossati omaggiò la pianura attraverso le ragazze di Milano che ne hanno il passo (passo che “è bello da vedere / che è bello da ricordare”; annoso tormento: ma davvero “fin da Alessandria si sente il mare”?). Poi venne Mirko Volpi, che col bellissimo Oceano padano offrì uno dei contributi più significativi raccontandoci l’ethos della provincia Pavia-Lodi-Cremona (“il vero abitante dell’Oceano padano non ama il mare salato, non lo capisce. “Cosa me ne faccio?”, pensa davanti a quella spaventosa massa dal colore estraneo, dall’odore sospetto, che al posto di scorrere, rifluisce, ripiega lamentosamente su se stessa e fa avanti e indietro senza costrutto sulla riva.”) Ci mise un’osservazione pertinentissima anche Guido Piovene, il quale, dopo aver viaggiato per l’Italia, scrisse che i lombardi, “uomini pratici, non sempre si accorgono della speciale bellezza del loro paese, e infatti non lo decantano, preferendo trovarlo più comodo che poetico”, e aveva più ragione di tutti.

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Ma adesso questa storia pare finita, e seppure, sempre dando retta a Piovene, l’autentico nucleo padano sia la bassa lombarda, Marco Belpoliti fa di ombelico virtù e ci regala la sua Pianura (Einaudi, 278 pp., 19,50 euro), onorandola di un un saggio-romanzo-mappa-bussola che è un catalogo di luoghi, visioni, umanità e si snoda lungo l’Emilia e il Po. Un ombelico, quello di Belpoliti, straordinariamente prensile, il che fa di lui non tanto uno strano mostro quanto un arcano aggregatore di storie, viaggi nel tempo, Giganti, impronte, segnali, geneaologie immaginifiche, “innamoramenti instupiditi” e leggende poetiche; insomma, nella sua mappa geografica ci sono i fiumi ma anche gli affluenti, e anche gli affluenti immaginari, perché siamo quello che immaginiamo, siamo ciò che i libri e le persone hanno fatto di noi, e siamo ciò che abbiamo immaginato di essere – ciò che abbiamo sognato.

 

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Ecco, sì, il sogno: parlando di pianura potrà sembrare incongruo, chi sogna in pianura padana? Be’, sorpresa, perché come già annunciato dalla copertina del libro – che è una foto di Luigi Ghirri il cui mistero lasciamo alla lettura del capitolo che la riguarda – Belpoliti ci racconta che in pianura si sogna eccome, e si vive per l’orizzonte, per l’arte di vedere, perché solo ciò che è nascosto può rivelare qualcosa.

   
E così dalla nebbia emerge l’amico Gianni Celati, inesausto camminatore, strano tipo di extraterrestre terragno e terricolo, uno che va in giro senza mappe (a differenza dell’autore, che ne ha una felice ossessione) e se deve orientarsi chiede alla gente. Uno che è la giovinezza, una specie di Pinocchio, un lanciatore di libri, uno che non potrebbe vivere senza raccontare. Dalla nebbia emerge Opicino de Canistris, ecclesiastico, disegnatore, miniatore nato a un passo da Pavia. Fu in punto di morte e poi si riprese. Smarrito il sapere si fece disegnatore furente, lasciandoci diagrammi mistici, carte geografiche ossessive e mostromorfe, le infinite e astruse trame del suo inconscio (“la follia padana agisce in Opicino”, scrive Belpoliti). 

      
Dalla nebbia emergono la Romagna solatia, una Campiano che non è quella dell’infanzia, un vivissimo brulichio di personaggi, e la voce di Giovanni Lindo Ferretti. Emergerebbero anche altri suoni e storie misteriose – giura l’autore – se solo si accostasse l’orecchio agli alberi della strada che va da Cento a Bondeno. Dopotutto cos’è la pianura se non un foglio immenso? 

     
Ogni pianura ha i suoi demoni e ogni foglio può resuscitare fantasmi di parole. Belpoliti – e gliene siamo grati – ce ne regala due: centuriazione e rettifilo.
  

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