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Editoriali

Quel “razzista” di Peter Pan

Redazione

Disney vieta alcuni cartoni. L’antirazzismo può fare di meglio

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Se Peter Pan non avesse mai definito “pellirosse” i membri della tribù indiana di Giglio Tigrato, se gli Aristogatti non avessero mai deciso di fare del gatto siamese Shun Gon un tipico orientale e se in Dumbo non si fosse cantato “quando veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi” (in spregio agli afroamericani sotto schiavitù), se non avessero mai fatto nulla del genere, questi tre classici sarebbero ancora nel catalogo Disney, che invece ha deciso di rimuoverli dalla piattaforma streaming per i minori di sette anni.

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Se Peter Pan non avesse mai definito “pellirosse” i membri della tribù indiana di Giglio Tigrato, se gli Aristogatti non avessero mai deciso di fare del gatto siamese Shun Gon un tipico orientale e se in Dumbo non si fosse cantato “quando veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi” (in spregio agli afroamericani sotto schiavitù), se non avessero mai fatto nulla del genere, questi tre classici sarebbero ancora nel catalogo Disney, che invece ha deciso di rimuoverli dalla piattaforma streaming per i minori di sette anni.

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Per gli adulti campeggia invece un trigger warning: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”. Siamo in pieno grottesco. Da un paio di anni case cinematografiche, network televisivi e persino scuole stanno andando al setaccio dei grandi classici dell’intrattenimento per bambini e non, cassando e censurando quelli che reputano in odore di razzismo. “Via col vento”, ma anche “Pippi Calzelunghe”. La scuola materna Táber di Barcellona ha bandito “Cappuccetto Rosso” perché aveva degli “stereotipi tossici”, come “La bella addormentata nel bosco”. Non si capisce quale sia il progresso che questo movimento possa apportare alla causa antirazzista. E’ più che altro una forma di goffa e malsana ostentazione della virtù, senza alcun effetto sull’uguaglianza razziale. Anzi, di ridicolata in ridicolata, si rischia di esacerbare gli animi. “South Park” per canzonare il politicamente corretto ha inserito un personaggio alla South Park Elementary, il “PC Principal” (preside pol. corr.), addetto a vigilare contro l’utilizzo di parole e idee offensive. Ci stiamo avvicinando a questa parodia.

 

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