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Da Foucault alla Magna Carta, alla scoperta della biopolitica dei No vax

Sergio Soave

 Per sconfiggerli è meglio conoscerli

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Può sembrare irrilevante o persino fuorviante ricercare le origini culturali e addirittura filosofiche di atteggiamenti palesemente antiscientifici e pregiudiziali come quelli di chi si oppone all’utilizzo di presìdi sanitari indispensabili come i vaccini. Spesso, però, anche comportamenti che sembrano guidati soltanto da ignoranza e prevenzione hanno radici, per lo più sconosciute a chi li pratica, piuttosto complesse.

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Può sembrare irrilevante o persino fuorviante ricercare le origini culturali e addirittura filosofiche di atteggiamenti palesemente antiscientifici e pregiudiziali come quelli di chi si oppone all’utilizzo di presìdi sanitari indispensabili come i vaccini. Spesso, però, anche comportamenti che sembrano guidati soltanto da ignoranza e prevenzione hanno radici, per lo più sconosciute a chi li pratica, piuttosto complesse.

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L’idea che la scienza e in particolare la medicina siano espressioni del potere, anzi forme specifiche particolarmente insinuanti di un condizionamento della libertà personale e di una autogestione del corpo, ha avuto come principale esponente il filosofo francese Michel Foucault. Il dato di partenza, la disponibilità del corpo come massima espressione del potere autoritario, sta addirittura nella Magna Carta, e nell’affermazione dell’habeas corpus, primo riconoscimento dell’inviolabilità personale. Secondo Foucault, la storia è un’incessante lotta del potere per affermare il controllo del corpo delle persone e dei movimenti libertari per contrastarlo. Così le istituzioni del potere, le carceri come gli ospedali e i manicomi esercitano la funzione repressiva della libertà “corporale” e anche sessuale. E’ interessante notare che la biopolitica, cioè la lotta contro il controllo e la manipolazione della persona da parte del “potere” scientifico o economico, sia stata avviata assai prima che la tecnologia informatica e quella genetica assumessero le potenzialità oggi evidenti. E’ da quella concezione che sono derivate anche assunzioni rilevanti, come quella dell’intangibilità della persona presente nella Costituzione italiana.

 

Come si passa da una visione libertaria, degna di considerazione e foriera di conquiste civili rilevanti, alla miseria culturale dei No vax? Sarebbe facile dire che una cosa non c’entra niente con l’altra, ma purtroppo non è così semplice. Nella storia, anche recente, ci sono stati e ci sono episodi che mostrano come i poteri dispotici abbiano utilizzato la medicina come strumento di repressione, dall’eugenetica nazista (ma anche scandinava) alla psichiatria sovietica, che identificava (e per qualche aspetto identifica anche nella Russia attuale) la dissidenza con la malattia mentale. Anche se, paradossalmente, sono proprio gli epigoni del nazionalsocialismo a protestare in Germania contro le misure di protezione dalla pandemia, non si può negare una connessione tra lo spirito di insubordinazione al potere che si legge oggi come imposizione scientifica, tecnologica o di mercato, e la diffidenza verso gli strumenti, come i vaccini, che ne appaiono un’espressione contemporanea.

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Naturalmente sarebbe infantile pensare che una battaglia culturale contro le “radici” ideologiche della opposizione ai vaccini possa avere effetto nei confronti di chi esprime questa tendenza senza avere la minima idea da dove nasca. Però può essere di una qualche utilità distinguere tra l’irrazionalità degli epigoni attuali, che vanno combattuti, e il valore, che resta comunque valido, di un’attenzione critica ai pericoli di un eccesso di controllo favorito da una situazione di emergenza sanitaria globale.

 

 

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