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Alla radio francese si può dire “Gesù gay”, ma non “cristiani d’Oriente”

France Inter ha censurato, e poi ammesso, lo spot dell'Oeuvre d’Orient sui cristiani perseguitati

Giulio Meotti
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L’Oeuvre d’Orient è stata fondata nel 1856, quando per i francesi si trattava di andare in soccorso dei maroniti libanesi massacrati dalle tribù arabe. I cristiani d’oriente sarebbero stati gli artefici di quel poco di laicità presente in quelle società, furono i primi a pensare all’integrazione politica di tutte le minoranze e a redigere costituzioni in cui il riferimento essenziale non fosse più la religione. Nel 1856, France Inter non esisteva. Negli ultimi anni, i cristiani d’oriente sono stati perseguitati, le chiese copte bruciate, i cristiani caldei e siriaci massacrati. L’Oeuvre d’Orient sta raccogliendo fondi per aiutarli. Serve pubblicità, anche su France Inter. Ma l’emittente radiofonica pubblica francese ha appena rifiutato una campagna pubblicitaria per questo Natale. Aveva chiesto che venisse rimossa una sola parola: “cristiano”. Così l’Oeuvre d’Orient il 7 dicembre denuncia: “‘Cristiani d’oriente’ vietati su Radio France”. La radio replica che “i messaggi pubblicitari non devono contenere alcun elemento che possa offendere le convinzioni religiose degli ascoltatori”. 

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L’Oeuvre d’Orient è stata fondata nel 1856, quando per i francesi si trattava di andare in soccorso dei maroniti libanesi massacrati dalle tribù arabe. I cristiani d’oriente sarebbero stati gli artefici di quel poco di laicità presente in quelle società, furono i primi a pensare all’integrazione politica di tutte le minoranze e a redigere costituzioni in cui il riferimento essenziale non fosse più la religione. Nel 1856, France Inter non esisteva. Negli ultimi anni, i cristiani d’oriente sono stati perseguitati, le chiese copte bruciate, i cristiani caldei e siriaci massacrati. L’Oeuvre d’Orient sta raccogliendo fondi per aiutarli. Serve pubblicità, anche su France Inter. Ma l’emittente radiofonica pubblica francese ha appena rifiutato una campagna pubblicitaria per questo Natale. Aveva chiesto che venisse rimossa una sola parola: “cristiano”. Così l’Oeuvre d’Orient il 7 dicembre denuncia: “‘Cristiani d’oriente’ vietati su Radio France”. La radio replica che “i messaggi pubblicitari non devono contenere alcun elemento che possa offendere le convinzioni religiose degli ascoltatori”. 

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E tuttavia,  alla radio pubblica francese dove non si può dire “cristiani d’oriente”, “Gesù è gay” può  essere messo in musica. “Jésus est pédé”, ha cantato Frédéric Fromet su France Inter. Il cantautore ha presentato Gesù come un omosessuale “in nome della lotta contro l’omofobia”. Pascal Gollnisch, a capo dell’Oeuvre d’Orient, ricorda che anche la Ratp, l’azienda del trasporto pubblico di Parigi, aveva rifiutato una   pubblicità per gli stessi motivi. A Parigi era in programma l’esibizione di “Les Prêtres”,  band musicale formata da due sacerdoti francesi e  un vietnamita,  per raccogliere fondi a favore dei cristiani d’oriente.

 
La frase “au profit des chrétiens d’Orient”, ovvero gli introiti sarebbero andati ai cristiani d’oriente, doveva sparire e i cartelloni avrebbero dovuto essere ristampati. Finita nella bufera, la Ratp ha dovuto  fare marcia indietro. Come  France Inter, è stata costretta ieri a rivedere la  decisione. Quando, un mese fa, sugli autobus della Ratp di Parigi era apparso il poster dell’ultimo film di Borat – nudo, la mascherina chirurgica  come perizoma e un anello con la parola “Allah” in arabo – l’azienda dei trasporti lo aveva rimosso dagli autobus che circolano sulla rete Tice, che copre l’Essonne e il sobborgo meridionale di Evry, che ha una grande popolazione di musulmani e dove abita Abdelhakim Sefrioui, che ha lanciato la fatwa contro il professor Samuel Paty, decapitato per aver mostrato in classe le vignette del Profeta dell’islam. Dunque, censurati i poster sui cristiani orientali e quelli “offensivi” verso l’islam.  France Inter aveva accettato gli spot dell’Oeuvre d’Orient negli ultimi tre anni durante le vacanze di Natale. Poi la decapitazione di Paty. 

 
Ieri, il settimanale Point ha ricostruito le ultime lezioni  del professore di Conflans-Sainte-Honorine. Paty affronta il tema della libertà di stampa e inizia con due vignette:  un quotidiano imbavagliato e una bocca chiusa con una cerniera. Agli studenti, il professore spiega che, durante la monarchia, non c’era libertà di stampa e “i giornali venivano censurati”. Poi mostra una foto di Place de la République piena di gente e con i cartelli “Je suis Charlie”. E conclude: “Nel 2015 gli islamisti hanno attaccato Charlie Hebdo. Questo evento dimostra che la libertà di stampa deve ancora essere difesa”. E che la censura ora viene da dentro. La laïcité è servita. Grande scandalo per la parola “cristiani”, mentre nella metro di Parigi nel recente passato si sono viste anche grandi pubblicità al film “Qu’Allah bénisse la France”. Che Allah benedica la Francia.
 

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