PUBBLICITÁ

Nel suo attacco a József Szájer, Serra pensa a Molière ma dimentica Pascal

Giuliano Ferrara

L’attacco al deputato europeo di Orbán e Salvini, novello Tartufo, perché la sua devozione alla famiglia naturale è insincera. Pascal, al contrario di quanto poi farà l’ateo e relativista Molière, irrideva la falsa devozione in nome della vera

PUBBLICITÁ

Serra attacca il deputato europeo di Orbán e Salvini e compagnia perché la sua devozione alla famiglia naturale è insincera, infatti appena si sente triste e solo, una sera a Bruxelles, bussa a un club di soli uomini e s’impegna in un’orgia fra ubriachi. Sembra un argomento morale che fila, ovvio addirittura, invece è un trucco vecchio come il mondo, da parte di soi-disant libertini e atei, quello di attaccare la falsa devozione per affermare che nessuna devozione è possibile, non esistono modelli morali o naturali, tutto è relativo, tutto è interpretazione. Non credono nella predica, la rivalutano in apparenza solo quando il predicatore la trasgredisce. Molière inventò questa cabbala etica paradossale con il suo Tartufo, commedia immortale in cui è ritratto un falso devoto. Molière era ateo, irridente, un genio poetico e comico che credeva nella mondanità del mondo e si faceva beffe, come nel Don Juan, della trascendenza, del divino, della morale. Quando Don Juan è punito per le sue trasgressioni con l’inferno, il suo servo tutt’altro che sciocco, Sganarello, commenta la perdita con cinismo: “Ah, la mia mesata, il mio salario!”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Serra attacca il deputato europeo di Orbán e Salvini e compagnia perché la sua devozione alla famiglia naturale è insincera, infatti appena si sente triste e solo, una sera a Bruxelles, bussa a un club di soli uomini e s’impegna in un’orgia fra ubriachi. Sembra un argomento morale che fila, ovvio addirittura, invece è un trucco vecchio come il mondo, da parte di soi-disant libertini e atei, quello di attaccare la falsa devozione per affermare che nessuna devozione è possibile, non esistono modelli morali o naturali, tutto è relativo, tutto è interpretazione. Non credono nella predica, la rivalutano in apparenza solo quando il predicatore la trasgredisce. Molière inventò questa cabbala etica paradossale con il suo Tartufo, commedia immortale in cui è ritratto un falso devoto. Molière era ateo, irridente, un genio poetico e comico che credeva nella mondanità del mondo e si faceva beffe, come nel Don Juan, della trascendenza, del divino, della morale. Quando Don Juan è punito per le sue trasgressioni con l’inferno, il suo servo tutt’altro che sciocco, Sganarello, commenta la perdita con cinismo: “Ah, la mia mesata, il mio salario!”.

PUBBLICITÁ

   

Serra non è un dongiovanni e nemmeno uno Sganarello, che io sappia, ma la grandezza estetica e critica e comica del Tartufo di Molière lo autorizza a farsi beffe della famiglia naturale e di ogni devozione a un modello morale, visto che un suo devoto trasgredisce così platealmente il proprio comandamento. Molière come antecedente non è male, ammettiamolo, ma c’è il problema di Pascal.

       

PUBBLICITÁ

Un paio d’anni prima del Tartufo, aprendogli la via, quel gran genio cristiano di Pascal scrisse le sue Provinciali, libelli polemici in forma epistolare in cui sbeffeggiava la falsa devozione dei Reverendi Padri gesuiti dell’epoca, i casisti molinisti che predicavano il bene ma nel confessionale autorizzavano il male, fino al furto e all’omicidio e alla menzogna (non ricordo l’orgia). Pascal era portorealista e giansenista, sarebbe stato tenuto a un linguaggio settario cupo e di stringente ma sinistra logica morale, invece il suo talento e la sua libertà creativa gli suggerirono di scrivere per far ridere, per attirare nel suo moralismo cristiano il mondo, per colpire i padri della Compagnia in modo ficcante, universale, comprensibile a tutti. Ebbe un grande successo, fu letto rapinosamente in ogni ambiente, compreso il bel mondo che poi leggerà il Tartufo perseguitato da clero e corte, fu perseguitata anche la sua collana di libelli, però gli resta il blasone di avere per così dire fissato su pagina il più bel francese di tutti i tempi e di aver aperto la via al Tartufo stesso. Con una differenza decisiva. Pascal, al contrario di quanto poi farà l’ateo e relativista Molière, irrideva la falsa devozione in nome della vera devozione, alla quale dedicò poi la sua apologia della religione cristiana, le Pensées. Il suo obiettivo non era autorizzare l’orgia come espressione di una sessualità forse triste ma libera, relativizzando la famiglia naturale sputtanata dal falso devoto. Al contrario, Pascal se la prendeva con la compunzione morale insincera per riaffermare i diritti di quella vera, fondata sulla nobiltà del pentimento, dell’esperienza spirituale del peccato, della verità cristiana. E a questo proposito, il papa regnante aveva detto di volere santo Pascal, ma finora abbiamo visto solo Tartuffe.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ