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La Penguin e il boicottaggio interno per i "libri osceni"

Il colosso dell'editoria alle prese con le polemiche per il nuovo saggio dello psicologo canadese Jordan Peterson

Giulio Meotti

Processata per "L'amante di Lady Chatterley", oggi la casa editrice affronta il pianto dei dipendenti per il libro di Jordan Peterson: “influirà negativamente sugli amici non binari”

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Sessant’anni fa si apriva a Londra il processo che vide imputato il famoso romanzo di D. H. Lawrence “L’amante di Lady Chatterley”, dato alle stampe per la prima volta a Firenze nel 1928, e la casa editrice Penguin. Il romanzo fu processato in forza della legge “contro i libri osceni”. A testimoniare a favore della pubblicazione tanti scrittori, T. S. Eliot, Doris Lessing e Aldous Huxley, per citarne alcuni. Al tempo, a minacciare le case editrici era la censura statale. Oggi è l’autocensura. 

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Sessant’anni fa si apriva a Londra il processo che vide imputato il famoso romanzo di D. H. Lawrence “L’amante di Lady Chatterley”, dato alle stampe per la prima volta a Firenze nel 1928, e la casa editrice Penguin. Il romanzo fu processato in forza della legge “contro i libri osceni”. A testimoniare a favore della pubblicazione tanti scrittori, T. S. Eliot, Doris Lessing e Aldous Huxley, per citarne alcuni. Al tempo, a minacciare le case editrici era la censura statale. Oggi è l’autocensura. 

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Diversi dipendenti della Penguin stanno boicottando la decisione del colosso editoriale di pubblicare il nuovo libro dello psicologo canadese Jordan Peterson. “E’ un’icona dell’incitamento all’odio, della transfobia e del suprematismo bianco”, protesta un membro della comunità lgbtq. Un altro dipendente di Penguin ha detto a Vice che “le persone durante la riunione piangevano su come  Peterson ha influenzato le loro vite” e di come la pubblicazione del libro “influirà negativamente sugli amici non binari”.


Ci sono riusciti con Suzanne Moore, la giornalista veterana del Guardian che si è dimessa dopo mesi di accuse di “transfobia” da parte dei colleghi. Ci sono riusciti con Bari Weiss, la giornalista del New York Times che ha lasciato dichiarando: “Mi davano della nazista e della razzista”. Ci sono riusciti con Woody Allen. Il gruppo leader nel campo dell’editoria americana, Hachette, ha fermato la pubblicazione delle memorie del regista, “Apropos of Nothing”, dopo che Ronan Farrow, figlio di Woody e dell’attrice Mia Farrow, aveva minacciato di troncare i rapporti con Hachette. A quel punto, lo staff della casa editrice era sceso a manifestare in Rockefeller Plaza, fuori dagli uffici di New York. Non ci sono riusciti per poco con J. K. Rowling, dopo che un gruppo di scrittori rappresentati dalla stessa agenzia letteraria dell’autrice di “Harry Potter”, la Blair Partnership, aveva rassegnato le dimissioni accusando l’agenzia di non avere abiurato la propria scrittrice più venduta e rea di “transfobia”. Intanto, un gruppo di dipendenti della Hachette, la casa editrice che ha pubblicato anche “The Ickabog”, l’ultima opera di Rowling, aveva protestato contro la scrittrice, affermando di non volere lavorare ai suoi romanzi. 


Il “comitato per la diversità e l’inclusione” della Penguin (sì, esiste una cosa del genere) ha ricevuto settanta messaggi interni contro il libro di Peterson. Suprematista bianco? Professore di Psicologia dell’Università di Toronto, Peterson era diventato famoso nel settembre di cinque anni fa, quando aveva pubblicato una conferenza su YouTube in cui annunciava il rifiuto di usare pronomi neutri di genere. Il suo primo libro, “12 Rules for Life: An Antidote to Chaos”, manifesto di rivendicazione del ruolo del padre e di difesa del maschio trattato da inutile idiota, aveva venduto più di cinque milioni di copie in tutto il mondo. 

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Sessant’anni dopo il processo alla Penguin per la pubblicazione dell’“Amante di Lady Chatterley”, i giovani dipendenti della casa editrice hanno rivalutato la censura e l’hanno trovata nuovamente allettante. Non vogliono che gli amici, i figli o le mogli “non binarie” possano trovarsi fra le mani libracci inquietanti. “Lascereste che un libro simile giri per la vostra casa con il rischio che possano leggerlo i vostri figli o vostra moglie?”, dichiarò il giudice Mervyn Griffith-Jones in apertura del processo al romanzo di Lawrence. Nel 1960 sembrò a tutti un bigotto fuori tempo massimo. Nel 2020 sarebbe il perfetto woke del nostro tempo. 

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