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Al Teatro alla Scala

Voci e nomi di una Prima inedita

Fabiana Giacomotti

Ventiquattro star del canto, altrettanti fra ballerini e attori nel ruolo di voci narranti. La nuova stagione del Teatro alla Scala si apre con uno spettacolo multimediale. Meyer: "Sarà una serata di speranza e di determinazione"

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Musica, narrazione, simbologia. Molta simbologia, anzi, a partire dal titolo “A riveder le stelle”, lungo un percorso di canto, danza e recitazione che partirà dalla maledizione di Rigoletto per chiudersi sulle note gioiose di Rossini e dell’ultimo verso della Divina Commedia, in omaggio alle celebrazioni dantesche ma soprattutto al suo valore esegetico. Ventiquattro star del canto, altrettanti fra ballerini e attori nel ruolo di voci narranti. Sia il direttore musicale del Teatro alla Scala Riccardo Chailly sia il sovrintendente Dominique Meyer hanno ben chiaro il valore primigenio, esoterico della musica e del canto: lo hanno dimostrato in occasione della messa da Requiem dello scorso settembre; lo replicano in una Prima del 7 dicembre che Meyer non esita a definire “un percorso catartico”.

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Musica, narrazione, simbologia. Molta simbologia, anzi, a partire dal titolo “A riveder le stelle”, lungo un percorso di canto, danza e recitazione che partirà dalla maledizione di Rigoletto per chiudersi sulle note gioiose di Rossini e dell’ultimo verso della Divina Commedia, in omaggio alle celebrazioni dantesche ma soprattutto al suo valore esegetico. Ventiquattro star del canto, altrettanti fra ballerini e attori nel ruolo di voci narranti. Sia il direttore musicale del Teatro alla Scala Riccardo Chailly sia il sovrintendente Dominique Meyer hanno ben chiaro il valore primigenio, esoterico della musica e del canto: lo hanno dimostrato in occasione della messa da Requiem dello scorso settembre; lo replicano in una Prima del 7 dicembre che Meyer non esita a definire “un percorso catartico”.

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Ad augusta per angusta, come nel celeberrimo verso dell’Ernani. Dunque, non più Lucia di Lammermoor come previsto, in quanto “non c’erano davvero le condizioni perché il nostro teatro perseguisse questa strada”, ma uno spettacolo, oseremmo dire pur sapendo che gli esegeti delle “Prime” se ne avranno a male, certamente più interessante. Chiamato ancora una volta alla regia Davide Livermore, abile esploratore di soluzioni registiche e tecniche al tempo stesso innovative e pop, sospesa la collaborazione con Yannis Kokkos che avrebbe dovuto seguire l’intera messinscena donizettiana, viene annunciata una Prima multimediale, orchestrata su più piani narrativi, le muse chiamate tutte a raccolta, i più importanti studi di elaborazione grafica cooptati per massimizzare l’effetto “immersivo ed esperienziale” come usa dire adesso, la Rai a guidare la trasmissione di un prodotto editoriale che, per forza di cose, dovrà essere parzialmente registrato, ma che dovrebbe appunto evitare la staticità remota di questo genere di spettacoli grazie all’uso del 3D gestito dallo studio Giò Forma (scenografie digitali Expo Milano, remember?) e dalle scenografie di D Wok.

 

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Anticipando i contenuti della serata via Youtube dal Ridotto Toscanini, Meyer ricorda il supporto degli sponsor (Intesa Sanpaolo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Rolex, Edison) ancora prima di elencare il poderoso manipolo di star che si avvicenderanno sul palco, e c’è da capirlo: aver riunito un cast come questo, praticamente inedito dai tempi del Gala del Metropolitan del 1963, deve aver comportato un grande dispiego di energie e di forze, umane ed economiche. Grazie, dunque, anche a tutti gli spettatori che in questi mesi non hanno chiesto la restituzione dei soldi dei biglietti rimasti inutilizzati dalla cancellazione degli spettacoli. Tutti contribuiscono a questa serata, anche Camera della Moda che, con un accordo un po’ last minute che ha suscitato qualche polemica, come d’abitudine in piazza del Duomo, ha annunciato che le maison associate vestiranno, a loro scelta, i cantanti.

 

Le coordinerà Gianluca Falaschi, l’astro non più nascente ma già molto brillante del costume lirico internazionale, e gli facciamo i nostri migliori auguri, in attesa di vedere i risultati su Rai1, Radio3 e Raiplay (all’estero la trasmetteranno Arte e altre reti culturali) a partire dalle 17 di lunedì 7 dicembre. Sarà una serata “di speranza e di determinazione”, dice ancora Meyer, “per ribadire la funzione civile dell’arte, oltre alla sua capacità di esprimere sentimenti, passioni, bellezza”, e questo suona molto gradito alle orecchie dei milanesi, che fecero del loro “gran teatro” il centro pulsante del Risorgimento. In programma, appunto, Giuseppe Verdi, per continuare con Gaetano Donizetti, Giacomo Puccini, Georges Bizet, Jules Massenet, Richard Wagner e Gioachino Rossini, mentre per i balletti, diretti da Michele Gamba, sono stati selezionati Pëtr Il’ič Čajkovskij, Davide Dileo, Erik Satie e Giuseppe Verdi, con le coreografie di Manuel Legris, nuovo direttore (che contribuisce alla serata con Verdi Suite, una creazione in omaggio alla musica italiana), Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini.

 

In ordine rigorosamente alfabetico, Meyer e Chailly ricordano i cantanti che si alterneranno non solo sul palco “ma anche in aree e zone del teatro sconosciute al grande pubblico”: Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa (che avrebbe dovuto interpretare Lucia e dunque sì, era libera), George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier, Sonya Yoncheva, già molto amata al Requiem in Duomo. Balletto con Roberto Bolle, ça va sans dire, con i primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo. Alla regia per la Rai Stefania Grimaldi; causa Covid, invece, niente Prima Diffusa, che proprio nel 2020 avrebbe celebrato il decennale.

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