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Per il mondo islamico, milioni di uiguri valgono meno di una vignetta francese

Giulio Meotti

La sociologa musulmana Reyhan sul Monde attacca l'ipocrisia della ummah islamica: "Attaccate la Francia per dei disegni e tacete sulla Cina che incarcera uiguri"

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“Il Pakistan espellerà l’ambasciatore francese e boicotterà i prodotti francesi”, recita l’accordo raggiunto dal governo di Islamabad con il movimento islamico Tehreek-i-Labbaik, che da giorni porta in piazza migliaia di manifestanti contro la Francia di Macron. Non sarà facile tenervi fede, ma ci dice quanto nelle ultime settimane sia grande la mobilitazione islamica contro le caricature del Profeta ripubblicate in Francia dopo l’uccisione di Samuel Paty. “Da musulmana e umanista di sinistra” che vive a Parigi, la sociologa Dilnur Reyhan elogia le reazioni composte dei musulmani francesi. “Ma le reazioni fuori dalla Francia, nei paesi musulmani, sono  ipocrite”, scrive Reyhan sul Monde. “Come uigura, membro di un popolo a maggioranza musulmana vittima di un genocidio perpetrato dalla Cina nella totale indifferenza del mondo, in particolare dei paesi musulmani, non ho potuto fare a meno di meravigliarmi di questa ‘rabbia’ selettiva”. Il Pakistan di Khan che boicotta Parigi non fiata su Pechino. E se la Cina continua a riempire i campi di rieducazione di uiguri, può farlo grazie al sostegno-silenzio incrollabile dei suoi amici musulmani. “Non dimentichiamo la vergognosa lista di cinquanta paesi, metà dei quali musulmani, che hanno sostenuto la politica genocida della Cina, mentre altri 23, per lo più occidentali, l’hanno condannata e hanno chiesto la chiusura dei campi di concentramento destinati a milioni di musulmani turchi”.

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“Il Pakistan espellerà l’ambasciatore francese e boicotterà i prodotti francesi”, recita l’accordo raggiunto dal governo di Islamabad con il movimento islamico Tehreek-i-Labbaik, che da giorni porta in piazza migliaia di manifestanti contro la Francia di Macron. Non sarà facile tenervi fede, ma ci dice quanto nelle ultime settimane sia grande la mobilitazione islamica contro le caricature del Profeta ripubblicate in Francia dopo l’uccisione di Samuel Paty. “Da musulmana e umanista di sinistra” che vive a Parigi, la sociologa Dilnur Reyhan elogia le reazioni composte dei musulmani francesi. “Ma le reazioni fuori dalla Francia, nei paesi musulmani, sono  ipocrite”, scrive Reyhan sul Monde. “Come uigura, membro di un popolo a maggioranza musulmana vittima di un genocidio perpetrato dalla Cina nella totale indifferenza del mondo, in particolare dei paesi musulmani, non ho potuto fare a meno di meravigliarmi di questa ‘rabbia’ selettiva”. Il Pakistan di Khan che boicotta Parigi non fiata su Pechino. E se la Cina continua a riempire i campi di rieducazione di uiguri, può farlo grazie al sostegno-silenzio incrollabile dei suoi amici musulmani. “Non dimentichiamo la vergognosa lista di cinquanta paesi, metà dei quali musulmani, che hanno sostenuto la politica genocida della Cina, mentre altri 23, per lo più occidentali, l’hanno condannata e hanno chiesto la chiusura dei campi di concentramento destinati a milioni di musulmani turchi”.

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Già, la Turchia, che ospita la più grande diaspora uigura fuori dall’Asia. Ma la stessa Turchia di Erdogan che ha lanciato il boicottaggio commerciale della Francia sulle vignette e ha definito “pazzo” Emmanuel Macron tace invece sulla Cina che deporta gli uiguri. “Per anni le popolazioni dei paesi musulmani sono scese in piazza per esprimere la rabbia alla minima dichiarazione ritenuta islamofobica  nei paesi occidentali”, scrive Reyhan. “Allo stesso tempo, la Cina sta compiendo un genocidio contro una popolazione musulmana che stigmatizza dichiarandola malata, infetta dal virus dell’islam, bruciando centinaia di migliaia di copie del Corano e sistemando milioni di uiguri nei campi di concentramento”. Xi Jinping al posto di Allah, moschee distrutte, matrimoni religiosi o cerimonie funebri bandite, mentre le donne uigure vengono massicciamente sterilizzate.

 

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“Per quattro anni nessun capo di stato musulmano ha detto una parola”, scrive la sociologa sul Monde. “Non un solo movimento per boicottare i prodotti cinesi”. Regimi che non hanno taciuto quando il Myanmar ha cacciato i musulmani Rohingya né quando Trump ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme. Sulla Cina che perseguita i musulmani, follow the money e la nuova Via della seta che passa dai paesi islamici.  Erdogan ancora dieci anni fa accusava Pechino di genocidio e Ankara ha dato rifugio agli uiguri da quando il Partito comunista cinese ha preso il controllo dello Xinjiang nel 1949. Poi è successo qualcosa. Da un anno, la Turchia arresta centinaia di uiguri e li manda nei centri di espulsione. Dal 2016, Cina e Turchia hanno firmato dieci accordi bilaterali. Pechino è il secondo partner di importazione della Turchia, dopo la Russia, e lì ha investito tre miliardi di dollari in tre anni, nella prospettiva di raddoppiarli entro il 2021. E quando il valore della lira turca è sceso del 40 per cento nel 2018, la Cina ha fornito al governo turco 3,6 miliardi di prestiti. Boicotta la Francia per le vignette e copre la Cina che riempie i laogai di uiguri. Capolavoro dell’islam in doppiopetto.

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