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Col Covid tra De Magistris, De Luca, e San Gennaro

L'eccezione napoletana

Michele Masneri

“È impossibile normalizzare questa città, postmoderna e arcaica insieme”, dice lo scrittore Diego De Silva

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Il morto in corsia, la guerra tra il governatore De Luca e il sindaco De Magistris, l’esercito che forse arriva e forse no. A Napoli la seconda ondata a seconda dell’ora del giorno diventa tragedia o farsa. “Nella prima fase Napoli il Covid l’aveva scampato, un po’ come tutto il sud, e sembrava una specie di risarcimento rispetto al Nord arrembante”, dice al Foglio Diego De Silva, scrittore napoletano, “inventore” anche della saga dell’avvocato partenopeo Vincenzo Malinconico. “L’aria pulita, si diceva, aveva favorito il disperdersi del virus, come in una nemesi del Mezzogiorno non industrializzato e dunque puro, non inquinato. Adesso però è arrivato”.

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Il morto in corsia, la guerra tra il governatore De Luca e il sindaco De Magistris, l’esercito che forse arriva e forse no. A Napoli la seconda ondata a seconda dell’ora del giorno diventa tragedia o farsa. “Nella prima fase Napoli il Covid l’aveva scampato, un po’ come tutto il sud, e sembrava una specie di risarcimento rispetto al Nord arrembante”, dice al Foglio Diego De Silva, scrittore napoletano, “inventore” anche della saga dell’avvocato partenopeo Vincenzo Malinconico. “L’aria pulita, si diceva, aveva favorito il disperdersi del virus, come in una nemesi del Mezzogiorno non industrializzato e dunque puro, non inquinato. Adesso però è arrivato”.

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Napoli in questo senso è normalizzata, è come il resto d’Italia? “Non proprio”, dice lo scrittore. “Napoli conserva sempre una sua modernità, anzi post-modernità, parallela al suo essere arcaica. E’ da sempre un laboratorio sociale, e anche questa volta non si è smentita. Le rivolte che sono scattate a fine ottobre, infatti, sono avvenute solo lì. E certo, ci sono state infiltrazioni, dell’estrema destra e della camorra, però alla base di tutto c’è anche un popolo particolarmente reattivo. Non è un caso che siano avvenute qui e non altrove nel resto d’Italia. Napoli è come Parigi. E’ una città con un popolo ancora istintivo e capace di mobilizzarsi immediatamente. C’è un tasso di erotismo della massa popolare altissimo, diverso da tutte le altre città. E’ anche la città, non a caso, in cui il proletariato non è stato scacciato dal centro storico. A Napoli basta passeggiare per il centro e dalle vie più nobili e puoi finire ai quartieri spagnoli, che sono un altro mondo. Questa commistione ha generato un’intelligenza sociale altissima”.

  

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Impossibile normalizzare Napoli, insomma. Anche nella prima fase, si era rimasti stupiti dall’osservanza delle leggi e delle misure di sicurezza. “E che dovevamo fare, uscire per prendere le multe ed essere arrestati?”. Nella città delle lacrime di Maradona imbottigliate e delle cinture di sicurezza disegnate sulle magliette ci si aspettava però qualche guizzo di fantasia, e invece tutti erano stranamente ligi,  tutti i ristoranti con le loro autodichiarazioni e i disinfettanti; e anche l’estate scorsa, nell’estate in cui tanti edonisticamente si son buttati sugli assembramenti poco giudiziosi, a Napoli si notava  una fortissima ambiguità tra la voglia di rifarsi dei mesi passati quasi incarcerati, e il timore di cosa sarebbe successo. Del resto Napoli è città delle pestilenze, degli infiniti contagi, col colera che dal Cinquecento decide il piano regolatore, “e con la presenza della morte, costante, col Vesuvio lì accanto”. “E Pompei, simbolo della natura mica tanto benigna: a Napoli del resto c’è anche la tomba di Giacomo Leopardi”. Ma oltre al giovane favoloso e al morto in corsia c’è un altro morto esemplare, poveretto, uno sportivo, addirittura un campione di body building. “Pompei sotto choc”, titolano i siti. Salvatore Solimeno, quarantacinquenne di Pompei, nutrizionista e body builder, è morto al Fatebenefratelli. Come il paziente zero di Codogno, in una specie di nemesi, proprio lì, a Pompei. Secondo il presidente della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), Silvestro Scotti, la Campania “ha caratteristiche molto peculiari rispetto al panorama italiano, è la regione con l'età media più bassa d'Italia”. “Chissà se è vero, statisticamente”, dice De Silva. “Ma di nuovo, ecco l’eccezione napoletana”. “Napoli postmoderna e arcaica insieme. Come in Sicilia, ma Napoli ancora di più: non a caso produce tanta letteratura, i registi, gli attori. E la commedia dell’arte. Tra zona gialla e arancione e rossa si insinua poi San Gennaro, che a settembre ha fatto il miracolo. E un personaggio come De Luca, che pur non essendo napoletano ma salernitano ha tempi teatrali e ritmo da perfetta commedia di Eduardo”. E De Magistris: “c’è un giallo Campania”, ha detto a Skytg 24, non si capisce se intendendo il colore o il mistero, nella città in cui nulla è veramente misurabile.

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