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Dpcm a tavolozza

Che colore che fa. I colori delle regioni raccontati da Riccardo Falcinelli

Carmelo Caruso

Autore del best seller "Cromorama", ha appena pubblicato "Figure". "Ci dimenticheremo anche del rosso dpcm. I colori sono adesso le nostre previsioni del tempo". Parla Riccardo Falcinelli

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“Viviamo nel tempo del semaforo allungato e i cambiamenti di colore delle regioni sono le nostre nuove previsioni del tempo. Che colore che fa”. E tu invece dove vivi? “Alla Garbatella, a Roma”. Dunque sei giallo? “Ancora giallo, ma chissà”. Lo chiamano l’uomo dei colori. “Non solo colori, ma anche ‘figure’. E’ il titolo del mio ultimo libro”. Non sei l’autore di “Cromorama”, il testo che ha venduto settantamila copie spiegando “il giallo giuda”, il “blu bovary”, il “bianco morale” e il “malva modernità”? I colori ti hanno reso un best seller? “Un po’. In realtà volevo provare a raccontare come ogni epoca assegni un significato diverso al colore”. L’italiano che si sta facendo leggere all’estero è un designer, anzi, un visual designer di 47 anni che si è laureato in lettere, e che è diventato grafico, ma solo perché abitava nello stesso condominio di un grafico (“Ferru Piludu, un sardo geniale. Ci incontravamo sulle scale. Ho imparato da lui”).

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“Viviamo nel tempo del semaforo allungato e i cambiamenti di colore delle regioni sono le nostre nuove previsioni del tempo. Che colore che fa”. E tu invece dove vivi? “Alla Garbatella, a Roma”. Dunque sei giallo? “Ancora giallo, ma chissà”. Lo chiamano l’uomo dei colori. “Non solo colori, ma anche ‘figure’. E’ il titolo del mio ultimo libro”. Non sei l’autore di “Cromorama”, il testo che ha venduto settantamila copie spiegando “il giallo giuda”, il “blu bovary”, il “bianco morale” e il “malva modernità”? I colori ti hanno reso un best seller? “Un po’. In realtà volevo provare a raccontare come ogni epoca assegni un significato diverso al colore”. L’italiano che si sta facendo leggere all’estero è un designer, anzi, un visual designer di 47 anni che si è laureato in lettere, e che è diventato grafico, ma solo perché abitava nello stesso condominio di un grafico (“Ferru Piludu, un sardo geniale. Ci incontravamo sulle scale. Ho imparato da lui”).

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Ha disegnato la gabbia di un giornale (“Pagina 99”), le copertine di Minimum Fax e poi quelle di Einaudi, Laterza: “Ne disegno più di 300 l’anno. Mia è anche quella di Alessandro Barbero su Dante. E poi insegno”. Cosa? “Psicologia della percezione alla Isia Roma design”. Riuscirai a dire cosa significa visual designer o risponderai con frasi complicatissime che non vogliono dire nulla? “Ho sempre studiato la percezione visiva, in pratica, come la società di massa ‘vede’ le cose”. Ha un cognome stretto e lungo, Falcinelli, e il suo nome è Riccardo che sa di bretone. In Italia, il suo “Figure” (Einaudi) è nella classifica dei libri più venduti e si tratta di un saggio che però è il saggio sorridente come quelli di Bruno Munari, l’artista dei “Prelibri” de “Le rose nell’insalata” e di “Fantasia” che Laterza ha ripubblicato con la nuova copertina che è opera di Falcinelli. “Ma anche “Cromorama” era un saggio. E lo sai perché ha avuto successo? Perché tutti maneggiamo i colori e le immagini quanto le parole. Le tagliamo, le modifichiamo. La novità è che il design è ormai un argomento di cultura generale. Il successo credo si debba a questo”. La casa editrice Penguin sta traducendo “Cromorama” e poi la Cina e la Corea. “Non ho inventato nulla, ho solo cercato di scrivere bene quello che sapevo”. Dicono che Falcinelli sia l’altro Michael Pastoureau, l’antropologo francese che non racconta il mondo dei colori ma che trova nei colori l’altro mondo. Proviamo a farlo pure noi con le zone, le regioni che oggi (ma non era ieri?) potrebbero cambiare tinta: rosso, arancione e giallo.

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E con Falcinelli inseguiamo il verde che è il più desiderato ma pure quello che usava Alfred Hitckcook nella “Donna che visse due volte”, il colore della doppiezza e della vertigine. Con il dpcm siamo gialli di rabbia ma nel Lazio il giallo è la tavolozza delle libertà allargate. E a Napoli, se fosse per Vincenzo De Luca che è sempre furioso e rosso, tutta Italia dovrebbe avere il colore del pomodoro e della pizza Margherita. La buttiamo allora in politica? “Ma se la buttiamo in politica dobbiamo anche buttarci nel calcio. Precisiamo che i nostri colori identitari sono il rosso socialista e l’azzurro che non è solo quello di Mimmo Modugno ma che in Italia ha utilizzato per primo Silvio Berlusconi. Il suo azzurro era chiaramente un’associazione con la nazionale. E, a sua volta, i colori della politica sono mutuati dall’araldica. Il giallo invece non è mai stato un colore politico almeno prima del M5s”. Insomma, meglio socialisti o grillini? “Iniziamo con il verde?”.

 

Sarebbe bellissimo. “Sicuri? Non è forse il colore della marcescenza? E perché il tavolo da poker o il campo di calcio sono verdi? Si fa presto a dire verde. Nell’Ottocento ha sempre indicato il fato, la possibilità”. E vuole dire che il colore prende il significato del momento come il giallo, che nel Medioevo indicava il tradimento. “Era sentito come una degenerazione delle qualità morali e luminose dell’oro”. E oggi? “A me, il giallo fa venire in mente i Minions”. Ma ci sono anche i gilet che in Italia sono però arancioni perché come disse uno di loro in piazza “sono quelli che all’autoricambi costano meno”. “Ma se pensi all’arancione pensi all’Olanda. I movimenti arancioni sono nati e si sono diffusi nell’Est. Ma in Italia? Se riflettiamo un attimo, fino a pochi anni fa, i noir erano rigorosamente gialli. Eppure, dopo l’esplosione del romanzo scandinavo, le copertine sono adesso bianche. Era impensabile e invece è accaduto”. Ci stai dicendo che ci libereremo del rosso pandemia, rosso dpcm? “Ma certo che ce ne liberemo. Anche la zona rossa oggi non è più quella che fu rossa di Genova durante il G8. La verità è che i colori sono instabili ed io con i miei libri ho cercato di raccontare non tanto la storia dell’arte, ma questa evoluzione, una storia che è anche una storia per immagini”. Vuoi diventare un classico? Falcinelli al posto dell’Argan? “Ma allora meglio il nuovo Gombrich che scriveva in maniera semplice. Ma lo sai quanto è bello essere popolari e farsi capire? Dici che ce l’ho fatta?”.

 

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