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un giallo ai tempi della pandemia. ma dai?

Battersi per tenere aperte le librerie ma poi trovare sugli scaffali il libro di Veltroni

Mariarosa Mancuso

Secondo di una serie, anticipato sui giornali come assoluto capolavoro. L'ultimo libro dell'ex sindaco di Roma "non è fatto per piacere a chi lo leggerà, ma per soddisfare la vanità di chi lo ha scritto"

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Vibrata protesta per le attività culturali interrotte con il coprifuoco, derivato dal materno ragionamento: “Non vi impedisco di uscire, faccio sparire i divertimenti fuori casa”. Altre voci si erano alzate per la chiusura delle librerie, nella prima puntata della saga “I divieti del Covid”. Ma come, perché, che senso ha, come riusciremo a sopravvivere senza libri, senza teatro, senza cinema? I cervelli appassiranno tra atroci tormenti, invocando la grazia di un po’ di cultura. Tra chi protestava c’era Walter Veltroni, che alle patrie lettere e alla patria arte cinematografica contribuisce ogni volta che può (e può spessissimo, finora ha messo la firma su sei titoli, tra film e documentari, e su una ventina di libri – le prefazioni ormai non si contano, nessuno più di lui ha frequentato il genere paratestuale).

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Vibrata protesta per le attività culturali interrotte con il coprifuoco, derivato dal materno ragionamento: “Non vi impedisco di uscire, faccio sparire i divertimenti fuori casa”. Altre voci si erano alzate per la chiusura delle librerie, nella prima puntata della saga “I divieti del Covid”. Ma come, perché, che senso ha, come riusciremo a sopravvivere senza libri, senza teatro, senza cinema? I cervelli appassiranno tra atroci tormenti, invocando la grazia di un po’ di cultura. Tra chi protestava c’era Walter Veltroni, che alle patrie lettere e alla patria arte cinematografica contribuisce ogni volta che può (e può spessissimo, finora ha messo la firma su sei titoli, tra film e documentari, e su una ventina di libri – le prefazioni ormai non si contano, nessuno più di lui ha frequentato il genere paratestuale).

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Ultima fatica pervenuta, il giallo “Buonvino e il caso del bambino scomparso”. Secondo di una serie, anticipato sui giornali come assoluto capolavoro. Fabrizio Roncone lamenta la tremenda circostanza in cui si è venuto a trovare: recensire un libro che gli è “piaciuto un sacco”. Anzi, “un giallo fichissimo”, dalla trama “solida, struggente”. Paolo Di Paolo ha letto “pagine di leggerezza talvolta comica” e non resiste alla tentazione di raccontarne i vezzi, citazionismo cinematografico compreso. Poi uno prende il giallo di Walter Veltroni, lo legge, e si domanda: è per questo che abbiamo combattuto, invocando la cultura bene primario? Per la seconda avventura del commissario Buonvino servivano le librerie aperte?

 

Non avevate a casa neanche un Giallo Mondadori, sbrindellato e sopravvissuto a tanti traslochi, per trascorrere questo secondo confinamento (non sarà totale, dicono, ma alimenterà le stesse illusioni del primo – “si leggerà di più” – e la stessa cattiva pubblicità per la lettura, bollata come “la cosa da fare quando non c’è di meglio da fare”)? Con l’entusiasmo, tipicamente italiano, che scavalca la lettura per approdare direttamente alla scrittura: non c’è dubbio che nelle lunghe giornate casalinghe in parecchi l’abbiano fatto (finiranno nella “Biblioteca degli inediti” un dì caldeggiata da Dario Franceschini). Il giallo veltroniano racconta la pandemia: nessuno scrive più per intrattenere il lettore, c’è sempre un secondo fine.

 

Non sono passate venti pagine e già sappiamo che l’ansioso commissario Buonvino aveva capito tutto, del “fiocco di neve venuto dalla Cina”. Sapeva anche il perché, tutta colpa della violenza dell’uomo sulla natura. E lui piange, piange tantissimo, piange a dirotto (aveva già fatto i debiti scongiuri per l’anno bisestile, è il tipo che non si perde mai un cattivo presagio). In prosa veltroniana: sapeva che “qualcosa avrebbe svitato la vita”. Intanto abbiamo conosciuto la squadra, assai sfigata perché Buonvino, fin da quando era ragazzino, predilige i perdenti (non s’è capito però perché poi tutti finiscono a litigare per il calcio). E anche il caso su cui indagare: un bambino scomparso qualche anno prima. E il fotografo Cometti, che ha deciso di mettere su un emporio del passato, tutto il Novecento e pure gli ultimi vent’anni, per non escludere nessuno.

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La nostalgia intenerisce, tutto è sempre “Anima mia”, il programma tv che lanciò Fabio Fazio. Ci sono naturalmente le citazioni cinematografiche, ingredienti indispensabili in un futuro manualetto “fatevi da soli il prossimo giallo di Walter Veltroni” (altro che lievito madre). Aggiustando una frase di Franca Valeri (detta a proposito dei cataloghi d’arte): un romanzo non è fatto per piacere a chi lo leggerà, ma per soddisfare la vanità di chi lo ha scritto.

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