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L'intervista

"Un attore di teatro dell’antica Roma". Carlo Verdone ricorda Gigi Proietti

Michele Masneri

“Superò Petrolini, fino a diventare il volto rassicurante di questa città bellissima”. Intervista all'attore e regista romano

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“Ma è un anno tremendo. E’ proprio un anno tremendo”, dice Carlo Verdone al telefono. L’intervista a Verdone è un genere difficilissimo perché abusatissimo, è come quella a Dino Risi al residence, ai tempi, o oggi a Lapo. Però adesso pare arrivata l’ora: la morte di Gigi Proietti da una parte, e il diffondersi di ricette mediche antiCovid dall’altra. Impossibile esimersi.

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“Ma è un anno tremendo. E’ proprio un anno tremendo”, dice Carlo Verdone al telefono. L’intervista a Verdone è un genere difficilissimo perché abusatissimo, è come quella a Dino Risi al residence, ai tempi, o oggi a Lapo. Però adesso pare arrivata l’ora: la morte di Gigi Proietti da una parte, e il diffondersi di ricette mediche antiCovid dall’altra. Impossibile esimersi.

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Ecco Verdone (che è a casa reduce da un’operazione, doppia, all’anca, “pelo pelo l’ho fatta, sennò non mi operavano”). “A me piaceva soprattutto il Proietti a teatro”, dice l’attore al telefono dalla sua casa del Gianicolo. “Io l’ho conosciuto nel ’76 quando andai a vederlo nel suo spettacolo A me gli occhi please. Mi piacque talmente che ci tornai tre volte. C’erano due tre cose che mi facevano impazzire: una di queste era una telefonata impossibile, non riusciva ad andare avanti perché veniva continuamente interrotto: una lezione di tempi recitativi incredibile. Mi piaceva appunto di più a teatro, era più libero, più autorevole, un grande improvvisatore. Anche Sordi era d’accordo con me. Sosteneva che Proietti era imbattibile a teatro. E’ stato anche un grande insegnante, Proietti. Aprì la sua scuola al Brancaccio, e tanti attori bravi lui li ha lanciati, hanno lavorato anche con me. E poi era una maschera: ma una maschera non attuale; d’altri tempi. Un attore di teatro dell’antica Roma. Si considerava erede di Petrolini ma l’aveva superato, secondo me, in grandezza. E dava l’illusione che l’identità di questa città continuasse: quella Roma bella che ci ricordiamo; era rassicurante. Una bandiera che ancora identifica questa città con un volto. Ma questo maledetto 2020 ce l’ha portato via!”.

 

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E che fa lei Verdone a Roma in questo 2020 mortifero? “E che faccio. Sto chiuso in casa, col computer, e tutto via Skype e Zoom: è molto triste, sento degli amici che cominciano a svalvolare, se non hai delle cose da fare, se non sei solido  te po' anche venì qualche attacco de panico!”.

 

E il governatore Toti che vuole rinchiudere in casa i settantenni? “Eh, io farei parte della categoria. Che te devo dì. Se me chiudono me chiudono. Già me so chiuso da solo”. E che fa? Legge? Guarda serie? “Ho scritto un libro”. Ah, e non ci dica che è sul Covid. “No, ma che Covid. Il Covid è una cosa da dimenticare al più presto. Non ne posso più. Io di Covid non ne voglio più sentire, già si sente tutto il giorno. Il libro è una scatola”. Come scatola? E’ una scatola che sta lì nella mia libreria e dovevo mettere a posto dal 2013, da quando il mio segretario, poveretto, è morto. Ci aveva scritto: ‘Oggetti fotografie carte da mettere in ordine. Ci devi pensare te Carlo’. Non l’avevo aperta più, era talmente pesante che è cascata per terra, lettere, pezzi di carta, ognuno di questi oggetti era un ricordo. Quindi ho deciso di raccontare questi oggetti dello scatolone. E’ venuta fuori una serie di racconti autobiografici. Son duecento pagine, è venuto bene, mi sembra”. Insomma niente Covid. Certo però sarebbe bello vedere i suoi personaggi alle prese col virus e i tamponi. Col molecolare e il sierologico, la Ffp2 e la chirurgica. Furio oggi sarebbe certamente un virologo. Oggi poi la società si è verdonizzata, oggi che ognuno indossa il camice e ha una ricetta, come quelle che circolano negli ultimi giorni.

 

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A proposito, ma che è questa lattoferrina che va a ruba, quest’ultimo ritrovato che a Roma ci si passa di nascosto come carbonari? “E’ uno dei tanti farmaci che si dice miracoloso. Ma scientificamente non è stato provato niente”, dice il Verdone in versione clinico. Anche su Whatsapp girano ricette, gli amici te le mandano, “nel caso malcapitato usa questa”, ti scrivono, è arrivato anche a me, tramite un’amica, e la ricetta era compilata da un chirurgo estetico, mah. “Un giorno dicono che la clorochina risolve tutto”, sospira Verdone. “Un altro dicono che la clorochina è estremamente tossica. Poi il remdesivir è efficace come antinfiammatorio. Dopo un mese il remdesivir è pericolosissimo. E l’eparina? Farà bene o non farà bene? Mi sembra che siano in grande affanno tutti”. Ma anche lei ha prescritto una ricetta nei giorni scorsi, l’hanno criticata. “Ma no, semplicemente ripetevo a pappagallo quello che ultimamente stanno dicendo gli scienziati. Solo che ogni quindici giorni cambiano idea. Mi sembra che navighino a vista anche loro. Ogni giorno poi esce fuori un sintomo nuovo. Adesso il virus porta l’otite. Un mio amico improvvisamente ha perso l’udito. Si è fatto il cortisone. Dopo sette giorni gli è uscito il Covid. Ma io questa cosa l’avevo già letta in Inghilterra”. Il dott. Verdone è aggiornatissimo. “Certo bisognerebbe fare come in Cina, ma non è possibile”. Che fanno in Cina? “Un mio amico” (un altro amico) “si è ammalato in Cina e lì l’hanno preso, gli hanno fatto un tampone, l’hanno caricato dentro una macchina e l’hanno messo in un albergo: una stanzetta, con un bagnetto piccolo, gli hanno detto: adesso lei è positivo, noi verremo la mattina a portarle la colazione e provarle la febbre, poi le porteremo il pranzo e le misureremo la febbre, poi le porteremo la cena e le misureremo la febre. Dopodiché lo chiudono dentro. Lui se voleva ammazzà. Alla fine all’ottavo giorno so’ venuti e il tampone era negativo. E poi l’hanno fatti uscire. So’ stati di una puntualità. Certo loro so’ così. Otto milioni di tamponi in due giorni. Soltanto che te chiudono a chiave”. Ride. Sembra la barzelletta del cinese in coma. Ride. E poi torna serio, serissimo. “Ma il 2020 è tremendo, e ci riserverà ancora un sacco di brutte cose”. Non ci dica così.  Ma prende qualcosa per tenersi su? “Solo un po’ di Vitamina B12, ma per l’intervento, ecco. E un ricostituente”.

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