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L'intervista

La fatwa contro la libertà e la testa di Samuel Paty

“Gli islamisti parlano dell’Europa come del ‘ventre molle dell’occidente’. È l’obiettivo del loro jihad decentralizzato”

Giulio Meotti

“Chi ha decapitato il professore vuole distruggere l’occidente ebraico, cristiano, ateo e democratico”. Parla la filosofa francese Renée Fregosi. “Non rassegniamoci alla sconfitta”

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Samuel Paty è stato massacrato e decapitato da un giovane ceceno perché aveva mostrato le caricature di Maometto in occasione di un corso sulla libertà di espressione, durante il processo sugli attacchi del 2015 contro Charlie Hebdo, colpendo così un testimone della scuola laica, rappresentante del pensiero critico”. Renée Fregosi, filosofa e direttrice di ricerca a Scienze politiche dell’Université Paris-Sorbonne-Nouvelle, autrice di “Les nouveaux autoritaires. Justiciers, censeurs et autocrates” e di “Français encore un effort… pour rester laïques”, coglie un grande salto di qualità nell’ultima operazione compiuta dal terrorismo islamico in Francia. 

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Samuel Paty è stato massacrato e decapitato da un giovane ceceno perché aveva mostrato le caricature di Maometto in occasione di un corso sulla libertà di espressione, durante il processo sugli attacchi del 2015 contro Charlie Hebdo, colpendo così un testimone della scuola laica, rappresentante del pensiero critico”. Renée Fregosi, filosofa e direttrice di ricerca a Scienze politiche dell’Université Paris-Sorbonne-Nouvelle, autrice di “Les nouveaux autoritaires. Justiciers, censeurs et autocrates” e di “Français encore un effort… pour rester laïques”, coglie un grande salto di qualità nell’ultima operazione compiuta dal terrorismo islamico in Francia. 

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Oggi la stampa francese abbonda di voci allarmate. “E’ una dichiarazione di guerra che va trattata di conseguenza”, dice il saggista Pascal Bruckner. “E’ la guerra della barbarie contro la civiltà e sono vent’anni che siamo ciechi”, aggiunge l’ex direttore di Charlie Hebdo, Philippe Val, sul Journal du dimanche. Intanto emergono i contorni di un vero agguato islamista al professore decapitato a Conflans-Sainte-Honorine. Alcuni genitori avevano invocato una “mobilitazione contro l’insegnante”, invitando tutti a denunciare Paty al Collettivo contro l’islamofobia. Il militante islamista Abdelhakim Sefrioui, noto per le posizioni filo Hamas e Jihad islamica, contro Paty aveva invece lanciato “una fatwa”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che ha proposto lo scioglimento di diverse associazioni legate al mondo islamico, come il Collettivo contro l’islamofobia in Francia. “Si vede bene come l’islam politico si unisce all’islam radicale per arrivare al terrorismo”, ha detto Darmanin. “Per due settimane Samuel Paty è stato oggetto di un complotto metodicamente ordito, attentamente organizzato”, scrive il direttore del Figaro, Alexis Brézet. “I militanti islamisti l’hanno preso di mira, calunniato. ‘Non passeranno!’, si dice. La triste verità che tutti sappiamo è che sono già passati”. 

  
Lo scorso 26 settembre, Fregosi aveva scritto un editoriale sul Figaro il cui titolo sembrava anticipare quanto sarebbe successo venerdì scorso: “Attacchi islamisti: smettiamola di essere il ‘ventre molle dell’occidente’”. Fregosi vi spiegava che, per combattere il “separatismo” come annunciato da Emmanuel Macron, “i sostenitori della pacificazione disarmata contro l’offensiva islamista devono cedere il passo ai sostenitori della resistenza e del riarmo morale”. 

  
“L’islamismo è un totalitarismo basato su un’ideologia di tipo religioso che mira al dominio dell’intera società e, potenzialmente, del mondo intero”, spiega Fregosi al Foglio. “Come in tutti i totalitarismi, il fine giustifica ogni mezzo: terrore e persuasione, indottrinamento e repressione. Per ottenere il potere, l’islamofascismo usa sia le libertà delle democrazie sia i mezzi illegali. Tuttavia, gli islamisti non hanno ancora vinto né in Francia né in Europa e la loro offensiva può essere fermata. Ma per farlo dobbiamo comprendere il fenomeno globale nelle sue diverse dimensioni violente e insidiose e darci i mezzi per combattere su tutti i fronti: militari, di polizia, ma anche politici e forse soprattutto sul piano culturale e ideologico. Perché quando hai perso l’orgoglio di ciò che sei e la solidità dei tuoi princìpi, prima o poi verrai sconfitto. La guerra non si fa solo con le armi ma anche, e altrettanto importante, con le idee e con la volontà di vincere. Dobbiamo quindi resistere e riguadagnare il terreno perduto”. 

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L’islamismo ha organizzato la sua presa sulla società francese almeno dal 1989, spiega Fregosi, con la provocazione delle studentesse velate nella scuola di Creil. “Non incontrando resistenza, l’offensiva è continuata. L’opera ‘I territori perduti della Repubblica’, pubblicata nel 2004, è preveggente. Tuttavia, questa era l’osservazione di uno stato di cose già saldamente stabilito e molto preoccupante già all’epoca, ma assolutamente oscurato dai politici. Il primo obiettivo dell’offensiva islamista sono le popolazioni cosiddette di ‘cultura musulmana’ che bisogna ‘reislamizzare’. Si tratta di unire questo gruppo eterogeneo con un sentimento di comunità, da un lato grazie alla vittimizzazione facendo appello al passato coloniale e a un presunto razzismo di stato, e dall’altro dall’imposizione di una pratica islamica rigorosa come identità comune. Questa fase proselitistica, fondamentalista e separatista è molto avanzata in Francia. L’altra componente, anch’essa saldamente consolidata, consiste nell’infiltrarsi nelle istituzioni e nella società al fine di imporre a tutti le norme islamiste, passo dopo passo, attraverso la separazione dei sessi, la criminalizzazione della blasfemia, la condanna dell’apostasia, e per fare questo, servono sostegno, complici, consapevoli o meno, tra i non musulmani, alleati consenzienti o ingenui in tutti gli strati della società”. 

  
Fregosi ne fa una riflessione generale sulla fragilità della cultura occidentale. “Preferirei dire che è sotto attacco e poco o mal difesa. Diversi movimenti politici e diversi poteri sulla scena internazionale sono in una lotta con i paesi occidentali. In questa complessa geopolitica, l’islam politico era già un attore di lunga data ma ora è importante nella sfida all’occidente ebraico, cristiano, ateo e democratico. Inoltre, la corrente postcoloniale e poi decoloniale ha preso slancio in Europa dagli anni Duemila, denunciando la passata colonizzazione occidentale e ciò che vede come il perseguimento in altre forme del colonialismo ‘bianco’. Ruota attorno a un intero movimento razzista che sviluppa un razzismo anti bianco, indigenista, che afferma di appartenere a popolazioni indigene che si presume soffrano ancora per la schiavitù e la colonizzazione dei loro antenati, e ‘antisionista’, assimilando gli ebrei a Israele e considerandoli colonizzatori e dominatori ‘super-bianchi’. Infine, nella galassia ideologica anti occidentale, alcuni anti capitalisti e altri che denunciano il dominio del ‘maschio bianco’ si alleano a queste diverse rivendicazioni identitarie nel condannare l’occidente”.

  
Gli islamisti sembrano averlo capito bene, parlando di “ventre molle”. “In questa critica radicale dell’occidente, ora è l’Europa, e più in particolare la Francia, a essere più presa di mira degli Stati Uniti. Da un lato, l’anticolonialismo ha sostituito l’antimperialismo in questo odio per l’occidente. D’altra parte, il terrorismo islamista si è riposizionato dopo l’11 settembre perché gli Stati Uniti si sono ritirati da molte aree del mondo e la sicurezza sul suolo americano è stata rafforzata. Infine, l’Europa meridionale è considerata dall’islamismo come ‘Dar al Islam’, terra islamica, territorio destinato a integrarsi o rientrare nello spazio politico del fantomatico califfato. Inoltre, il jihad è ridefinito e diversificato secondo i precetti del teorico siriano del ‘jihad decentralizzato’, Abu Musab al Suri. E’ lui che nel 2014 promuove l’espressione ‘ventre molle dell’occidente’ per qualificare l’Europa e la Francia. Sostiene attacchi terroristici ‘decentralizzati’, ‘a basso costo’ come si dice, perpetrati da individui logisticamente isolati ma fortemente intrisi di ideologia. La Francia è particolarmente favorevole a questo terrorismo perché ha un gran numero di individui che rischiano di essere conquistati dalla causa islamista, le cui azioni terroristiche sono in gran parte imprevedibili. D’altronde in Francia ci sono tanti utili idioti dell’islamismo sempre pronti a giustificare e a considerare i terroristi come ‘squilibrati’. Ultimo ma non meno importante, questi attacchi individuali dividono meglio degli attacchi iper letali che uniscono contro l’islamismo ampi strati della società”. 

 
Le basi culturali della nostra società stanno crollando sotto un relativismo suicida. “Al di là del relativismo che ritiene che tutte le civiltà siano uguali, il multiculturalismo ampiamente diffuso nella mentalità, non solo considera la pluralità delle culture all’interno di una stessa società come una ricchezza, ma anche che la cultura occidentale e in particolare quella francese vadano combattute e declassate. Insieme al pensiero semplicistico secondo cui le vittime non sono mai colpevoli o addirittura responsabili di nulla, questo relativismo corrompe gravemente il dibattito democratico e lo spirito repubblicano. In questo quadro, la laicità è accusata di essere un agente del colonialismo da combattere, mentre l’islamismo è sostenuto come difensore della religione dei dominati. Da utili idioti dell’islamismo e apprendisti stregoni che pensavano di potere strumentalizzare questo nuovo totalitarismo, i sostenitori della sinistra radicale si sono quindi avviati nuovamente all’offensiva contro la democrazia rappresentativa, in precedenza etichettata come ‘borghese’, oggi screditata. E ogni critica al movimento politico-religioso islamista è accusata di islamofobia e razzismo”. 

 
La ricchezza della storia occidentale è negata dai fautori della “post-modernità”. “L’occidente e la sua modernità dovrebbero essere respinti nel loro insieme e tutti i suoi nemici sarebbero brave persone, delle vittime che vedono nell’occidente solo guerre, stermini e ‘dominii’, dimenticando che la filosofia e la democrazia sono state inventate nell’antica Grecia, che l’Illuminismo è nato in Europa e lì ha brillato molto più che in altre parti del mondo e che gli stati-nazione hanno implementato le politiche sociali più avanzate e le libertà pubbliche e individuali più compiute ”. 

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Il conformismo avanza, assopendo. “Bernardo Bertolucci, nel film ‘Il conformista’, aveva sottolineato questa caratteristica dei fascisti. Non essere soli, formare un gruppo, sentirsi protetti e confortati in una scelta che consiste nel non scegliere più per se stessi. Questo è ciò che cercano. Occorrono risorse psicologiche e materiali per affermarsi come un individuo libero e assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Oggigiorno, come sempre in tempi di crisi, la maggioranza offre parole rassicuranti e legami sociali che in questo caso diventano legami di dipendenza”. Il terrore intellettuale fiorisce così tra le élite occidentali. “Le parole vengono deviate dal loro significato, l’onere della prova viene ribaltato, gli argomenti assumono la forma di sillogismi o teorie del complotto, gli attacchi ad hominem sono minacciosi. Il terrorismo verbale copre e legittima il terrore reale. E l’anatema dell’appartenenza a una cosiddetta ‘sfera fascista’ è scagliato in tutte le direzioni contro le politiche degli intellettuali che ancora osano sfidare la doxa anti occidentale e la predicazione multiculturalista. Per conformismo, codardia, ma anche ignoranza e pigrizia, il mondo intellettuale, così come il mondo politico, abbandonano il rigore del pensiero razionale e l’esigenza della cultura universalista. E non dimentichiamo che gli intellettuali hanno sempre avuto una sfortunata tendenza a lasciarsi sedurre dai totalitarismi: bolscevismo, fascismo, nazismo, oggi islamismo. La perdita di punti di riferimento e di significato che caratterizza la nostra èra globalizzata è diventata un argomento in più per tutti coloro che si oppongono all’esercizio del libero pensiero: nessuna complessità che possa disturbare la mentalità, nessuna cultura esigente per il bene dell’egualitarismo. La cecità e l’odio verso se stessi degli occidentali sono eretti a bandiera dell’antirazzismo, che è diventata una vulgata che a priori considera vittima del razzismo qualsiasi individuo appartenente a un gruppo o a una ‘comunità’ che si ritiene abbia sofferto di razzismo. Chi non appartiene a questi gruppi è considerato un aggressore, nel migliore dei casi potenziale. E’ secondo una logica simile che il vittimismo neofemminista caratterizza tutte le donne come vittime passate, presenti o future e chiede la protezione delle donne alla maniera dell’infanzia. Vari attori convergono in questo pensiero vittimistico, antioccidentale e vendicativo”. 

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In Francia tutto questo si salda all’antisemitismo più sanguinario. “L’antigiudaismo della competizione religiosa è ancora presente, soprattutto nell’islam, e in modo molto residuo persiste l’antisemitismo razzista. Ma oggi, nella propaganda islamista, è essenzialmente l’articolazione tra un antisemitismo anticapitalista e più in generale antin élite, e un antisemitismo noto come ‘antisionismo’ che è la più diffusa e la più perniciosa. Lo slogan ‘privilegio ebraico’, nella moderna forma del tweet, sincretizza questo odio per gli ebrei come gruppo privilegiato in tutti i sensi. Il tema dell’ebreo e del denaro è in primo piano, ma viene aggiunto un nuovo elemento sotto forma di favoritismo: gli ebrei riceverebbero un trattamento preferenziale nella competizione delle vittime”. 

 
Fregosi è furiosa con le femministe che difendono il velo. “Molte femministe che hanno fatto campagna come me sin dai primi giorni del movimento nel 1971 e che ancora rivendicano questo impegno, tuttavia, non si identificano con l’espressione dominante del femminismo di oggi. Un femminismo vittimista, puritano ed essenzialmente sessista che recentemente si è manifestato in modo spettacolare con la campagna contro le molestie sessuali, ma che è all’opera da diversi anni, in particolare attraverso la cosiddetta lotta ‘abolizionista’ contro la prostituzione. Le neofemministe arrivano a negare la dimensione storica e culturale dell’oppressione delle donne e quindi ogni differenza tra le situazioni. Sostengono una posizione relativizzante riguardo alle violazioni dei diritti delle donne che sono il velo parziale o totale del corpo delle donne da parte dell’islamismo, l’isolamento domestico, la riduzione del ruolo delle donne nella riproduzione e persino l’escissione. La compiacenza diventa persino complicità, quando alcune neofemministe accettano le cosiddette ‘femministe islamiche’ nella lotta al ‘femminismo occidentale’, e considerano il velo come una protezione delle donne contro la concupiscenza degli uomini. Anche in questo caso, la contaminazione del pensiero decoloniale e della vulgata antirazzista devia la lotta per l’uguaglianza di genere che è alla base del femminismo”. 

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Fregosi consiglia di leggere gli scritti del teorizzatore del “ventre molle”, Abu Musab al Suri, che impressionò Peter Bergen “più di Osama bin Laden” quando il giornalista americano li incontrò assieme in Afghanistan prima dell’11 settembre. Suri conosce bene l’Europa, avendo vissuto a Parigi, Londra e avendo sposato una donna spagnola dalla quale ha avuto quattro figli. “Nel corso della storia, civiltà e lingue sono scomparse, culture sono state represse, vasti territori sono stati invasi e ripopolati di nuovi arrivati”, conclude Fregosi al Foglio. “Probabilmente non siamo oggi a una svolta ineludibile di questo tipo, perché la cultura occidentale con la sua modernità ha seminato ovunque e influenzato le altre culture. Ma possiamo essere a un bivio: l’alba di una nuova rinascita in una sintesi innovativa di patrimonio e progresso, o il lento declino attraverso l’emarginazione della razionalità e lo spirito di emancipazione. La situazione è senza dubbio critica. Ma se smettiamo di essere una ‘società che mormora’, come dice Boualem Sansal, e se troviamo la volontà di difendere lo spirito critico, il pensiero libero, la lotta non sarà necessariamente persa. Senza dubbio possiamo riconquistare i territori perduti della Repubblica, dare nuova vita alle nostre insensibili democrazie occidentali e unire le forze con coloro che stanno combattendo contro il terzo tipo di totalitarismo”. Quello che ha decapitato un giovane insegnante, un padre di un bambino di cinque anni, che ai suoi studenti faceva disegnare liberté, égalité e fraternité, al grido sinistro di “Allahu Akbar”.

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