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Minority report

Le teorie del complotto sono il frutto malato del razionalismo moderno

Giovanni Maddalena

Secondo i complottisti ci deve essere sempre una spiegazione che non lasci nulla al caso, all'errore o al mistero

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Le teorie del complotto sul caso della malattia di Trump si sono propagate rapidamente. Sarà vero? Non sarà una montatura per recuperare una corsa elettorale che sembra destinato a perdere? Oppure, non si sarà fatto infettare apposta, per gli stessi motivi elettorali? Oppure ancora, non sarà un geniale colpo della sua comunicazione per rimandare le elezioni? O per recuperare proprio sul Covid dove aveva fallito creando empatia dove aveva mostrato disinteresse? Non è uscito troppo presto per essere stato male? Non è uscito troppo presto per aver contratto il virus quando l’ha detto?

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Le teorie del complotto sul caso della malattia di Trump si sono propagate rapidamente. Sarà vero? Non sarà una montatura per recuperare una corsa elettorale che sembra destinato a perdere? Oppure, non si sarà fatto infettare apposta, per gli stessi motivi elettorali? Oppure ancora, non sarà un geniale colpo della sua comunicazione per rimandare le elezioni? O per recuperare proprio sul Covid dove aveva fallito creando empatia dove aveva mostrato disinteresse? Non è uscito troppo presto per essere stato male? Non è uscito troppo presto per aver contratto il virus quando l’ha detto?

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Il bello delle teorie del complotto è che non sono falsificabili. Nate da scetticismo radicale reso metodo, esse finiscono nel più pervicace dogmatismo. Come tutti quelli che pensano che tutto sia dubbio o relativo, alla fine i complottisti, di qualunque orientamento politico, si abbarbicano in credenze assolute. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, le teorie del complotto non si smontano con il ricorso al pensiero critico perché sono un’ipertrofia del dubbio metodico: non ci si può fidare di niente e di nessuno, se non della propria testa, di qualunque cosa essa si ritrovi affollata. Tutto può essere in dubbio, tranne la propria teoria. Quest’ultima poi spiega le ragioni di tutto ciò che si vede, rifiutando la maggior parte di ciò che si vede.

 

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E’ un po’ la sorte di ogni radicalismo: spiegazioni della realtà così perfette, così senza incongruenze, così pure da non aver neanche bisogno di prove, né tantomeno di ricerca sui diversi aspetti della realtà che si sta spiegando. I radicalismi si svolgono sempre come dei manifesti: bisogna sottoscrivere l’intera idea o non si sarà ammessi al club, non si accettano ammissioni parziali. L’altro tratto del complottismo è che nasce di solito dalla forma mentis che vuole una spiegazione onnicomprensiva. Infatti, è spesso proprio di persone intelligenti. Il complottismo non accetta il caso o la fortuna, che sono invece, come già diceva Machiavelli, gran parte della vita politica, che per questo è così difficile da insegnare. E’ accettabile il caso che ci sia un presidente veramente un po’ erratic, come dicono gli americani, che cambia idea, che si cura poco e quindi finisce infettato, che alterna per il Covid spavento e spavalderia? E’ accettabile che la malattia lo colpisca proprio in mezzo a una campagna elettorale, stravolgendo le carte (ma poi bisognerà vedere alla fine se le ha stravolte)?

 

 

Di certo, anche nel caso americano, al di là dei personaggi e degli episodi, ci sono movimenti culturali, politici ed economici profondi – come la guerra fra tipi di capitalismo, la rivalità tra diverse forze di sicurezza dello stato, la drammatica storia interna dei partiti, la concezione di cultura – ma è altrettanto certo che la storia dipende anche dal caso, dalla fortuna, dalla circostanza e, soprattutto, dalla libertà dei singoli uomini. Le teorie del complotto sono un frutto malato della mania onnicomprensiva del razionalismo moderno: ci deve essere una spiegazione del tutto, una spiegazione che non lasci nulla al caso, alla passione singolare, all’errore, all’ignoto, al mistero. Peccato che invece la libertà umana sia proprio ciò che c’è di più misterioso nell’uomo, “l’umano dell’uomo” dice Vasilij Grossman, grande scrittore russo e maestro di realismo, ed è a essa, così personale e così apparentemente piccola, che sono affidate anche le grandi circostanze della storia.

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